Un altro papa che si è speso molto per l’Europa e la
riscoperta delle sue radici cristiane è stato il successore di Giovanni Paolo
II, Benedetto XVI. Il cardinale Josef Ratzinger, già assumendo il nome
Benedetto intendeva affermare la continuità storica non solo del Papato,
riprendendo il nome di un suo illustre predecessore, Benedetto XV (1854-1922),
ma anche del Cristianesimo europeo (diffusosi soprattutto grazie al movimento
monastico avviato da San Benedetto da Norcia. Mentre gli ultimi grandi papi
erano interessati, riguardo all'Europa, soprattutto al dialogo interreligioso
(specialmente con i «nostri fratelli cristiani»), Benedetto XVI aggiunse una
particolarità legata al suo carisma di acuto teologo e attento osservatore
della società contemporanea: l’analisi accurata e profonda dei mali che
affliggono il continente (e il mondo) e delle possibilità di sanarli.
Benedetto XVI e Benedetto XV
Eppure avrebbe dovuto far riflettere già la scelta del nome
Benedetto, perché l’ultimo papa con quel nome, Benedetto XV, si era
prodigato con grande coraggio per evitare il dramma della prima guerra
mondiale, poi per fermare quella «inutile strage» e infine per garantire a tutti
i popoli europei coinvolti una «pace giusta». Non vi era riuscito, ma per Joseph
Ratzinger quei fallimenti non costituivano un problema, ma uno stimolo per
proseguire gli sforzi nella stessa direzione, come confermerà qualche anno dopo:
«sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della
riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli».
Benedetto XVI e Benedetto da Norcia
Del resto, appena poche ore prima della morte di Giovanni Paolo II, racconta un suo biografo, avendo ricevuto a Subiaco il «Premio San Benedetto», aveva ribadito l’impegno della Chiesa e uo per l’Europa: «Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, che in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce. Ritornò e fondò Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli».
Anche Benedetto XVI era fortemente preoccupato del futuro
dell’Europa, perché rischiava di dimenticarsi (e di perdere) le «irrinunciabili
radici cristiane della cultura e della civiltà europea».
In continuità con Giovanni Paolo II
Su questo punto Benedetto XVI si sentiva in continuità con un altro predecessore autorevole, Giovanni Paolo II, col quale aveva condiviso in larga misura preoccupazioni, analisi e soluzioni possibili anche riguardo al futuro dell’Europa. Dopo il crollo dei regimi totalitari dell’Europa orientale e la fine dei «blocchi contrapposti» (1989-1991), Giovanni Paolo II aveva auspicato un ripensamento globale dello sviluppo dell’intera Europa. Non ci fu, anzi, negli ultimi anni della sua vita, dovette costatare suo malgrado un peggioramento della situazione.
Divenutone per volontà del
Conclave suo successore, Benedetto XVI sentì come suo compito continuarne
l’opera nella convinzione che un’Europa «cristiana» fosse ancora possibile, ma
a una condizione: che in Europa ci fossero uomini toccati da Dio come San
Benedetto che facessero avanzare la nuova evangelizzazione più che con le
parole con la preghiera e la testimonianza.
Purtroppo, come si vedrà meglio nei prossimi articoli, anche
Benedetto XVI dovette rendersi conto che l’Europa non stava più ad ascoltare i
Papi, la secolarizzazione delle società europee aumentava, il relativismo cresceva
…. Mai tuttavia Benedetto XVI perse la speranza perché, come vuole la Regola
benedettina, «Nulla si anteponga all'opera di Dio» (Operi Dei nihil
praeponatur). (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 23.10.2024