18 dicembre 2019

Nel 2019 le donne indicano la direzione


In un mondo dilaniato da guerre, squilibrato tra nazioni ricche e nazioni povere, che non riesce a dare fiducia nel futuro alle giovani generazioni, le donne stanno indicando in tutti i campi la direzione da seguire per garantire uno sviluppo equo e dare speranza. Non so per quali eventi e quali personaggi sarà ricordato il 2019, ma non ho dubbi sull’importanza avuta quest’anno dai movimenti delle donne nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica mondiale sulle problematiche riguardanti i conflitti in corso, i mutamenti climatici, gli squilibri tra aree sviluppate e sottosviluppate, le migrazioni internazionali, le discriminazioni di genere tra donne e uomini, le violazioni impunite di molti diritti fondamentali, ecc.

Segnali incoraggianti
Non c’è dubbio che le donne stiano avanzando in tutti i campi, ma è triste che debbano ancora lottare per l’esercizio dei loro diritti. E’ vero che nel mondo ci sono ormai donne capi di Stato e di Governo, presidenti di importanti istituzioni pubbliche e private, direttori di grandi banche e aziende e sono donne anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde.
Anche in Svizzera quest’anno le donne sono state protagoniste non solo con lo sciopero delle donne di giugno contro le disuguaglianze di genere, ma anche con le elezioni federali di ottobre caratterizzate da una grande avanzata dei Verdi e delle donne.
Questi esempi sono incoraggianti, ma non va dimenticato che nel mondo moltissime donne sono totalmente dipendenti dagli uomini, discriminate, private del necessario per vivere liberamente, per istruirsi, per esercitare una professione.

I mutamenti climatici
Greta Thunberg
I movimenti femminili che si sono manifestati nel 2019 in tutta la loro forza rivendicativa e propositiva rappresentano tuttavia una grande speranza per l’umanità. Richiamare l’attenzione dei potenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e dei Parlamenti e Governi nazionali è stato una sorta di avvertimento: se non si interviene con urgenza e con misure incisive per frenare il riscaldamento del pianeta, l’equilibrio mondiale rischia di saltare. I mutamenti climatici non sono una fatalità, ma richiedono uno sforzo collettivo per impedire che gli effetti disastrosi colpiscano milioni di persone in molte parti del mondo.
La voce delle donne, alta o sommessa, echeggiata quest’anno nella maggior parte delle piazze del mondo e nelle prestigiose aule dell’ONU e di molti Parlamenti, amplificata da tutti i media, non concede più alibi a nessun governo e, com’è auspicabile, a nessun cittadino responsabile: bisogna intervenire subito, ciascuno secondo le sue possibilità, per evitare un consumo insensato delle risorse naturali e garantire alle prossime generazioni un pianeta ancora vivibile e uno sviluppo sostenibile.
Molti governi hanno già preso decisioni sagge, altri dovranno prenderle, perché questi movimenti femminili, che in verità hanno coinvolto sempre più anche gli uomini, hanno anche fatto capire che la Terra è davvero la nostra casa comune, in cui tutti desideriamo star bene. E’ giusto, mi sembra, che questi movimenti abbiano una figura di riferimento, un simbolo, la giovane svedese Greta Thunberg.

Le migrazioni internazionali
Le migrazioni internazionali stanno diventando un problema cruciale per molte nazioni e per le organizzazioni internazionali. Sono dovute soprattutto alle guerre, peggiori della peste, alla fame, al sottosviluppo, alla corruzione, alle discriminazioni razziali, religiose, politiche, ma anche ai mutamenti climatici. E’ un problema talmente grosso, che nelle sedi internazionali non si riesce ad affrontarlo nella sua brutale concretezza, limitandosi a ricordare il diritto all’emigrazione sancito dalla Carta delle Nazioni Unite e delle Convenzioni europee.
Carola Rackete
Si danno fondi per l’apertura e la gestione dei campi profughi (affidandoli magari a Stati a libertà controllata), ma non si ha il coraggio di affrontare seriamente il tema del dovere dell’accoglienza e dell’integrazione e quello soprattutto di unire le forze per eliminare alla radice le cause dell’emigrazione forzata. In molti Stati, Italia compresa, il fenomeno migratorio è addirittura considerato un problema di ordine pubblico, non una opportunità di sviluppo e un dovere di solidarietà internazionale. Vengono persino emanate leggi che di fatto criminalizzano la fuga delle persone da zone di guerra, discriminazione, fame.
Stenta a crescere in questo ambito un movimento paragonabile a quello relativo al clima, ma ci sono sempre più persone che stanno sviluppando una nuova sensibilità anche al riguardo e hanno già una figura di riferimento, la capitana Carola Rackete. Persona controversa, per alcuni una delinquente per aver infranto una legge, per altri un’eroina per aver salvato vite umane superando la legge. Figura comunque importante per aver posto alla politica e all’opinione pubblica non solo italiana questi quesiti fondamentali: la legge è per gli uomini o gli uomini sono per la legge? E’ più importante la legge o la persona?
BUON NATALE A TUTTI I LETTORI!
Giovanni Longu
Berna, 18.12.2019