Nessuno osa fare previsioni sulla fine della guerra e probabilmente durerà ancora a lungo, perché non è pensabile un superamento in tempi brevi dei nazionalismi che l’hanno provocata e, nonostante l’intervento (esterno) della NATO a fianco dell’Ucraina, risulta anche difficile immaginare una prossima sconfitta dell’imperialismo russo. La prospettiva di pace «giusta» tra i due principali belligeranti sembra dunque allontanarsi, ma sarebbe un errore fatale soprattutto per l’Occidente lasciare che a vincere la guerra sia il nazionalismo che resisterà più a lungo. Bisognerebbe invece cominciare subito a sviluppare le condizioni di una pace duratura, motivando le coscienze a ripudiare la guerra e a sostenere il rispetto della dignità umana e della vera «democrazia» (governo del popolo, sovranità popolare).
Lotta ai nazionalismi
Non si può ignorare che all'origine di questa guerra c’è un
forte rigurgito del nazionalismo russo di stampo zarista (ancora incapace di
accettare il disfacimento dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991), ma anche
un’evidente incapacità del governo ucraino, espressione di uno Stato sovranista
e nazionalista, di gestire democraticamente le diversità linguistiche e
culturali delle minoranze nazionali, colpite specialmente in settori sensibili
come quelli dell'istruzione e della cultura.
La complessità e la drammaticità della guerra e forse anche
la difficoltà oggettiva di individuarne le cause ha spinto la stampa
occidentale a considerare questa guerra solo come un’aggressione della Russia
contro l’Ucraina. Nessuno, o quasi, la considera uno scontro feroce tra due
nazionalismi, forse per non dover ammettere che non solo Putin è un autocrate illuso di ricreare la Grande
Madre Russia, ma anche Zelensky è un
autocrate illuso di sottomettere con la forza le minoranze nazionali e di riconquistare
tutti i territori occupati dai separatisti ucraini e dai russi (Crimea
compresa).
Verso una pace «giusta»
Questi capi di Stato sembrano aver la mente offuscata da un
bieco cinismo a tal punto da non rendersi conto che da questo conflitto inutile
e disumano ne usciranno sconfitti entrambi, non solo per i morti e i danni che avranno
sulla coscienza, ma anche e soprattutto per non aver nemmeno tentato di giocare
l’unica carta vincente che avevano nelle mani, quella della pace e della
collaborazione. Quei territori contesi avrebbero potuto rappresentare il
completo superamento del nazionalismo, una forma ideale di collaborazione
transfrontaliera, una formula magica per garantire alle popolazioni interessate
una sostenibile prosperità.
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La guerra russo-ucraina è uno scontro feroce tra nazionalismi. |
Purtroppo, a questo punto e con questi personaggi ancora in
attività, è difficile ipotizzare un immediato cessate il fuoco e l’avvio di
seri negoziati di pace, dopo che Zelensky ribadisce in continuazione che il
negoziato potrà iniziare solo quando la Russia sarà sconfitta e Biden e gli alleati europei (Meloni compresa) riaffermano ad ogni incontro che
sosterranno l’Ucraina a 360 gradi finché sarà necessario. Credo che sia
legittimo il sospetto che questo Occidente nasconda in realtà altri interessi
di natura economica, finanziaria e militare, perché sembra non rendersi conto
che i valori da difendere non sono quelli presunti «occidentali» ma quelli «universali»,
dell’umanità intera.
Nelle scorse settimane si è sperato molto in un intervento
del Vaticano, perché la componente religiosa è presente in tutti i
nazionalismi, compresi quello russo e quello ucraino, ma non sembra abbia
riscosso il sostegno dei principali interessati. Bisognerà farsene una ragione?
Certamente, purché non significhi rassegnarsi alla guerra. Del resto non sarebbe
saggio riproporre un nuovo periodo di «guerra fredda» bipolare mentre il club
dei Paesi emergenti (i Brics: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si
rafforza e non starebbe certo a guardare. (Segue)
Giovanni Longu
Berna 19.07.2023