31 dicembre 2022

In ricordo di Franco Pesce e Cosimo Titolo

 Il 2022 che sta per finire è stato sotto molti aspetti un «annus horribilis». Fra l’altro si è portato via anche due persone molto stimate dalla collettività italiana di Berna e Regione per aver contribuito negli ultimi decenni al suo arricchimento morale e culturale: Franco Pesce (1932-2022) e Cosimo Titolo (1946-2022). Meritano pertanto di essere ricordati come figure emblematiche dell’immigrazione italiana della seconda metà del secolo scorso.

Desidero ricordarli insieme perché Franco e Cosimo avevano molto in comune. Anzitutto li accomunava la condizione di immigrati, che cercarono tutta la vita di migliorare, a vantaggio degli altri più che di sé stessi. Combatterono molte battaglie per rimuovere dalla vita dei connazionali ostacoli, privazioni o riduzioni di diritti. Promossero in vari modi la conservazione e lo sviluppo dell’italianità, ma nella consapevolezza, soprattutto negli ultimi decenni, che l’integrazione era la carta vincente delle generazioni giovani.

Franco e Cosimo avevano in comune anche la militanza politica nel Partito comunista italiano, che servì loro, sia pure in contesti diversi, per denunciare disservizi, carenze e (presunte) ingiustizie da parte dello Stato italiano e della Svizzera e per rivendicare maggiore rispetto, maggiori diritti e migliori condizioni da parte delle autorità di entrambi i Paesi.

Franco e Cosimo sono stati sempre molto attivi anche nell'associazionismo di tipo solidaristico (sindacati, Colonie libere, Casa d’Italia, CISAP…) promuovendo e sostenendo ogni sorta d’iniziativa che contribuisse alla soddisfazione sociale, culturale, morale e sportiva dei concittadini.

Entrambi saranno ricordati, almeno da chi li ha conosciuti, per il loro convincimento della radicalità dei valori democratici derivanti dall'antifascismo, dalla Resistenza e dalla Costituzione. Fra l’altro, Franco possedeva una splendida collezione filatelica sul tema della Resistenza e Cosimo, da presidente della Casa d’Italia, teneva moltissimo alle celebrazioni del 25 aprile. Franco e Cosimo (mi piace immaginarli insieme anche nell'aldilà) saranno ricordati anche per quella sorta di volontà redentiva della condizione di emigrati involontari che manifestavano attraverso l'impegno costante nella rivendicazione di giusti diritti, il lavoro coscienzioso, la solidarietà, la cultura, l’amicizia, lo sforzo d’integrazione quotidiana, la gioia della famiglia.

Franco ha avuto alla fine della sua carriera migratoria la soddisfazione di tornare per gli ultimi anni della sua vita alla sua amata Voltri, vicino a Genova, dove era cresciuto e si era formato come abile meccanico. Cosimo è rimasto fino all'ultimo in questo Paese, dove ha lavorato fino alla pensione come meccanico di precisione (dopo un corso serale al CISAP di Thun) e avviato un’attività commerciale a conduzione familiare. Non so quanto si sia goduto la meritata pensione. Certamente aveva in testa progetti a cui ha dovuto rinunciare.

Quando il 5 dicembre scorso ci siamo salutati alla Casa d’Italia in occasione della Festa del Socio, mi accennò al futuro della Casa d’Italia, ma senza formulare alcunché di concreto. Mi disse solo: «Caro Longu (così mi chiamava anche se ci conoscevamo da quasi 50 anni) prossimamente dobbiamo vederci perché alla Casa d’Italia bisogna organizzare qualcosa d’importante».

Totalmente all'oscuro di eventuali progetti, mi colpì il tono serio con cui mi disse queste parole e l’aggettivo «importante». Congedandomi gli assicurai la mia disponibilità a incontrarlo anche tra Natale e Capodanno e tra di me cercai d’immaginare di che cosa avremmo potuto parlare d’«importante»: forse come caratterizzare meglio la Casa d’Italia come centro d’italianità, come coinvolgere in questo progetto i giovani italiani della seconda e terza generazione, oppure chi sa di che cosa? Non fantastico più, perché l’ideatore se n’è andato, forse sperando che altri seguano le sue orme con lo stesso coraggio e la stessa idealità.
Giovanni Longu
Berna, 31.12.2022