19 luglio 2023

Per una pace «giusta» tra Russia e Ucraina (seconda parte)

Nessuno osa fare previsioni sulla fine della guerra e probabilmente durerà ancora a lungo, perché non è pensabile un superamento in tempi brevi dei nazionalismi che l’hanno provocata e, nonostante l’intervento (esterno) della NATO a fianco dell’Ucraina, risulta anche difficile immaginare una prossima sconfitta dell’imperialismo russo. La prospettiva di pace «giusta» tra i due principali belligeranti sembra dunque allontanarsi, ma sarebbe un errore fatale soprattutto per l’Occidente lasciare che a vincere la guerra sia il nazionalismo che resisterà più a lungo. Bisognerebbe invece cominciare subito a sviluppare le condizioni di una pace duratura, motivando le coscienze a ripudiare la guerra e a sostenere il rispetto della dignità umana e della vera «democrazia» (governo del popolo, sovranità popolare).

Lotta ai nazionalismi

Nella storia ci sono sempre stati momenti in cui per un popolo si palesava chiaramente l’esigenza dell’unità nazionale per una difesa più efficace contro i nemici esterni. In molti popoli, tuttavia, c’è stato pure il tentativo, spesso riuscito, di eliminare gli oppositori interni. Purtroppo, simili tentativi, magari in forme meno violente, esistono ancora, anche all'interno di popoli considerati «democratici» e non solo in quelli a regime autocratico.

Non si può ignorare che all'origine di questa guerra c’è un forte rigurgito del nazionalismo russo di stampo zarista (ancora incapace di accettare il disfacimento dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991), ma anche un’evidente incapacità del governo ucraino, espressione di uno Stato sovranista e nazionalista, di gestire democraticamente le diversità linguistiche e culturali delle minoranze nazionali, colpite specialmente in settori sensibili come quelli dell'istruzione e della cultura.

La complessità e la drammaticità della guerra e forse anche la difficoltà oggettiva di individuarne le cause ha spinto la stampa occidentale a considerare questa guerra solo come un’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Nessuno, o quasi, la considera uno scontro feroce tra due nazionalismi, forse per non dover ammettere che non solo Putin è un autocrate illuso di ricreare la Grande Madre Russia, ma anche Zelensky è un autocrate illuso di sottomettere con la forza le minoranze nazionali e di riconquistare tutti i territori occupati dai separatisti ucraini e dai russi (Crimea compresa).

Verso una pace «giusta»

Questi capi di Stato sembrano aver la mente offuscata da un bieco cinismo a tal punto da non rendersi conto che da questo conflitto inutile e disumano ne usciranno sconfitti entrambi, non solo per i morti e i danni che avranno sulla coscienza, ma anche e soprattutto per non aver nemmeno tentato di giocare l’unica carta vincente che avevano nelle mani, quella della pace e della collaborazione. Quei territori contesi avrebbero potuto rappresentare il completo superamento del nazionalismo, una forma ideale di collaborazione transfrontaliera, una formula magica per garantire alle popolazioni interessate una sostenibile prosperità.

La guerra russo-ucraina è uno scontro feroce tra nazionalismi.
La disfatta politica dei due autocrati dovrebbe coinvolgere anche alcuni (ir)responsabili politici occidentali, americani ed europei, che da almeno un decennio hanno preferito investire sul potenziamento dell’armamento ucraino, invece di promuovere la distensione, il disarmo, la collaborazione, la collaborazione transnazionale, la soluzione federalistica delle regioni del Donbass, dove è in atto una vera e propria guerra civile. Spero che siano i rispettivi popoli a disfarsi presto di questi personaggi incapaci di distinguere i mali della guerra dai beni della pace.

Purtroppo, a questo punto e con questi personaggi ancora in attività, è difficile ipotizzare un immediato cessate il fuoco e l’avvio di seri negoziati di pace, dopo che Zelensky ribadisce in continuazione che il negoziato potrà iniziare solo quando la Russia sarà sconfitta e Biden e gli alleati europei (Meloni compresa) riaffermano ad ogni incontro che sosterranno l’Ucraina a 360 gradi finché sarà necessario. Credo che sia legittimo il sospetto che questo Occidente nasconda in realtà altri interessi di natura economica, finanziaria e militare, perché sembra non rendersi conto che i valori da difendere non sono quelli presunti «occidentali» ma quelli «universali», dell’umanità intera.

Nelle scorse settimane si è sperato molto in un intervento del Vaticano, perché la componente religiosa è presente in tutti i nazionalismi, compresi quello russo e quello ucraino, ma non sembra abbia riscosso il sostegno dei principali interessati. Bisognerà farsene una ragione? Certamente, purché non significhi rassegnarsi alla guerra. Del resto non sarebbe saggio riproporre un nuovo periodo di «guerra fredda» bipolare mentre il club dei Paesi emergenti (i Brics: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si rafforza e non starebbe certo a guardare. (Segue)

Giovanni Longu
Berna 19.07.2023