03 aprile 2024

12. Europa divisa in blocchi

Nell'Europa del XVI e XVII secolo, mentre si andava esaurendo la spinta innovativa dell’Umanesimo e del Rinascimento, cominciavano a svilupparsi i particolarismi degli Stati nazionali «sovrani», basati sul diritto delle popolazioni omogenee (specialmente per lingua, religione e cultura) di evolversi autonomamente sul territorio dove abitavano. La Riforma protestante, il nazionalismo, la debolezza del Sacro Romano Impero e della Chiesa favorivano tale tendenza ed escludevano, di fatto, qualsiasi possibilità di unione degli Stati europei. Sembrava tramontare per sempre pure la possibilità, in caso di bisogno, di raggiungere un'unità d’intenti e l’organizzazione necessaria. Inoltre, dopo il «Grande Scisma», Oriente e Occidente evolvevano differentemente e un loro avvicinamento appariva utopistico.

Chiesa in difesa

Europa nel XVI e XVII secolo.
Dopo la vittoria della Cristianità sull'Impero ottomano a Lepanto (1571), la Chiesa di Roma perse il suo ruolo di protagonista nella gestione degli eventi politici europei e nel processo unitario dell’Europa. Lo Scisma d’Oriente (1054), lo Scisma d’Occidente (1378-1418) e la Riforma protestante (1517-1648) avevano limitato radicalmente le possibilità d’intervento del papato nella politica internazionale. Nemmeno le basi cristiane apparivano solide, perché le contestazioni della Chiesa d’Oriente e della Riforma incidevano profondamente non solo sulla dottrina, ma anche sul ruolo del papato e dei vescovi, ormai notevolmente depotenziati nei confronti dell’autorità civile e dell’ordinamento sociale.

Ben diversa si presentava la situazione in Oriente, dove lo zar disponeva di un’autorità incontrastata anche sull'organizzazione ecclesiastica. Dopo la Pace di Augusta (1555), anche i capi di governo occidentali divennero in alcune aree (specialmente nell'Europa settentrionale) determinanti sulla confessione religiosa delle loro popolazioni, ma il loro potere al confronto con quello degli zar di Russia era quasi irrilevante.

Venendo meno il ruolo-guida della Chiesa, in Occidente si affermavano i vari nazionalismi, che portarono alla creazione di grandi Stati (spesso coloniali) o alla formazione di signorie e principati e all'indipendenza di piccoli Stati, come certi Cantoni svizzeri e alcuni Comuni rivieraschi italiani, francesi, spagnoli, germanici. In un’Europa così frammentata, l’idea di un’unione di Stati o di popoli ad ampio raggio sarebbe apparsa utopistica.

Dal canto suo, la Chiesa di Roma pensava a curarsi le ferite e a organizzare le proprie difese contro gli attacchi di riformatori ed eretici, istituendo nel 1542 l’Inquisizione romana, convocando un concilio della Controriforma (Concilio di Trento, svoltosi tra il 1545 e il 1563) e incaricando di difendere la fede cristiana teologi ben preparati e combattivi, soprattutto Domenicani e Gesuiti.

Divario crescente tra Occidente e Oriente

Intanto, mentre nell'Europa occidentale crescevano i particolarismi, in Oriente lo zar poteva decidere persino di far costruire dal nulla una nuova capitale. Inoltre, mentre in Occidente gli Stati erano perennemente in competizione fra loro e alla ricerca di alleanze, compromessi, accordi nel tentativo, spesso vano, di evitare la guerra, ad Oriente l’espansione della Russia in tutte le direzioni era praticamente incontrastata. I tentativi di imporre qualche freno, per esempio da parte dei lituani, dei polacchi o degli ottomani, non avevano effetto.

L’impero russo, sempre più grande e saldamente centralizzato, benché avesse la parte più estesa del suo territorio in Asia, non intendeva perdere l’aggancio all'Europa, essenzialmente per due ragioni: per il fascino e la modernità provenienti in particolare da alcuni Paesi (Italia in primis) e per una sorta di missione religiosa di cui la Russia si sentiva investita.

Lo zar Pietro il Grande e la zarina Caterina II, introducendo l'«europeità» nel loro vasto Impero, attraverso lo splendore rinascimentale della nuova capitale Pietroburgo, in sostituzione di Mosca, intendevano verosimilmente non solo creare una città moderna e bella, ma anche legare l’Impero indissolubilmente all'Occidente, ritenuto simbolo della modernità, in contrapposizione alla Moscovia medievale.

Pietroburgo, inoltre, non doveva essere solo la degna capitale di un grande Impero, ma anche la capitale vivente della Cristianità, riconoscibile già dal nome («città di san Pietro») in continuità ideale con la «prima Roma», capitale dell’Impero Romano, e con la «seconda Roma», madre della Chiesa d’Oriente e sede del patriarcato di Costantinopoli, e antagonista della Roma dei Papi.

Giovanni Longu
Berna, 3.4.2024