20 novembre 2024

38. L’Europa di Benedetto XVI (4a parte)

Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, da cardinale e da papa, è sempre stato molto prudente nelle conclusioni pratiche delle sue riflessioni, soprattutto quando sapeva che avrebbero potuto suscitare difficoltà di comprensione e di accettazione. Questa prudenza era evidente nelle analisi storiche (per esempio sui rapporti tra Cristianesimo e Islam), ma anche quando trattava questioni fondamentali come i rapporti tra fede e ragione, il «diritto naturale», la sacralità della vita, i principi di sussidiarietà e solidarietà, l’identità europea, ecc. Probabilmente preferiva che fossero i lettori e gli ascoltatori a trarre le conclusioni, ma talvolta ha fatto eccezione, tenendo comunque sempre ben distinti gli aspetti teologici e le considerazioni di carattere storico, filosofico o di semplice buon senso. Questa non è comunque l’unica premessa che occorre fare per cercare di comprendere la sua visione dell’Europa.

Centralità dell’uomo, immagine di Dio

Anzitutto va ricordato che l’interesse e l’amore di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI per l’Europa non era dovuto solo al fatto di essere e di sentirsi europeo, ma anche alla considerazione dei meriti e delle responsabilità speciali dell’Europa nella diffusione e nella difesa del Cristianesimo e della civiltà. Ne parlò con molta chiarezza decine di volte in omelie, conferenze, interviste, scritti vari. L’amore per l’Europa non gli impediva tuttavia di denunciarne i pericoli e i mali che l’affliggevano o incombenti.

Va anche ricordata la sua ferma convinzione che la Chiesa non intende intromettersi nella politica degli Stati, perché «la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire», ma non può nemmeno derogare dalla sua «missione di verità» da compiere in ogni tempo ed evenienza per il bene dell’uomo e della sua dignità. E poiché la fedeltà all'uomo, creato a immagine di Dio, esige la fedeltà alla verità, garanzia di libertà e della possibilità di uno sviluppo umano integrale, Benedetto XVI ha dato di sé stesso la qualifica di «collaboratore della verità». Per lui, naturalmente, la Verità era soprattutto quella «rivelata», anzi il Dio vivente in Gesù Cristo, ma anche quella terrena dettata dalla «retta coscienza».

Un’altra premessa importante è la convinzione di Ratzinger/Benedetto XVI che anche i non cristiani hanno un dovere di verità e di giustizia in forza del diritto naturale (cfr. articolo precedente) a cui tutti devono attenersi, perché è giusto ciò che a ciascuno è «dovuto» non in forza di una religione, ma del «diritto naturale», «il solo valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica». E poiché è un diritto naturale anche la libertà religiosa, per Benedetto XVI, sarebbe un grave errore che Dio, la religione, non trovassero un posto anche nella sfera pubblica.

Del resto anche le grandi Dichiarazioni dei diritti dell’uomo fanno riferimento al diritto naturale quando affermano che «tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948, art. 1) e che «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione…» (art. 2).

Benedetto XVI e l’Europa

Ancor più esplicito è stato l’Atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa ((OSCE) del 1975 nell'affermare che «gli Stati partecipanti rispettano i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo, per tutti senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione. Essi promuovono e incoraggiano l'esercizio effettivo delle libertà e dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali ed altri che derivano tutti dalla dignità inerente alla persona umana e sono essenziali al suo libero e pieno sviluppo. In questo contesto gli Stati partecipanti riconoscono e rispettano la libertà dell'individuo di professare e praticare, solo o in comune con altri, una religione o un credo agendo secondo i dettami della propria coscienza» (VII).

Già da queste premesse è possibile intuire quel che Ratzinger/Benedetto XVI intendesse per «Europa», non tanto come entità geografica (dall'Atlantico agli Urali), ma come «identità storica e culturale». Per lui non era tanto il continente che «ha anche oggi nel mondo un grande peso sia economico, sia culturale e intellettuale», quanto piuttosto la forza morale positiva che l’Europa ha cercato di trasmettere nel dopoguerra e che ora (ormai da alcuni decenni) sembrava affievolirsi. (Segue).

Giovanni Longu
Berna, 20.11.2024