Il 2022 che sta per finire è stato sotto molti aspetti un «annus horribilis». Fra l’altro si è portato via anche due persone molto stimate dalla collettività italiana di Berna e Regione per aver contribuito negli ultimi decenni al suo arricchimento morale e culturale: Franco Pesce (1932-2022) e Cosimo Titolo (1946-2022). Meritano pertanto di essere ricordati come figure emblematiche dell’immigrazione italiana della seconda metà del secolo scorso.
Franco
e Cosimo avevano in comune anche la militanza politica nel Partito comunista
italiano, che servì loro, sia pure in contesti diversi, per denunciare disservizi,
carenze e (presunte) ingiustizie da parte dello Stato italiano e della Svizzera e per
rivendicare maggiore rispetto, maggiori diritti e migliori condizioni da parte delle
autorità di entrambi i Paesi.
Franco e Cosimo sono stati sempre molto attivi anche nell'associazionismo di tipo solidaristico
(sindacati, Colonie libere, Casa d’Italia, CISAP…) promuovendo e sostenendo ogni
sorta d’iniziativa che contribuisse alla soddisfazione sociale, culturale,
morale e sportiva dei concittadini.
Entrambi
saranno ricordati, almeno da chi li ha conosciuti, per il loro convincimento
della radicalità dei valori democratici derivanti dall'antifascismo, dalla
Resistenza e dalla Costituzione. Fra l’altro, Franco possedeva una splendida collezione
filatelica sul tema della Resistenza e Cosimo, da presidente della Casa
d’Italia, teneva moltissimo alle celebrazioni del 25 aprile. Franco e Cosimo (mi
piace immaginarli insieme anche nell'aldilà) saranno ricordati anche per quella
sorta di volontà redentiva della condizione di emigrati involontari che manifestavano attraverso l'impegno costante nella rivendicazione di giusti diritti, il
lavoro coscienzioso, la solidarietà, la cultura, l’amicizia, lo sforzo
d’integrazione quotidiana, la gioia della famiglia.
Franco
ha avuto alla fine della sua carriera migratoria la soddisfazione di tornare
per gli ultimi anni della sua vita alla sua amata Voltri, vicino a Genova, dove
era cresciuto e si era formato come abile meccanico. Cosimo è rimasto fino all'ultimo
in questo Paese, dove ha lavorato fino alla pensione come meccanico di
precisione (dopo un corso serale al CISAP di Thun) e avviato un’attività
commerciale a conduzione familiare. Non so quanto si sia goduto la meritata
pensione. Certamente aveva in testa progetti a cui ha dovuto rinunciare.
Quando
il 5 dicembre scorso ci siamo salutati alla Casa d’Italia in occasione della
Festa del Socio, mi accennò al futuro della Casa d’Italia, ma senza formulare
alcunché di concreto. Mi disse solo: «Caro Longu (così mi chiamava anche se ci
conoscevamo da quasi 50 anni) prossimamente dobbiamo vederci perché alla Casa
d’Italia bisogna organizzare qualcosa d’importante».
Berna, 31.12.2022