20 settembre 2023

Russia-Ucraina: il modello svizzero per la pace (seconda parte)

Il modello svizzero per la pace in Ucraina potrebbe non essere quello vincente, ma alcuni elementi potrebbero contribuire a risolvere l’attuale stato di guerra e a gettare le basi per uno sviluppo sostenibile dell’intera regione. La Svizzera moderna è nata nel 1848 (anno di grandi rivoluzioni in Europa) dopo un principio di guerra civile, adottando una Costituzione federale che si è dimostrata in grado di trasformare motivi di tensioni (linguistiche, culturali, confessionali, economiche, politiche…) in elementi utili di sviluppo (interno e internazionale). Alla base dell’ordinamento statale (federale e cantonale) furono poste nella politica interna la sovranità popolare (cfr. articolo precedente) e nella politica estera la neutralità attiva. Entrambe in 175 anni hanno dato buona prova, anche se da qualche decennio sembrano bisognose di ritocchi. Il modello, però, è sostanzialmente ancora in grado di funzionare e merita pertanto qualche approfondimento.

Cantoni uguali e sovrani

La Svizzera ha preferito l'unità dei Cantoni, sovrani e uguali.
L’affermazione che la sovranità appartiene al Popolo (cfr. articolo precedente) comportava non solo il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini svizzeri innanzi alla legge, ma anche il principio dell’uguaglianza dei Cantoni fra loro, a prescindere dalla loro ampiezza territoriale, dal numero di abitanti o dal loro potere economico e soprattutto della condizione al termine della breve guerra civile del Sonderbund del 1847 (con un centinaio di vittime in 26 giorni).

Considerare a livello costituzionale i Cantoni uguali, per dignità e potere sovrano (cantonale), fu una decisione coraggiosa e saggia perché evitava che eventuali sensi di frustrazione e discriminazione dei Cantoni sconfitti dessero adito in futuro ad altri tentativi secessionistici. Fu anche una scelta vincente perché, grazie alla loro inclusione, la coesione nazionale ne uscì rafforzata e il giovane Stato federale poté intraprendere con successo la via del progresso fino al raggiungimento dei livelli di sviluppo degli Stati vicini.

Del resto, senza il contributo di tutti, senza coesione nazionale, come avrebbe potuto la nuova Confederazione realizzare gli obiettivi ambiziosi che si era dati all'articolo 2 della Costituzione, ossia «di sostenere l’indipendenza della Patria contro lo straniero, di mantenere la tranquillità e l’ordine nell'interno, di proteggere la libertà e i diritti dei Confederati e di promuovere la loro comune prosperità»? A giusta ragione, alcuni giorni fa, il Presidente della Confederazione Alain Berset ebbe a dire che «la fondazione della Svizzera moderna fu un colpo da maestro, un’impresa ardita, un atto di conquista del futuro».

Berset ricordava pure che «la Svizzera moderna creata nel 1848 presentava però anche importanti “difetti di costruzione”. Quella che a tutti sembrava una democrazia modello, in realtà era soltanto una semi-democrazia, visto che donne, ebrei e poveri ne rimasero esclusi. In parte per molto, molto tempo». Verissimo! Ma basta guardarsi indietro e si nota quanto la Svizzera, grazie alle sue istituzioni abbia rimediato a gran parte degli errori del passato e sia cresciuta, non solo nell'ambito della prosperità comune, ma anche nell'affermazione dei principi e dei diritti democratici, come pure nella considerazione internazionale.

La neutralità è stata fondamentale

Neutralità sì, ma armata!
Un altro elemento che ha consentito alla Svizzera di svilupparsi e di godere di un ampio credito internazionale è stato quello della neutralità, considerata da sempre dalla Confederazione un principio fondamentale della sua politica estera, benché all'estero sia vista talvolta come opportunismo, ipocrisia, viltà, sete di profitto, ecc.

Attualmente è oggetto di grandi discussioni anche all'interno del Paese e non si intravede in quale forma verrà mantenuta, ma è innegabile ch'essa ha contribuito enormemente allo sviluppo del Paese e pertanto può essere ancora considerata un elemento integrante del modello svizzero che potrebbe contribuire alla pace in Ucraina. Merita tuttavia qualche approfondimento, in questo e nel prossimo articolo.

Anzitutto va dato atto alla nuova Confederazione di aver informato subito tutti gli Stati con cui intratteneva rapporti diplomatici sulla propria «neutralità», riconosciuta e garantita dalle grandi potenze (Austria, Francia, Gran Bretagna, Prussia e Russia) del Congresso di Vienna (1815). Questa informazione (importante per far comprendere che non si trattava di una scelta unilaterale di convenienza) era solitamente accompagnata dall'avvertenza che la Svizzera non avrebbe tollerato in alcun modo qualsiasi forma di violazione della sua sovranità territoriale (dando ad intendere che si trattava di una neutralità «armata»), ma soprattutto dall'intenzione del nuovo Stato di instaurare e sviluppare buoni rapporti di vicinanza soprattutto con i Paesi confinanti. (Segue)

Giovanni Longu
Berna, 20.09.2023