Credo che tutti sappiano che la festa del Primo Maggio è nata in America, a Chicago (Illinois), nel 1867, quando fu data applicazione a una legge approvata l’anno precedente con cui si limitava il tempo di lavoro a otto ore giornaliere. La legge concerneva tutti, lavoratori e lavoratrici, ma a farla propria furono soprattutto i primi perché era l’epoca della rivoluzione industriale e nelle fabbriche e nei cantieri c’erano soprattutto lavoratori. Quando la notizia arrivò in Europa i socialisti tentarono di impadronirsene, suscitando però non poche opposizioni negli ambienti del nascente movimento femminista.
Femminismo
sì, ma non «rivoluzionario
L’aspirazione a una società in cui le donne non fossero in alcun modo discriminate era molto sentita in tutti i Paesi europei e in ognuno di essi dalla secondo metà del XIX secolo cominciarono a nascere associazioni di donne per rivendicare i loro diritti. Per esempio, all’interno della Lega per la pace e la libertà, che era stata creata a Ginevra nel 1867 ed era dominata dall’Associazione internazionale dei lavoratori, le donne pretesero una sezione femminile: l’Associazione internazionale delle donne, proposta, realizzata e guidata per diversi anni da Marie Goegg Pouchoulini, allora redattrice del periodico della Lega intitolato Les Etats-Unis d'Europe, Stati Uniti d’Europa.
Non è il caso di ripercorrere anche solo
sommariamente le tappe del movimento femminista, ma non si può ignorare che fin
dai suoi inizi le donne hanno voluto essere in prima fila nelle lotte per il
rispetto della loro dignità e l’affermazione dei loro diritti, anche in
Svizzera. Basti pensare che già l’Associazione internazionale delle donne,
mirava al raggiungimento della parità fra i sessi nella formazione, nella vita professionale
e sul piano del diritto civile e del diritto del lavoro. Un’altra associazione,
l'Unione delle donne svizzere per la promozione della moralità (e
specialmente per combattere la prostituzione), sorta nel 1877 per iniziativa di
svizzere riformate, rivendicava oltre a una riforma morale anche maggiori
diritti per le donne. La Società femminile svizzera di utilità pubblica,
sorta nel 1888, si batté per la formazione professionale delle donne e aprì a
Zurigo una scuola per infermiere e a Niederlenz una scuola femminile di
giardinaggio.
A imprimere in Europa un’accelerazione alle
lotte femministe sono state soprattutto alcune donne rivoluzionarie russe come Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Alexandra Kollontai e altre, ma non a
tutte le donne, in Occidente, piaceva il femminismo russo, perché rivoluzionario
e spesso intriso di marxismo e anticlericalismo. In Svizzera, per esempio, non
piaceva all'Unione popolare cattolica svizzera, che nel 1912 fondò
l'Unione svizzera delle donne cattoliche per
proseguire le rivendicazioni sulla morale e l'utilità pubbliche. Il femminismo rivoluzionario non
piaceva neanche alle associazioni di operaie cristiano-sociali, fondate nel 1899, che alla lotta di classe preferivano le riforme condivise.
Femminismo riformista
Il femminismo rivoluzionario non piaceva però neppure
alla Federazione
svizzera delle lavoratrici, che nel 1911 festeggiò
per la prima volta la giornata internazionale socialista della donna
(precorritrice dell'8 marzo) per rivendicare pacificamente il suffragio
femminile. Prima di ottenerlo passeranno ancora parecchi decenni, ma nel
frattempo andavano migliorando costantemente anche per le donne la sicurezza
sul lavoro, il trattamento salariale, la formazione professionale, ecc.
A giusta ragione oggi si può dunque festeggiare,
in Svizzera come altrove, anche se la strada per la piena uguaglianza non solo
sul lavoro ma anche nella società sembra ancora lunga. Si deve però essere
certi che le donne saranno ancora e sempre in prima linea per rivendicare una società più giusta, più libera e più umana, ma soprattutto per attuare le riforme che a gran voce le donne, ma anche molti uomini, reclamano
Giovanni Longu
1° maggio 2025