18 dicembre 2024

41. L’Europa di papa Francesco (seconda parte)

Papa Francesco non è un sognatore, ma una persona con grande senso della realtà, molto sensibile al dolore, alle preoccupazioni e alle paure della gente, ma anche un uomo di fede e di speranza. La sua grande stima della dignità della persona e la sua provata empatia con l’umanità che soffre ed è spesso costretta a fuggire in cerca di salvezza lo spingono a condannare senza mezzi termini lo sfruttamento sconsiderato delle risorse del pianeta per avidità di profitto e desiderio di possesso, ma soprattutto l’insensatezza delle guerre. Ha cercato di far capire in tutti i modi che la guerra, qualsiasi guerra, è inutile, ignobile, disumana, il trionfo della menzogna e dell'interesse, «un crimine contro l'umanità». Per questo invita in continuazione a pregare per la pace, «la martoriata Ucraina», «la Palestina, Israele, il Libano, il Myanmar, il Sud Sudan, e per tutti i popoli che soffrono per le guerre», ma sollecita anche «quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra», denuncia quanti lucrano con gli armamenti, ricorda che la guerra non è una via per la pace ma un’illusione: «la guerra non porterà mai pace, non porterà mai la sicurezza, è una sconfitta per tutti».

Guerra e pace in Europa

Papa Francesco si rende ben conto che i suoi appelli restano per lo più inascoltati da coloro che potrebbero fermare la guerra e avviare i negoziati di pace, ma non si arrende, non cessa di fare appello alle coscienze sperando che si ascoltino almeno la voce della ragione e il grido delle vittime delle guerre. Resta pertanto incomprensibile che soprattutto coloro che hanno il dovere morale e politico del buon governo e delle buone relazioni internazionali non si rendano conto che con la guerra si mette a repentaglio la pacifica convivenza dei popoli.

Del resto, tutti gli Stati moderni che fanno parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) si sono impegnati dalla fine della seconda guerra mondiale «a praticare la tolleranza e a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, […], ad assicurare che la forza delle armi non sarà usata [per risolvere controversie che potrebbero portare ad una violazione della pace], a impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli».

Ancora, tutti i membri dell’ONU hanno dichiarato di impegnarsi «a salvare le future generazioni dal flagello della guerra […], a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà».

Incoerenza di molti Stati

Molti Stati sembrano aver dimenticato tali impegni internazionali o non credono più nella forza e nell'efficacia del rispetto dei diritti fondamentali, dello sviluppo comune, della collaborazione, della riduzione fino all'abbandono definitivo della rincora agli armamenti più micidiali. Troppi Stati preferiscono ancora ricorrere alla guerra per risolvere conflitti risolvibili pacificamente, come se ci fossero istituzioni abilitate a disporre a piacimento della vita di intere generazioni, senza scrupoli per mandare a morire centinaia, migliaia e forse centinaia di migliaia di giovani per la conquista o la difesa di un pezzo di terra. 

Inutilmente, purtroppo, papa Francesco ci ricorda nell'enciclica Laudato si' che in definitiva «del Signore è la terra» (Sal 24,1), a Lui appartiene «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14). Perciò Dio nega ogni pretesa di proprietà assoluta: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti» (Lv 25,23).

Facile osservare la palese incoerenza di chi ancora sostiene la guerra come strumento per raggiungere la pace (in pratica difendere terre e confini) e altrettanto facile costatare la fede incrollabile di papa Francesco persino in una soluzione condivisa del conflitto russo-ucraino. Evidentemente papa Francesco oltre che una grande fede in un Dio misericordioso ha anche una grande fede nella possibilità delle persone e dei popoli di riconciliarsi, di rimettersi in cammino anche dopo cadute fragorose, di «sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli».

«Europa, ritrova te stessa!»

Due grandi papi: Giovanni Paolo II e Francesco
Per questo, in una lettera del 22 ottobre 2020 al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in occasione del 40° anniversario della Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea (COMECE), del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l'Unione Europea e del 50° anniversario della presenza della Santa Sede come Osservatore Permanente al Consiglio d'Europa fece proprie le parole di Giovanni Paolo II pronunciate a Compostela: «Europa «ritrova te stessa, sii te stessa» aggiungendo: «In un tempo di cambiamenti repentini c’è il rischio di perdere la propria identità, specialmente quando vengono a mancare valori condivisi sui quali fondare la società. All’Europa allora vorrei dire: tu, che sei stata nei secoli fucina di ideali e ora sembri perdere il tuo slancio, non fermarti a guardare al tuo passato come ad un album dei ricordi […]. Presto o tardi ci si accorge che i contorni del proprio volto sfumano, ci si ritrova stanchi e affaticati nel vivere il tempo presente e con poca speranza nel guardare al futuro. Senza slancio ideale ci si riscopre poi fragili e divisi e più inclini a dare sfogo al lamento e lasciarsi attrarre da chi fa del lamento e della divisione uno stile di vita personale, sociale e politico».

Papa Francesco non è pessimista, è anzi convinto che l’Europa abbia ancora molto da offrire al mondo e all’umanità, secondo la visione che dell’Unione europea avevano i fondatori Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi. E’ auspicabile che tale convinzione e tale visione siano condivise non solo dalle Istituzioni europee, ma dalla maggioranza dei cittadini e dei popoli europei di oggi e di domani.

Giovanni Longu
Berna, 18.12.2024