05 ottobre 2022

Immigrazione italiana in Svizzera: Scalabrini, modello di carità e santità

Il 9 ottobre 2022 sarà proclamato «Santo» Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo (di Piacenza, che ha inciso molto sulla storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Sebbene non abbia mai messo piede in questo Paese, pur essendo di origine svizzera (grigionese), e l’interesse dei missionari Scalabriniani alla «cura spirituale degli emigrati italiani» in Svizzera si sia sviluppato solo a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, la figura di Santo Scalabrini può essere considerata centrale anche qui, per il significato universale che assume e per la lunga attività missionaria degli Scalabriniani.

Impegno di Scalabrini per l’emigrazione

Ho cercato già in più occasioni (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/) di mettere in evidenza alcuni aspetti di Scalabrini quale «padre dei migranti» (1.6.2009), grande sostenitore di «un’emigrazione libera e dignitosa» (1.6.2019) e promotore di un’azione ampia, strutturata ed efficace per rendere l’esperienza migratoria non solo più umana, ma anche più cristiana in oltre «130 anni di fede e d’impegno per i migranti» (1.6.2017). Con la sua canonizzazione, Scalabrini diviene ora anche un autentico testimone della fede e modello di santità, «alla quale tutti sono chiamati» (Cat.Ch.Ca.), anche gli emigrati.

Nella storia dell’emigrazione italiana si tende, spesso ancora oggi, a sottolineare soprattutto gli aspetti tristi e penosi della vita degli emigrati, afflitti dallo sradicamento, dalla perdita di contatti umani vitali, dalle ingiustizie e dallo sfruttamento. In questa visione, certamente vera ma non completa, si è tentati talvolta di considerare importanti solo le iniziative e i personaggi che hanno contribuito e contribuiscono socialmente e politicamente a migliorare la situazione.

Anche nella storia delle Missioni e dei Missionari spesso ci si limita ad elencare tutta una serie di benemerenze per aver aperto scuole, asili, centri di assistenza e attivato servizi sociali importanti (accoglienza, collocamento, disbrigo di pratiche, cineforum, ecc.). Raramente vengono menzionate l’assistenza religiosa, l’amministrazione dei sacramenti, la consolazione cristiana, le opere di carità… Sembrerebbe che persino nei missionari ci sia una specie di (falso) pudore o timore (?) a ricordare che loro sono lì soprattutto per pregare, favorire la conversione del cuore, esercitare la carità cristiana, consolare, irradiare la santità.

Scalabrini, modello di carità e santità

Scalabrini in questo era un modello. Sapeva che la sua missione nei confronti degli emigranti era quella di aiutarli a conservare la fede e la pratica religiosa, ma si batté anche politicamente perché l’emigrazione fosse considerata un diritto, un fatto provvidenziale, «una valvola di sicurezza data da Dio a questa travagliata società». Voleva che agli emigrati venisse garantita non solo un’assistenza spirituale per evitare che cadessero vittime del materialismo e delle sette religiose, ma anche un’assistenza sociale e giuridica per non cadere nelle mani di sfruttatori e per aiutarli a prendere coscienza della loro dignità e dei loro diritti.

Santo Scalabrini non va visto tuttavia come una sorta di riformatore sociale desideroso di umanizzare un fenomeno, l’emigrazione, che ai suoi tempi stava assumendo proporzioni enormi e rendeva spesso gli emigrati vittime di soprusi e di sfruttamento. Egli ne comprendeva le sofferenze, lo sradicamento, l’esistenza spesso in condizioni disumane, ma non si limitava a condannare gli sfruttatori o a denunciare le carenze della politica. Cercava con i missionari e le opere sociali originate da un senso evangelico della condivisione e della carità dei rimedi soddisfacenti, senza trascurare mai la cura delle anime.

Scalabriniani, santo imitabile

Combinando in maniera esemplare carità, santità e visione profetica (in un mondo in cui cominciavano a diffond
ersi materialismo, anticlericalismo, laicismo, secolarizzazione…), Monsignor Scalabrini, allora vescovo di Piacenza, fondò due istituti missionari  specializzati, per così dire, nella «cura spirituale degli emigranti»: la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo (conosciuti come Scalabriniani) e la Congregazione delle suore missionarie di San Carlo Borromeo.

Dai missionari e dalle missionarie Scalabrini si aspettava la massima dedizione non solo nell'attività sociale come espressione della carità cristiana, ma anche nella cura delle anime e nella testimonianza di una vita religiosa esemplare, santa. Durante l’omelia il giorno della sua beatificazione (9.11.1997), l’allora papa Giovanni Paolo II disse di lui: «L'universale vocazione alla santità fu costantemente sentita e vissuta in prima persona da Giovanni Battista Scalabrini. Amava ripetere spesso: "Potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi!". Anelare alla santità e proporla a quanti incontrava fu sempre la prima sua preoccupazione». E’ stato un Santo imitabile e per questo merita di essere ricordato, anche in Svizzera!

Giovanni Longu
Berna, 5.10.2022