Un
lettore che provasse a leggere attentamente il dl «Disposizioni urgenti
per la dignità dei lavoratori e delle imprese», all'esame del Parlamento italiano, alla ricerca delle nuove disposizioni
per garantire la «dignità dei lavoratori» e la «dignità delle imprese» resterebbe
deluso perché non le troverebbe.
Il dl mi sembra tutto sommato vecchio e inutile. «Vecchio»
perché si basa su un vecchio preconcetto, quello che solo il lavoro «fisso» possibilmente
«a vita» conferisca dignità al lavoratore, mentre il lavoro a tempo determinato
sarebbe in-degno. «Inutile» perché le dinamiche dell’economia moderna hanno
sempre più bisogno di forme d’impiego a tempo determinato, a progetto, a
stagione, che presuppongono grande mobilità professionale.
Credo che la dignità dei lavoratori sia garantita soprattutto
quando i lavoratori hanno una reale libertà di scelta e questa dipende
essenzialmente da due fattori: il primo, la disponibilità di lavoro e di
imprese in grado di somministrarlo; il secondo, un’adeguata preparazione
professionale dei lavoratori, che dispongano oltre a una solida formazione di
base l’attitudine a una formazione continua. In Italia, purtroppo, sono precari
entrambi i fattori. Contro questa precarietà avrebbe fatto bene il governo a
intervenire, tenendo presente che il primo è soprattutto carente al sud e il
secondo è inesistente o molto carente sia a sud che a nord.
Inoltre, Parlamento e Governo dovrebbero tener presente che entrambi
i fattori sono essenziali e congiunti, proprio alla luce dell’articolo 4 della
Costituzione evocato, che recita: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini
il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo
diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società».
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società».
Infine dovrebbe far riflettere che mentre in Italia,
soprattutto nel Mezzogiorno, cresce la disoccupazione, in altri Paesi cresce l’occupazione,
forse perché aumentano la formazione, la buona scuola e il buon governo, in
grado di mettere a disposizione dell’economia e della società condizioni più
favorevoli per la ricerca e lo sviluppo. Perché non seguire i buoni esempi?
Giovanni Longu
Berna, 3 agosto, 2018
Berna, 3 agosto, 2018