21 dicembre 2022

Immigrazione italiana 1946-2000: 26. Considerazioni finali: 4. Anche gli immigrati grandi beneficiari (1)

La Svizzera e l’Italia sono state le principali beneficiarie dell’immigrazione italiana in Svizzera del secondo dopoguerra, ma anche gli stessi emigrati/immigrati e specialmente i loro discendenti ne sono grandi beneficiari. Chi volesse negarlo avrebbe parecchi argomenti a favore in riferimento alla prima generazione (perché, in un ipotetico bilancio, quel che ha dato è forse più di quel che ha ricevuto), ma non in riferimento alle generazioni successive. Infatti, osservando la popolazione italiana complessiva con un passato migratorio (compresi i doppi cittadini), si deve ammettere che già la seconda generazione ha beneficiato abbondantemente del benessere che la prima ha contribuito a creare. Pertanto mi sembra giusto considerare (in questo e nel prossimo articolo) anche la collettività italiana residente in Svizzera grande beneficiaria dell’epopea migratoria italiana della seconda metà del secolo scorso.

Beneficiari nonostante condizioni iniziali difficili

Per rendersi conto delle affermazioni precedenti basterebbe mettere a confronto, anche solo sommariamente, le condizioni iniziali della prima generazione e la situazione attuale complessiva riguardante l’intera collettività italiana.

Dei primi immigrati basterebbe ricordare le precarie condizioni abitative, l’incomunicabilità a causa delle difficoltà linguistiche, i grossi rischi che correvano i lavoratori nei cantieri di montagna e in alcune attività industriali, le frequenti morti sul lavoro, i disagi psicologici per la lontananza dalla famiglia, la mancanza di una rete sociale solidale, la percezione di non essere ben visti da una parte consistente della popolazione locale, la precarietà dei permessi, le espressioni spregiative con cui venivano talvolta designati gli italiani tipo «cinkali» o peggio «chaibe Tschingg» (lurido italiano) e «sau Tschingg» (porco italiano), ecc.

Se poi si aggiungessero le carenze scolastiche e l’impreparazione professionale di gran parte degli immigrati italiani degli anni Sessanta, si capirebbero facilmente i loro problemi d’inserimento non solo nella società, ma anche nel mondo del lavoro qualificato e le difficoltà a conseguire successivamente una qualifica professionale (eventualmente frequentando corsi serali e durante il fine settimana), a pretendere salari più elevati, a migliorare le condizioni abitative e il tenore di vita della famiglia, ecc.

Oggi basta guardarsi intorno, osservare come i pensionati italiani si godono la meritata pensione, parlare con gli immigrati rimasti di quei folti gruppi giunti in Svizzera alla fine degli anni Cinquanta e negli anni Sessanta e chiedere loro se la decisione di restare è stata un errore, osservare con quanta pacatezza giustificano tutte le loro scelte di vita, senza rimpianti e nostalgie, e quanto volentieri parlano della riuscita dei loro figli, che hanno potuto studiare, apprendere un mestiere «come si deve» e che oggi hanno un lavoro sicuro, ben retribuito e soddisfacente, una bella famiglia… per rendersi conto che la vita difficile e quasi eroica dei primi immigrati è ormai un lontano ricordo.

Beneficiari soprattutto i discendenti

Ovviamente non tutte le biografie che si possono ancora raccogliere hanno lo stesso tenore, ma in generale tutti i protagonisti parlano della loro vita migratoria con grande serenità, senza rancori, anzi con la soddisfazione di essere riusciti a soddisfare gran parte dei loro desideri e soprattutto di aver messo in sicurezza la famiglia. Alcune biografie, tuttavia, se fosse possibile raccontarle, direbbero che molti immigrati della prima generazione hanno potuto fare anche una bella carriera professionale, approfittando, non senza lungimiranza e molti sacrifici, delle numerose opportunità offerte dalla nuova politica immigratoria avviata negli anni Settanta.

Quegli immigrati, grazie a quella politica, ma soprattutto alla loro intraprendenza, al loro coraggio e ai loro sacrifici, possono essere considerati a giusta ragione anch’essi beneficiari dell’esperienza migratoria. Ma non c’è dubbio che a beneficiarne maggiormente sono stati i loro discendenti diretti e indiretti (seconda e terza generazione). Ad essi sarà dedicato il prossimo articolo, senza dimenticare tuttavia che la loro riuscita è dovuta in larga parte alla prima generazione.

Giovanni Longu
Berna, 21.12.2022