Per la salvaguardia dell’italiano, da decenni in calo, occorre un impegno costante da parte sia delle istituzioni svizzere e italiane e sia dei singoli italofoni. Delle istituzioni svizzere si è parlato negli articoli precedenti, in questo si tratta di quelle italiane. E’ vero che la pratica del buon italiano spetta soprattutto agli italofoni, ma spetta alle istituzioni fornire buoni esempi (limitando gli anglicismi, producendo testi corretti e facilmente leggibili, favorendo incontri culturali, ecc.), incoraggiare l’apprendimento dell’italiano, sostenere le associazioni impegnate nella lingua e nella cultura italiane, ecc. Agli italofoni sono chiesti soprattutto maggior cura della lingua scritta e parlata (evitando la sciatteria), maggiore partecipazione alle iniziative atte a valorizzare l’italianità, la pratica frequente della lettura (e della scrittura).
Il Governo dovrebbe dare il buon esempio
Il buon uso dell’italiano e il rafforzamento dell’italianità in Svizzera da parte degli italofoni non può fare a meno delle buone pratiche dello Stato e delle istituzioni. Purtroppo gli esempi che vengono forniti non sono sempre positivi. Di seguito ne vengono ricordati alcuni, non per esercitare un legittimo diritto di critica, ma per esprimere un’esigenza di molti cittadini che si aspettano dalle istituzioni buoni esempi da seguire e l’incoraggiamento a fare di più e meglio.Il primo «cattivo esempio» lo dà il Governo italiano,
il quale sembra incontrare grosse difficoltà a parlare di ministre,
viceministre, sottosegretarie, direttrici e simili. La stessa Presidente del
Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, continua a presentarsi come «il
Presidente del Consiglio», come se la Costituzione (scritta al maschile come si
usava in passato) impedisse l’uso del femminile. Per inciso, anche la
Costituzione svizzera parla del presidente della Confederazione al maschile, ma
quando la carica è ricoperta da una donna è per tutti ovvio che si dica «la
presidente della Confederazione…».
La penetrazione dell’inglese nel mondo economico è in
crescita e non riguarda solo i consigli d’amministrazione delle imprese
orientate all'esportazione, ma anche le maestranze e talvolta lo stesso nome
dell’impresa, come nel caso della ex compagnia di bandiera italiana Alitalia,
ribattezzata ITA Airways.
Attese dalle istituzioni italiane in Svizzera
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Berna, Ambasciata d'Italia |
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MCLI di Berna |
Gli esempi negativi menzionati e altri che si potrebbero
aggiungere non devono indurre a facili critiche, ma piuttosto a richiamare
maggiormente la responsabilità degli italofoni a contribuire secondo le
possibilità e competenze di ciascuno affinché il calo dell’italiano rallenti e
l’italianità (fatta di arte, lingua, filosofia di vita…) resti e si sviluppi in
questo Paese in cui anche gli italofoni devono contribuire alla coesione
nazionale, al radicamento dello spirito umanistico e rinascimentale ampiamente
legato alla lingua e alla cultura italiane, al rafforzamento di una delle principali culture nazionali ed europee. (Fine)
Giovanni Longu
Berna, 3.5.2023