Nel periodo in esame (1970-1990) le condizioni generali dell’immigrazione italiana in Svizzera sono migliorate notevolmente. A beneficiarne sono stati soprattutto gli uomini, meno le donne. Mentre le donne svizzere, dopo l’ottenimento del diritto di voto e di eleggibilità (1971), hanno proseguito le lotte per la piena parità con gli uomini in tutti i campi, tra le donne immigrate italiane non ci sono state né lotte né rivendicazioni. Forse anche per questo i miglioramenti delle loro condizioni familiari, sociali, lavorative, finanziarie, formative sono giunti molto lentamente. Lo si può osservare prendendo in considerazione due indicatori: le professioni esercitate e la formazione (grado più elevato raggiunto).
Le donne e le professioni esercitate
Il grafico riporta le principali professioni esercitate dalle donne italiane nel 1970 secondo la maggiore frequenza risultante dal censimento della popolazione di quell'anno. E’ facile notare che gran parte di quelle attività è a basso contenuto di qualificazione. Rispetto alle stesse professioni esercitate nel 1990 per alcune di esse la differente frequenza è lampante.Nel 1990, per esempio, il numero delle sarte si riduce da 12.883 a 1655, quello delle collaboratrici domestiche da 7780 a 1582, quello delle operaie generiche dell’industria metalmeccanica addirittura da 6662 a 14. D’altra parte, non tutte le nuove professioni che nel 1990 risultano in aumento sono ad elevato contenuto di qualificazione.
Il grafico indica
l’evoluzione delle principali professioni esercitate da immigrate italiane dal
1970 al 1990 e potrebbe indurre a concludere che ben poco sia stato il
miglioramento soprattutto in termini di contenuto qualitativo delle professioni.
In realtà il quadro risulterebbe ben più positivo se si osservassero le
attività maggiormente esercitate nel 1990, la più ampia scelta delle
professioni da parte delle donne italiane (prima concentrata in una ventina) e
la maggiore qualificazione presente ormai nella maggior parte delle
professioni. Resterebbe comunque la costatazione che per le donne immigrate
l’evoluzione verso professioni qualificate, meglio retribuite e gratificanti è
stata più lenta rispetto agli uomini.
Le donne e la formazione
L’evoluzione delle
scelte professionali «femminili» rispecchia in buona parte quella della
formazione. Tradizionalmente le donne immigrate erano meno formate degli
uomini. Poiché il rapporto demografico tra questi e le donne era in quel
periodo all’incirca di 58% a 42% lo scarto risultante è di 16 punti. A parità
di formazione, uno scarto analogo lo si dovrebbe riscontrare ad ogni grado
raggiunto, ma non è così.
Prendendo in
considerazione la fascia d’età 25-34 anni, nel 1970, la proporzione tra uomini
e donne che avevano frequentato al massimo una scuola di grado secondario
inferiore (3a media) corrispondeva all'incirca a quella
demografica: 57,8 a 42,2 (scarto: 15,6 punti). Nel 1990, invece, lo scarto si
riduceva a 10,8 punti a sfavore delle donne (55,4/44,6).
Tra coloro che avevano
conseguito una formazione di
grado secondario superiore,
nel 1970 la proporzione era ancora più svantaggiosa per le donne (75,8/24,2)
perché lo scarto era di ben 51,6 punti. Una spiegazione possibile è che nel
1970 molti italiani avevano dichiarato al censimento una professione che
corrispondeva a un regolare apprendistato (considerato formazione di grado
secondario superiore). Nel 1990, tuttavia, lo scarto tra uomini e donne si
riduceva a 30 punti (65,0/35,0.
Per quel che concerne
il grado terziario (scuole universitarie) le posizioni tra uomini e donne erano
ancora molto distanti con scarti notevoli (63 punti nel 1970 e 60,4 punti nel
1990) ma soprattutto per le donne si poteva scorgere una tendenza al miglioramento.
In conclusione, nel periodo in esame gli sforzi delle donne
non hanno ancora prodotto grandi risultati a loro vantaggio, ma hanno creato le
premesse per un generale miglioramento delle loro condizioni già negli anni
Novanta. Probabilmente meritavano di più già nel periodo in esame, ma gli
ostacoli da superare erano tanti e i sostegni esterni, anche da parte dei
connazionali, pochi. (Fine).
Giovanni Longu
Berna, 18.08.2021