13 dicembre 2023

ANNIVERSARI: 6. MCLI di Berna necessaria nel passato, utile nel futuro

La Missione cattolica di lingua italiana (MCLI) di Berna ha celebrato quest’anno nel corso di alcune manifestazioni e attraverso un libro i 60 anni della chiesa dedicata alla Madonna dei migranti. Sono stati anche ricordati il 1° anniversario della canonizzazione di San Giovanni Battista Scalabrini, fondatore della congregazione scalabriniana, i 96 anni della Missione cattolica italiana (MCI) di Berna e i 76 anni di attività dei missionari scalabriniani. Ciascuno di questi anniversari meriterebbe una trattazione specifica, ma evidenti ragioni di spazio la rendono impossibile. Mi limiterò pertanto ad alcune considerazioni generali sulla «missione» di questa istituzione bernese certamente benemerita.

La MCI è stata un punto di riferimento importante

Sede della MCLI di Berna.

La MCI, oggi MCLI, ha accompagnato per un lungo tratto l’evoluzione dell’immigrazione italiana nel Cantone di Berna, offrendo servizi importanti non solo religiosi, ma anche sociali, assistenziali e d’intrattenimento. Benché la sua storia, contrariamente a quel che si legge nel sito della Missione («la storia della MCLI di Berna è la storia della comunità italiana...»), non coincida con quella della comunità italiana di Berna, questa non sarebbe completa senza la prima. Ha contribuito, infatti, in misura rilevante, a dare unità, senso di appartenenza e sviluppo alla collettività italiana, rafforzandone alcuni caratteri identitari.

Bisogna tuttavia ricordare che allora, soprattutto nei primi decenni del dopoguerra, i bisogni esistenziali degli immigrati erano tanti e non c’erano istituzioni e servizi in grado di soddisfarli. Poiché nello spirito scalabriniano ed evangelico agli emigrati andava garantita comunque una forma di assistenza essenziale, la MCLI si è investita anche di compiti che hanno a che fare più col «sociale» che col «religioso».

Da alcuni decenni, tuttavia, la collettività italiana è molto cambiata. E’ venuta meno per la maggioranza dei residenti di oggi gran parte degli ostacoli (incomunicabilità, isolamento, nostalgia, precarietà, ecc.) che rendevano problematica la permanenza in Svizzera di molti immigrati. Purtroppo sta cambiando velocemente in Svizzera (ma non solo) anche il panorama religioso. Il virus della secolarizzazione, del relativismo e dell'indifferenza religiosa sta contagiando anche la collettività italiana. La MCLI ne ha dovuto tener conto, abbandonando alcuni compiti «sociali» che si era assunti per dedicarsi maggiormente alla «cura spirituale».

La MCLI di fronte a nuove sfide.

Se fino agli anni ’60 la stragrande maggioranza della popolazione residente era cristiana, oggi più del 30% si dichiara senza appartenenza religiosa e aumentano le persone che lasciano le confessioni cattolica ed evangelica, anche tra gli italiani. Inoltre, molti «credenti» considerano la religione una questione «privata» e non sentono alcun bisogno di chiese e di comunità. In effetti le chiese sono sempre più vuote e la pratica religiosa sempre più ridotta.

Questa situazione rappresenta per la MCLI una sfida difficile, anche perché la sua popolazione di riferimento ha ulteriori esigenze. I due gruppi principali che la compongono, quello «giovanile» (nuovi immigrati e giovani di seconda e terza generazione non «immigrati») e quello «anziano» (per lo più immigrati pensionati della prima generazione) hanno infatti bisogni diversi da quelli degli italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Se non incontrano risposte adeguate, la reazione è pressoché scontata: i giovani fanno a meno della chiesa e della MCLI, gli anziani si rassegnano.

Per questo la MCLI sta modificando da tempo la sua offerta, riorientandola verso la cura spirituale secondo lo spirito del fondatore san Giovanni Battista Scalabrini, che stimolava i sacerdoti a «lavorare, affaticarsi, sacrificarsi in tutti i modi per dilatare quaggiù il Regno di Dio e salvare le anime» (Lettera pastorale per la Quaresima del 1892). In questa prospettiva, la chiesa della MCLI, di cui si celebra quest'anno il 60°, riacquista la piena centralità.

La «cura spirituale»

Ambone della chiesa della MCLI di Berna, dedicata alla Madonna dei migranti.
Per vincere la sfida, i missionari della MCLI di Berna dovrebbero forse continuare ad autolimitarsi in qualche compito «sociale» (delegando ai laici, uomini e donne, tutto ciò che non compete al ministero sacerdotale) per concentrarsi nella «cura spirituale». L’offerta, già ampia, potrebbe estendersi ulteriormente, proponendo, per esempio, brevi corsi di autoanalisi dello spirito (esercizi spirituali), scambi di esperienze e di proposte, incontri di preghiera e di approfondimento religioso, migliorando la comunicazione scritta in italiano (utilizzando anche lo spazio disponibile sul Pfarrblatt), favorendo il dialogo interreligioso, promuovendo gruppi ecclesiali anche nelle parrocchie a forte presenza di italiani e stranieri, ecc.

«Prendersi cura di…», il tema del progetto pastorale della MCLI di Berna per il 2023-2024, potrebbe essere inteso non solo come «aver cura di…», ma anche come «cura spirituale degli emigranti», come voleva San Giovanni Battista Scalabrini, nel senso di «curare» le loro ferite, i loro dubbi, le loro fragilità. Poiché il compito non è facile, la MCLI dovrà continuare a chiedere e a favorire la collaborazione dei laici, al centro e nella periferia. Solo così sarà possibile garantire lunga vita alla MCLI e alla collettività italiana e italofona di Berna il suo prezioso sostegno.

Giovanni Longu
Berna, 13 dicembre 2023