Le manifestazioni per la pace delle ultime settimane hanno dimostrato un diffuso desiderio che la guerra tra Russia e Ucraina finisca subito o presto, senza attendere ulteriori disastri per evidenziarne ancora di più l’inutilità e il danno. Oltretutto, persino gli americani si stanno rendendo conto che è illusorio attendersi che il conflitto possa finire nel breve periodo perché una delle due parti ha dovuto soccombere. E poiché nessuno dei belligeranti sembra essere in grado di stravincere e costringere l’avversario alla resa, tanto varrebbe, anche sotto il profilo militare, cessare subito le ostilità e avviare il processo di pace.
Difficoltà
oggettive, ma superabili
Purtroppo le posizioni per trovare un accordo sul cessate il fuoco sono ancora molto lontane, complice anche il mondo occidentale che pare di fatto cinicamente indifferente all'inutile strage, alla distruzione di un intero Paese e all'archiviazione definitiva del progetto di «casa comune europea» dell’ultimo leader sovietico nonché premio Nobel per la pace Michail Gorbaciov, recentemente scomparso. Un’autorevole e convinta mediazione (l’ONU? l'OSCE? Paesi neutrali? Vaticano? Le Chiese?) potrebbe rendere possibile l’accordo.
E’ urgente agire,
anche perché è irrealistico pensare che l’Ucraina riconquisti in tempi brevi tutti
i territori persi e che la Russia rinunci spontaneamente alle conquiste fatte.
Dovrebbero tenerne conto anche i Paesi della NATO, interrompendo il flusso
degli armamenti e inducendo l’Ucraina ad accettare l’immediato cessate il fuoco
e l’avvio di un negoziato di pace. La Russia si è già dichiarata disponibile. E’
infatti nell'interesse di entrambi gli Stati porre fine alla guerra, ben
sapendo che interrompere i combattimenti non significa accettare il fatto
compiuto, ma avviare una trattativa di pace, sotto l’egida di un’istanza
internazionale condivisa da entrambi i belligeranti.
Ripartire dagli
accordi di Minsk, ma andare oltre
I punti essenziali
non vennero mai applicati, preferendo di fatto che a decidere fossero le armi e
non il dialogo e la democrazia. Tuttavia, com'è facile costatare, le armi hanno
solo prodotto morte e devastazioni. C’è da sperare che russi e ucraini, ma
anche i sostenitori degli uni e degli altri, si rendano conto che solo il
rispetto reciproco e il dialogo possono creare le condizioni di pace.
Condizioni di pace
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Tacciano le armi! |
In una prospettiva di pace duratura è anche fondamentale che
l’Ucraina sia garantita internazionalmente come Paese neutrale (analogamente a
quanto è avvenuto sinora per la Svizzera) e che la Nato non solo non si espanda
ulteriormente ad est, ma venga ridimensionata, anche per via dei costi
smisurati che comporta ai suoi membri. In questa prospettiva, tuttavia, dovrebbe
essere scongiurata l’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato.
Prevale la «sovranità nazionale» o l’«integrità
territoriale»?
Sarebbe anche opportuno che a livello di opinione pubblica,
ma anche di organizzazioni internazionali si riflettesse seriamente sulla
gerarchia tra questi due principi: la
sovranità nazionale e l’integrità territoriale degli Stati, entrambi previsti
dalla Carta della Nazioni Unite.
Concettualmente i due principi non sono sovrapponibili perché la «sovranità nazionale» appartiene al popolo, alle persone che risiedono stabilmente su un territorio, mentre l’integrità territoriale è una caratteristica dello Stato, che può essere anche lontano, com'era lo Stato coloniale. Recita bene la Costituzione italiana all'articolo 1, secondo comma: «La sovranità appartiene al popolo», dunque non allo Stato, intendendo per popolo quello che abita e possiede da tempo quel territorio, anche prima che esistesse lo Stato nazionale.
Poiché la mancata
gerarchizzazione dei due principi può degenerare in un conflitto armato, come
nella guerra in corso, sarebbe auspicabile che l’ONU stabilisse una gerarchia
chiara tra i due principi, rafforzando l’obbligo degli Stati a risolvere
pacificamente le controversie internazionali, senza ricorso alle armi o anche
solo alla minaccia di usarle. Non sarà per nulla facile perché le potenze che
potrebbero facilitare il chiarimento sono anche le più implicate in tutti i
conflitti su ampia scala con notevoli interessi economici, militari, strategici.
Morire ancora «per
la Patria»?
No, non lo merita se
può esistere un’altra modalità per difendere e onorare il proprio Paese. Per
questo è più che mai urgente che da subito l’opinione pubblica si mobiliti per
trasformare il generico desidero della pace tra Russia e Ucraina in appelli ai
vari Stati occidentali, che indirettamente e ipocritamente partecipano alla
guerra con l’invio di armi, perché rinuncino a questi invii e perché si
attivino con azioni concrete, soprattutto diplomatiche, a facilitare un
negoziato di pace. Per il bene dell’intera umanità è necessario che si
interrompa subito la diffusione dell’odio tra i popoli e si diffonda la
filosofia del dialogo, del rispetto reciproco, degli scambi e della
collaborazione.
La fine della guerra
non garantirebbe comunque la pace durevole. Questa va conquistata giorno per
giorno e i cittadini del mondo andrebbero educati a rispettare la priorità dei
valori, che trova al primo posto la vita umana e la libertà, ma anche a
diffidare della facile retorica del patriottismo, del nazionalismo, dei cosiddetti
«valori occidentali», della «nostra» democrazia.
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Don Lorenzo Milani (1923-1967) |
Senza scopo è anche
questa guerra tra Russia e Ucraina, a meno che sia considerato uno scopo degno
di enormi sofferenze e di centinaia di migliaia di morti lo smembramento
dell’Ucraina da parte della Russia, la rinuncia dell’Europa al sogno della
«casa comune europea» di Gorbaciov, l’annientamento della Russia, per far
piacere agli insaziabili USA, e lasciarla di fatto senza alcuna contropartita nelle
mani di altre potenze mondiali, pronte a prendersene cura e ad approfittare
delle sue enormi ricchezze.
Giovanni Longu
Berna, 19.11.2022