23 ottobre 2024

35. L’Europa di Benedetto XVI (1a parte)

Un altro papa che si è speso molto per l’Europa e la riscoperta delle sue radici cristiane è stato il successore di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Il cardinale Josef Ratzinger, già assumendo il nome Benedetto intendeva affermare la continuità storica non solo del Papato, riprendendo il nome di un suo illustre predecessore, Benedetto XV (1854-1922), ma anche del Cristianesimo europeo (diffusosi soprattutto grazie al movimento monastico avviato da San Benedetto da Norcia. Mentre gli ultimi grandi papi erano interessati, riguardo all'Europa, soprattutto al dialogo interreligioso (specialmente con i «nostri fratelli cristiani»), Benedetto XVI aggiunse una particolarità legata al suo carisma di acuto teologo e attento osservatore della società contemporanea: l’analisi accurata e profonda dei mali che affliggono il continente (e il mondo) e delle possibilità di sanarli.

Benedetto XVI e Benedetto XV

Del papa Ratzinger i media internazionali sottolineavano, nei primi anni del suo pontificato, soprattutto l’origine tedesca associandola secondo un diffuso luogo comune a un presunto carattere freddo, quasi prussiano (benché fosse bavarese) e a un altrettanto presunto complesso di superiorità. Si sbagliavano e si accorsero presto del carattere mite e aperto di Benedetto XVI e cominciarono ad apprezzarne il metodo di lavoro, la finezza del ragionamento, l’ottima conoscenza della Bibbia e della Tradizione, la capacità di ascolto, la chiarezza della comunicazione verbale. Non subito, tuttavia, si accorsero del suo grande amore per l’Europa che rischiava, secondo lui, ma in linea col suo immediato predecessore, di perdere le sue radici cristiane, lasciandosi trascinare da una forma di «neo-paganesimo», dal relativismo, dal materialismo, dal dominio dell’avere sull'essere.

Eppure avrebbe dovuto far riflettere già la scelta del nome Benedetto, perché l’ultimo papa con quel nome, Benedetto XV, si era prodigato con grande coraggio per evitare il dramma della prima guerra mondiale, poi per fermare quella «inutile strage» e infine per garantire a tutti i popoli europei coinvolti una «pace giusta». Non vi era riuscito, ma per Joseph Ratzinger quei fallimenti non costituivano un problema, ma uno stimolo per proseguire gli sforzi nella stessa direzione, come confermerà qualche anno dopo: «sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli».

Benedetto XVI e Benedetto da Norcia

Altra fonte d’ispirazione per chiamarsi Benedetto gli proveniva dalla «vicinanza» ideale a san Benedetto di Norcia (480-546), il patriarca del monachesimo occidentale, che ebbe un’importanza straordinaria nella diffusione del cristianesimo nel continente europeo (cfr. L’ECO del 24.01.2044: Il monachesimo medievale e la nascita dell’Europa).

Del resto, appena poche ore prima della morte di Giovanni Paolo II, racconta un suo biografo, avendo ricevuto a Subiaco il «Premio San Benedetto», aveva ribadito l’impegno della Chiesa e uo per l’Europa: «Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, che in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce. Ritornò e fondò Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli».

Anche Benedetto XVI era fortemente preoccupato del futuro dell’Europa, perché rischiava di dimenticarsi (e di perdere) le «irrinunciabili radici cristiane della cultura e della civiltà europea».

In continuità con Giovanni Paolo II

Su questo punto Benedetto XVI si sentiva in continuità con un altro predecessore autorevole, Giovanni Paolo II, col quale aveva condiviso in larga misura preoccupazioni, analisi e soluzioni possibili anche riguardo al futuro dell’Europa. Dopo il crollo dei regimi totalitari dell’Europa orientale e la fine dei «blocchi contrapposti» (1989-1991), Giovanni Paolo II aveva auspicato un ripensamento globale dello sviluppo dell’intera Europa. Non ci fu, anzi, negli ultimi anni della sua vita, dovette costatare suo malgrado un peggioramento della situazione. 

Divenutone per volontà del Conclave suo successore, Benedetto XVI sentì come suo compito continuarne l’opera nella convinzione che un’Europa «cristiana» fosse ancora possibile, ma a una condizione: che in Europa ci fossero uomini toccati da Dio come San Benedetto che facessero avanzare la nuova evangelizzazione più che con le parole con la preghiera e la testimonianza.

Purtroppo, come si vedrà meglio nei prossimi articoli, anche Benedetto XVI dovette rendersi conto che l’Europa non stava più ad ascoltare i Papi, la secolarizzazione delle società europee aumentava, il relativismo cresceva …. Mai tuttavia Benedetto XVI perse la speranza perché, come vuole la Regola benedettina, «Nulla si anteponga all'opera di Dio» (Operi Dei nihil praeponatur). (Segue)

Giovanni Longu

Berna, 23.10.2024