Tra le cause principali della prima guerra mondiale ci furono secondo molti storici la spinta nazionalistica di alcuni Stati, la mania di grandezza di altri e l’incapacità dei grandi Imperi di gestire la difficile convivenza multietnica. Le conseguenze furono pesanti: il crollo dell’Impero austro-ungarico (da cui nacquero nuovi Stati nazionali indipendenti), il drastico ridimensionamento della Germania, la fine delle tradizionali alleanze (Triplice e Quadruplice) che avevano garantito la pace in Europa per quasi un secolo e la loro sostituzione con altre, destinate a costituire i futuri blocchi, l’ulteriore distacco della Russia dall'Occidente, l’indebolimento generale dell’Europa e il congelamento dell’ideale unitario. Non subì invece nessun contraccolpo il nazionalismo, principale causa della guerra. E le radici cristiane? Non furono eliminate, ma rimasero nascoste, pronte a riemergere.
L’«inutile strage»
Nella prima guerra mondiale, solo nella regione di Verdun (Francia) morirono circa 500.000 soldati. In Europa sono centinaia i sacrari militari della prima guerra mondiale. |
D’altra parte, non si voleva che potesse ripetersi in Europa un nuovo «caso Germania», uno Stato che dall'unificazione (1871) non aveva fatto altro che violare le «regole» del Congresso di Vienna a danno di altri Stati per diventare un impero. Pertanto la Germania doveva essere «punita» esemplarmente, costretta a pagare ingenti riparazioni di guerra e a restituire i territori precedentemente sottratti a Francia (Alsazia e Lorena), Belgio, Cecoslovacchia e Polonia, condizionata militarmente ed economicamente. Nemmeno la Russia, per simili violazioni delle «regole» era stata punita altrettanto severamente (sebbene anch'essa aveva dovuto restituire le terre occupate ingiustamente).
Di fatto, le sanzioni, com'è noto, produssero molti danni non solo alla Germania (perché alimentarono nei tedeschi forti risentimenti che saranno sfruttati dai nazisti per la presa del potere nel 1933), ma all'intera Europa. Da allora, infatti, la paura di una nuova guerra invase il continente e spinse gli Stati vincitori a un riarmo sotto l’egida degli Stati Uniti d’America, che vi contribuirono notevolmente non senza chiedere in contraccambio l’appartenenza alla sua sfera d’influenza, che l’economista Vilfredo Pareto etichettava come «imperialismo».
Capitalismo e comunismo
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Sacrario militare di Redipuglia (Friuli Venezia Giulia), con le spoglie di oltre 100.000 soldati italiani. Durante la prima la prima guerra mondiale ne morirono più di 650.000. . |
In questa situazione di sfacelo, nemmeno la religione, riuscì a restare illesa. Fu infatti coinvolta in tutti i Paesi belligeranti e il Vaticano fu costretto a limitare i suoi interventi non solo per non urtare la sensibilità di alcuni governi, che si sentivano investiti di una sorta di «missione» salvatrice, soprattutto a Oriente, e non avrebbero comunque ascoltato gli appelli del papa, ma anche per non arrecare un colpo mortale alla speranza che già i predecessori di Benedetto XV avevano nutrito di vedere il ritorno delle Chiese orientali separate.
La prudenza e una certa cautela s'imponeva per la Chiesa di Roma anche nei confronti degli stessi cattolici, per non aggiungere ulteriori divisioni a quelle createsi in seguito alle polemiche sul modernismo (un movimento che si proponeva di «adattare» la religione cattolica alle conquiste moderne nel campo della cultura e del progresso sociale, ma ostacolato dalle gerarchie e poi condannato dalla Chiesa nel 1907). Inoltre, il nazionalismo aveva contagiato non pochi cattolici e per loro l'appello del papa rischiava di rimanere inascoltato.
«Noi dovremo rivolgere una attenzione specialissima - aveva affermato Benedetto XV nell'enciclica Ad Beatissimi Apostolorum del 1914) - a sopire i dissensi e le discordie tra i cattolici, quali esse siano, e ad impedire a non fare più uso di quegli appellativi di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici». Non va inoltre dimenticato che nei vari Stati molti cattolici, animati da un sincero sentimento patriottico, erano favorevoli alla guerra.
Un'ulteriore difficoltà per il Vaticano era rappresentata dal fatto che con alcuni Stati coinvolti nella guerra, Italia compresa, la Santa Sede non aveva rapporti diplomatici ed era quindi impossibile il dialogo.
La Chiesa e la pace
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Benedetto XV, un papa inascoltato! |
Purtroppo le armi non si fermarono e anche questo appello del papa rimase inascoltato, come quelli che aveva rivolto ai grandi della terra fin dal 1914. Continuava però senza soste l’attività diplomatica della Santa Sede, diretta o indiretta, offrendo mediazioni e suggerimenti concreti per una «pace giusta e durevole», intervenendo per lo scambio dei prigionieri come pure per l’ospedalizzazione in Svizzera di feriti e malati di tutti gli Stati belligeranti.
Benedetto XV non fu ascoltato, in alcuni Stati si affermò il totalitarismo, quasi ovunque fu avviato un riarmo forsennato rendendo quasi inevitabile la seconda guerra mondiale. Eppure i moniti e gli appelli di Benedetto XV alla pace, alla diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti, allo spirito di conciliazione, ai benefici per il consorzio umano di una pace duratura… erano ragionevoli, tant'è che non hanno perso d’attualità. Tuttavia, inspiegabilmente si continua nel mondo e anche in Europa a preferire talvolta l’«inutile strage», mentre tutti i problemi si potrebbero risolvere pacificamente. Una spiegazione l'aveva già data proprio Benedetto XV, che fin dal 1914 denunciava il nazionalismo come il più grave ostacolo all'instaurazione di rapporti pacifici tra i popoli.
Giovanni Longu
Berna, 8.5.2024
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