L’anno appena iniziato sarà molto importante per l’Europa e per il mondo. L’Unione europea (UE), con le elezioni, deve far capire dove vuole andare, in che direzione intende muoversi, sia internamente sul piano delle riforme che esternamente in politica estera, quali obiettivi si propone di raggiungere. Lo reclamano le opinioni pubbliche dei Paesi membri, alquanto disorientate, e lo reclamano gli eventi internazionali sui quali la sua voce in questi ultimi tempi è sempre meno udibile, tanto che molti si chiedono: dov'è l’Europa? Già, dov'è l’Unione europea, l'unione politica, sociale, culturale, artistica, religiosa dei Popoli europei? Per tentare di rispondere a queste e a simili domande, cercherò in una serie di articoli di ripercorrere le principali tappe del progetto di unione europea, seguendo come filo conduttore le «radici cristiane» (ma non solo) che hanno alimentato nei secoli il sogno di un’Europa unita, illuminata, colta, religiosa, tollerante, pur non priva di difetti.
2024: per l’UE un anno di scelte coraggiose
Infatti, tutti
aspettano la fine della guerra tra Russia e Ucraina con una pace «giusta», che
garantisca cioè alle popolazioni coinvolte il rispetto dei diritti fondamentali
«senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione», compreso il
diritto all'«autodecisione dei popoli» (Statuto ONU). E tutti aspettano riforme
«europee» efficaci per colmare i divari tra gli Stati, per superare i
nazionalismi, per stabilire una politica immigratoria comune e solidale, per
essere forza trainante dello sviluppo e non a traino di presunte superpotenze.
Non sarà facile all'UE
far sentire la sua voce, ma deve mettersi in condizione di poter esprimere sempre
il proprio punto di vista autonomamente e autorevolmente. Per questo ha bisogno
di garantire sia la coesione interna che la sua autonomia e il suo peso nel
mondo con una vera Costituzione, senza la quale l’Unione sarà una chimera. Con
essa sarà più facile realizzare le riforme e una conveniente forma di unione
politica, monetaria, culturale, di difesa comune, ecc.
Non solo, ha anche
bisogno di scelte coraggiose perché prima o poi, finita la guerra, dovrà
scegliere se rafforzare l’Occidente a conduzione americana contro la Russia e
la Cina oppure cercare di riannodare i contatti con l’Oriente russo-cinese in
chiave multipolare, operando una sorta di riconciliazione e collaborazione con
la Russia e la Cina, pur mantenendo un legame privilegiato con l’Occidente transatlantico.
Non credo che l’Europa
abbia altre possibilità, certamente non quella di ergersi a sua volta come
grande potenza equidistante da Occidente e Oriente, perché farebbe la fine del
classico vaso di coccio tra vasi di ferro.
Una scelta condizionata
Soprattutto per tali condizionamenti la scelta sarà
difficile e la nuova Europa che emergerà dopo le elezioni di giugno dovrà
valutare attentamente i pro e i contro di ciascuna opzione. In ogni caso non
potrà sottovalutare la continuità territoriale con la Russia e la potenza
economica della Cina, soprattutto con riferimento alla transizione ecologica che
imporrà importanti risparmi energetici e intense ricerche di fonti energetiche
alternative sostenibili. Tuttavia, non potrà essere sottovalutato neppure il profondo
condizionamento ideologico, morale ed economico dell’Europa, dovuto agli
strettissimi legami storici, commerciali, culturali e militari con i Paesi
dell’altra sponda dell’Atlantico.
Per quanto difficile possa apparire la scelta che dovrà fare
l’UE, non sarà rinviabile pena una sua pesante perdita di consenso interno e internazionale,
che dimostrerebbe il definitivo tramonto del Vecchio Continente sulla scena
internazionale. Anche per questo è auspicabile che nei dibattiti preelettorali
il tema della Costituzione europea non venga trascurato e il nuovo Parlamento
si attivi per elaborarla e attuarla. Solo se unità l’Europa potrà ambire
anch'essa a diventare un vaso di ferro.
Berna 3.1.2024