La migrazione, si sa, è un fenomeno complesso e universale («emigrano i semi sulle ali dei venti, […] emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti emigra l'uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata…», Scalabrini 1889), per cui diviene difficile anche solo parlarne con obiettività. A chi scrive appare pertanto deprimente l'ottica e il tono con cui spesso se ne discute nelle sedi istituzionali in Italia e in Europa: l’immigrazione è vista soprattutto come un problema, quasi mai come una risorsa, salvo quando, per esempio, ci si accorge della penuria di manodopera in certi settori, quando il finanziamento della sicurezza sociale appare incerto sul medio e lungo periodo, quando risulta difficile reperire specialisti anche sul mercato internazionale del lavoro.
L’immigrazione
arricchisce, se ben gestita
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Scene di migranti italiani come queste probabilmente non se ne vedranno più ... |
Anzitutto bisognerebbe considerare la migrazione un fenomeno «naturale» come sosteneva Scalabrini, ma senza dimenticare che concerne esseri umani, che vanno sempre trattati con rispetto. Ridurre i migranti a numeri e a «oggetti» da ripartire e collocare, soprattutto quelli più sfortunati, i profughi, coloro che fuggono da guerre, fame, miseria… è disumano e indegno dei Paesi civili, soprattutto quelli di matrice cristiana. A tutti i migranti va infatti riconosciuta, nell'accoglienza e nell'integrazione, la piena dignità umana.
Si può anche aggiungere che la storia delle civiltà antiche e moderne dimostra che tutti i grandi Paesi sono (stati) il risultato dell’integrazione di popolazioni differenti. Il vero problema, per questi Paesi, non è (stato) costituito dall'immigrazione, ma dalla politica d’integrazione. Un popolo incapace di accogliere e integrare finisce inevitabilmente per disintegrarsi rischiando di scomparire. Un popolo che sa accogliere e integrare prospera.
Verso una nuova
politica emigratoria
Se
si osservano attentamente le statistiche, l’emigrazione italiana soprattutto in
Europa non è cessata negli anni Settanta del secolo scorso (quando si è
cominciato a registrare tassi migratori positivi), anche se è notevolmente
cambiata. Per esempio, se l’emigrazione tradizionale verso la Svizzera era
costituita fino a pochi decenni fa soprattutto da persone scarsamente
qualificate, oggi la percentuale di immigrati (altamente) qualificati (laureati,
diplomati, personale medico e paramedico, ricercatori, specialisti, «cervelli
in fuga») è in forte crescita. Questa tendenza si presta a qualche riflessione
sulla nuova migrazione italiana.
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... ma dall'Italia si continua a emigrare! |
Per
non restare nel vago dei buoni auspici, Mattarella ha anche aggiunto che «è
responsabilità della Repubblica far sì che si tratti di una libera scelta» in
modo da «passare
dalla fuga dei cervelli, alla circolazione dei talenti, alimentando un circuito
virtuoso di capacità e di competenze». Chi ha avuto la possibilità di
seguire la politica italiana degli ultimi decenni ricorderà facilmente che è
sempre stato nell'agenda politica di tutti i governi del dopoguerra l’obiettivo
della piena occupazione per tagliare alla radice la cause dell’emigrazione
forzata dovuta alla disoccupazione e alla miseria. Nessun governo ci è
riuscito, anche perché finora sono mancati i mezzi necessari.
All'Italia servono investimenti e piani di sviluppo mirati
Oggi, però, i mezzi ci sono, quelli del PNRR e altri, e
sarebbe auspicabile che una parte congrua venisse destinata a rimuovere
concretamente le cause dell’emigrazione, ma è difficile in questo momento
essere ottimisti. Per raggiungere obiettivi significativi si dovrebbero
investire somme importanti nella formazione (primaria, secondaria e terziaria),
nella ricerca (in grado di attrarre investimenti e competenze anche straniere),
nell'innovazione, nella trasformazione digitale, nella sistemazione del
territorio, ecc.
Solo con grandi piani d’intervento e una decisa volontà di
realizzarli sarebbe possibile raggiungere quel «circuito virtuoso di capacità e di
competenze» di cui ha parlato il presidente Mattarella. Diversamente si resterà
ancora nel mondo degli auspici e si continuerà ad emigrare. (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 14.06.2023