07 febbraio 2024

5. Il Sacro Romano Impero e l'Europa cristiana

Alla morte di Carlo Magno il suo impero non resistette a lungo. Rimase però la nostalgia dell’Impero Romano e l’idea di raggruppare i popoli romano-barbarici in un’unica entità sotto l’autorità civile dell’imperatore e l’autorità spirituale del Papa. Un’impresa difficile perché già con Carlo Magno le due autorità erano spesso in conflitto e nessuna voleva sottostare all'altra. Per di più entrambe volevano avere il controllo della gerarchia ecclesiastica (nomina dei vescovi e degli abati: l’Imperatore per poter esercitare la funzione di protettore della Chiesa, il Papa in nome della libertà della Chiesa (libertas Ecclesiae) e perché fin dai primi secoli i vescovi venivano eletti dal clero e dal popolo (a clero et populo). Si giungerà allo scontro sulla fine del millennio, ai tempi del Sacro Romano Impero Germanico.

Lotte tra Papato e Impero

Lotta per le investiture- Enrico IV a Canossa
Uno dei protagonisti delle lotte tra Impero e Papato è stato Ottone I (912-973), duca di Sassonia (uno degli Stati formatisi dopo la divisione dell’impero carolingio). Divenne importante agli occhi del Papato dopo aver sconfitto nel 955 gli Ungari (popolazione di origine asiatica) e sostenuto il loro capo Stefano I (969-1038) a costituire una monarchia e a convertire al cristianesimo il suo popolo. In entrambe queste operazioni ebbe il sostegno del papa Silvestro II, facendogli pervenire, nell'anno 1000, la corona regia e la croce apostolica. In questo modo il popolo magiaro entrava nella comunità delle nazioni cristiane d'Occidente e la Chiesa di Roma estendeva a Oriente la sua influenza.

Le «benemerenze» di Ottone I non si fermavano tuttavia alla sconfitta degli Ungari. Intervenne infatti anche in Italia per salvare il papa Giovanni XII (905-964) dalle minacce del re d’Italia Berengario II (900 ca.-966). Il papa fu salvo, ma dovette incoronare Ottone come Imperatore del Sacro Romano Impero (962) e concedergli il privilegio (Privilegium Othonis) di esigere la fedeltà dei vescovi, degli abati e dello stesso papa. Giovanni XII, accusato di complottare contro l’imperatore, non riuscì a salvarsi una seconda volta, fu fatto decadere nel 963 e al suo posto fu eletto Leone VIII (915-965), un fedelissimo dell’imperatore.

Crisi della Chiesa e tentativi di riforma

Abbazia di Cluny (Wikipedia)

Seguì per la Chiesa un periodo desolante con numerosi papi e antipapi (alcuni dei quali morirono in esilio o assassinati), una corruzione dilagante (avidità di denaro, acquisto di cariche e privilegi, dissolutezza di preti e vescovi, sete di potere) e la continua ingerenza dell’imperatore nelle elezioni e deposizioni di vescovi, abati e papi in base al principio di fedeltà e non della spiritualità. Inoltre la Chiesa di Roma finì per scontrarsi con la Chiesa d’Oriente, provocando lo Scisma d’Oriente (1054) non ancora definitivamente risolto.

Alla Chiesa di Roma non era bastata la riforma della vita monastica avviata dall'abbazia di Cluny (910) né la riforma del papa Gregorio VII (1020-1085) che, pretendendo di essere «il rappresentante di Cristo sulla terra» rivendicava la superiorità del Papato su ogni autorità temporale, pretendendo il diritto esclusivo di nominare, deporre e scomunicare non solo vescovi e abati ma anche i principi insubordinati.

Nella storia è ricordato il celebre atto di sudditanza dell’imperatore Enrico IV (1050-1106), scomunicato e perdonato dal papa Gregorio a Canossa, ma in realtà il dissidio tra le due autorità era destinato a durare. Tanto è vero che l’imperatore, tornato in Germania, riprese a nominare vescovi e abati ed essendo stato scomunicato un’altra volta, discese a Roma, depose il papa Gregorio VII costringendo a fuggire, nominò un antipapa e si fece incoronare imperatore. La pace era ancora lontana.

L’equivalenza Europa = Cristianità si conferma

Nonostante le difficoltà delle Chiese d’Oriente e d’Occidente e la difficile convivenza tra potere religioso e potere politico, attorno all'anno 1000 si confermava per l’insieme dei popoli del continente europeo (fatta eccezione per i Paesi scandinavi che si convertiranno al cristianesimo nel XII secolo) l’equivalenza tra Europa e Cristianità (cfr. articolo precedente).

Sotto questo profilo non è infondato parlare di radici cristiane (sia pure insieme ad altre) dell’Europa di oggi, sebbene le differenti forme di adesione ecclesiale non siano irrilevanti. Infatti, l’adesione di alcuni popoli alla Chiesa d’Oriente e di altri (compresi Ungari e Polacchi) alla Chiesa d’Occidente abbia comportato un diverso orientamento dei popoli e Stati europei nel loro sviluppo non solo in campo religioso, ma anche culturale e politico.

Giovanni Longu
Berna 7.2.2024