03 gennaio 2024

1. Europa: alla ricerca delle radici

L’anno appena iniziato sarà molto importante per l’Europa e per il mondo. L’Unione europea (UE), con le elezioni, deve far capire dove vuole andare, in che direzione intende muoversi, sia internamente sul piano delle riforme che esternamente in politica estera, quali obiettivi si propone di raggiungere. Lo reclamano le opinioni pubbliche dei Paesi membri, alquanto disorientate, e lo reclamano gli eventi internazionali sui quali la sua voce in questi ultimi tempi è sempre meno udibile, tanto che molti si chiedono: dov'è l’Europa? Già, dov'è l’Unione europea, l'unione politica, sociale, culturale, artistica, religiosa dei Popoli europei? Per tentare di rispondere a queste e a simili domande, cercherò in una serie di articoli di ripercorrere le principali tappe del progetto di unione europea, seguendo come filo conduttore le «radici cristiane» (ma non solo) che hanno alimentato nei secoli il sogno di un’Europa unita, illuminata, colta, religiosa, tollerante, pur non priva di difetti.

2024: per l’UE un anno di scelte coraggiose

A giugno si svolgeranno le elezioni per il Parlamento europeo. Sono già partite le grandi manovre e c’è da augurarsi che oltre agli interessi comprensibili dei principali gruppi parlamentari, tutte le forze politiche prestino ascolto alle richieste e ai desideri degli europei che chiedono soprattutto pace, riforme e sviluppo.

Infatti, tutti aspettano la fine della guerra tra Russia e Ucraina con una pace «giusta», che garantisca cioè alle popolazioni coinvolte il rispetto dei diritti fondamentali «senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione», compreso il diritto all'«autodecisione dei popoli» (Statuto ONU). E tutti aspettano riforme «europee» efficaci per colmare i divari tra gli Stati, per superare i nazionalismi, per stabilire una politica immigratoria comune e solidale, per essere forza trainante dello sviluppo e non a traino di presunte superpotenze.

Non sarà facile all'UE far sentire la sua voce, ma deve mettersi in condizione di poter esprimere sempre il proprio punto di vista autonomamente e autorevolmente. Per questo ha bisogno di garantire sia la coesione interna che la sua autonomia e il suo peso nel mondo con una vera Costituzione, senza la quale l’Unione sarà una chimera. Con essa sarà più facile realizzare le riforme e una conveniente forma di unione politica, monetaria, culturale, di difesa comune, ecc.

Non solo, ha anche bisogno di scelte coraggiose perché prima o poi, finita la guerra, dovrà scegliere se rafforzare l’Occidente a conduzione americana contro la Russia e la Cina oppure cercare di riannodare i contatti con l’Oriente russo-cinese in chiave multipolare, operando una sorta di riconciliazione e collaborazione con la Russia e la Cina, pur mantenendo un legame privilegiato con l’Occidente transatlantico.

Non credo che l’Europa abbia altre possibilità, certamente non quella di ergersi a sua volta come grande potenza equidistante da Occidente e Oriente, perché farebbe la fine del classico vaso di coccio tra vasi di ferro.

Una scelta condizionata

La scelta definitiva dovrà tener conto di due condizionamenti oggettivi, uno di tipo geografico, l’altro di tipo ideologico. Sotto il profilo geografico l’Europa non può ignorare che è una sorta di penisola eurasiatica, situata ad occidente del super-continente Eurasia. Sotto il profilo ideologico non sarà possibile rinunciare agli stretti rapporti storici, culturali, economici e militari dell’Europa con gli Stati Uniti d’America.

Soprattutto per tali condizionamenti la scelta sarà difficile e la nuova Europa che emergerà dopo le elezioni di giugno dovrà valutare attentamente i pro e i contro di ciascuna opzione. In ogni caso non potrà sottovalutare la continuità territoriale con la Russia e la potenza economica della Cina, soprattutto con riferimento alla transizione ecologica che imporrà importanti risparmi energetici e intense ricerche di fonti energetiche alternative sostenibili. Tuttavia, non potrà essere sottovalutato neppure il profondo condizionamento ideologico, morale ed economico dell’Europa, dovuto agli strettissimi legami storici, commerciali, culturali e militari con i Paesi dell’altra sponda dell’Atlantico.

Per quanto difficile possa apparire la scelta che dovrà fare l’UE, non sarà rinviabile pena una sua pesante perdita di consenso interno e internazionale, che dimostrerebbe il definitivo tramonto del Vecchio Continente sulla scena internazionale. Anche per questo è auspicabile che nei dibattiti preelettorali il tema della Costituzione europea non venga trascurato e il nuovo Parlamento si attivi per elaborarla e attuarla. Solo se unità l’Europa potrà ambire anch'essa a diventare un vaso di ferro.

Giovanni Longu
Berna 3.1.2024