Il 9 ottobre 2022 sarà proclamato «Santo» Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo (di Piacenza, che ha inciso molto sulla storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Sebbene non abbia mai messo piede in questo Paese, pur essendo di origine svizzera (grigionese), e l’interesse dei missionari Scalabriniani alla «cura spirituale degli emigrati italiani» in Svizzera si sia sviluppato solo a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, la figura di Santo Scalabrini può essere considerata centrale anche qui, per il significato universale che assume e per la lunga attività missionaria degli Scalabriniani.
Impegno di Scalabrini per l’emigrazione
Nella storia dell’emigrazione italiana si tende, spesso
ancora oggi, a sottolineare soprattutto gli aspetti tristi e penosi della vita
degli emigrati, afflitti dallo sradicamento, dalla perdita di contatti umani
vitali, dalle ingiustizie e dallo sfruttamento. In questa visione, certamente
vera ma non completa, si è tentati talvolta di considerare importanti solo le
iniziative e i personaggi che hanno contribuito e contribuiscono socialmente e
politicamente a migliorare la situazione.
Anche nella storia delle Missioni e dei Missionari spesso ci
si limita ad elencare tutta una serie di benemerenze per aver aperto scuole,
asili, centri di assistenza e attivato servizi sociali importanti (accoglienza,
collocamento, disbrigo di pratiche, cineforum, ecc.). Raramente vengono
menzionate l’assistenza religiosa, l’amministrazione dei sacramenti, la
consolazione cristiana, le opere di carità… Sembrerebbe che persino nei
missionari ci sia una specie di (falso) pudore o timore (?) a ricordare che
loro sono lì soprattutto per pregare, favorire la conversione del cuore,
esercitare la carità cristiana, consolare, irradiare la santità.
Scalabrini, modello di carità e santità
Scalabrini in questo era un modello. Sapeva che la sua
missione nei confronti degli emigranti era quella di aiutarli a conservare la
fede e la pratica religiosa, ma si batté anche politicamente perché
l’emigrazione fosse considerata un diritto, un fatto provvidenziale, «una valvola
di sicurezza data da Dio a questa travagliata società». Voleva che agli
emigrati venisse garantita non solo un’assistenza spirituale per evitare che
cadessero vittime del materialismo e delle sette religiose, ma anche
un’assistenza sociale e giuridica per non cadere nelle mani di sfruttatori e
per aiutarli a prendere coscienza della loro dignità e dei loro diritti.
Santo Scalabrini non va visto tuttavia come una sorta di
riformatore sociale desideroso di umanizzare un fenomeno, l’emigrazione, che ai
suoi tempi stava assumendo proporzioni enormi e rendeva spesso gli emigrati
vittime di soprusi e di sfruttamento. Egli ne comprendeva le sofferenze, lo
sradicamento, l’esistenza spesso in condizioni disumane, ma non si limitava a
condannare gli sfruttatori o a denunciare le carenze della politica. Cercava con
i missionari e le opere sociali originate da un senso evangelico della
condivisione e della carità dei rimedi soddisfacenti, senza trascurare mai la
cura delle anime.
Scalabriniani, santo imitabile
Combinando in maniera esemplare carità, santità e visione
profetica (in un mondo in cui cominciavano a diffond
ersi materialismo,
anticlericalismo, laicismo, secolarizzazione…), Monsignor Scalabrini, allora
vescovo di Piacenza, fondò due istituti missionari specializzati, per così dire, nella «cura spirituale degli
emigranti»: la Congregazione dei
Missionari di San Carlo Borromeo (conosciuti come Scalabriniani) e la Congregazione delle suore missionarie di
San Carlo Borromeo.
Dai missionari e dalle missionarie Scalabrini si aspettava
la massima dedizione non solo nell'attività sociale come espressione della
carità cristiana, ma anche nella cura delle anime e nella testimonianza di una
vita religiosa esemplare, santa. Durante l’omelia il giorno della sua
beatificazione (9.11.1997), l’allora papa Giovanni Paolo II disse di lui:
«L'universale vocazione alla santità fu costantemente sentita e vissuta in
prima persona da Giovanni Battista Scalabrini. Amava ripetere spesso:
"Potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi!".
Anelare alla santità e proporla a quanti incontrava fu sempre la prima sua
preoccupazione». E’ stato un Santo imitabile e per questo merita di essere
ricordato, anche in Svizzera!