In questi ultimi anni
il tema dell’italiano come lingua nazionale e ufficiale della Svizzera è stato
variamente studiato e discusso da un punto di vista che rassomiglia, per un
verso, a quello del medico di fronte ad un malato grave, chiedendosi come
guarirlo, ma che se ne discosta, per altro verso, alquanto perché, mentre il
medico prima di somministrare la medicina giusta fa un’accurata diagnosi della
malattia partendo dai sintomi, molti analisti dell’italiano sembrano fermarsi
ai sintomi senza ricercarne le cause. Mi piacerebbe che quest’anno l’italiano
venisse trattato non come un malato grave, ma come un bene prezioso, per quanto
debole, da proteggere e da sostenere nella vita politica, economica, culturale
della Svizzera.
L’italiano è costituzionalmente debole
Molti suggeritori di
cure ad hoc per «salvare» l’italiano sembrano dimenticare che la lingua
italiana in Svizzera è costituzionalmente debole, nel senso che il suo stato di
salute non dipende tanto da principi costituzionali o norme legislative da
invocare a protezione, quanto piuttosto dal numero e dal peso culturale,
sociale, politico ed economico, dei suoi utilizzatori.
Spesso si fa
riferimento al fatto che in Svizzera la stessa Costituzione federale fin dal 1848
considera l’italiano «lingua nazionale» e «lingua ufficiale», ma si dimentica
di aggiungere che queste affermazioni sono vincolanti per la Confederazione (dove
per altro il suo peso è marginale) e solo in misura minore e limitatamente a
certi ambiti per i Cantoni e i Comuni). In proposito la legge sulle lingue del
2007 è chiara. Giusto all’inizio del primo articolo si precisa che la presente
legge disciplina «a. l'uso delle lingue ufficiali da parte e nei confronti
delle autorità federali».
E’ vero che nello
stesso articolo si aggiunge che la legge disciplina anche: «b. la promozione della comprensione e degli scambi tra
le comunità linguistiche; c. il sostegno dei Cantoni plurilingui
nell'adempimento dei loro compiti speciali; d. il sostegno ai Cantoni dei
Grigioni e Ticino per le misure a favore del romancio e dell'italiano»; ma a
ben vedere si tratta sempre di campi in cui molta iniziativa è lasciata ai
Cantoni senza grandi spazi per interventi esterni.
Non va tuttavia dimenticato
che l’italiano è un bene prezioso per la Svizzera, perché contribuisce al
rafforzamento dell’identità nazionale. Al riguardo la Confederazione fa molto
(grazie anche agli stimoli della Deputazione ticinese alle Camere federali, alle
sollecitazioni dell’intergruppo parlamentare «Italianità», agli interventi del
«Forum per l’italiano», ecc.), ma anche i Cantoni e tutte le istituzioni
pubbliche dovrebbero sentire il dovere di proteggerlo.
L’italiano ha
bisogno del sostegno dal basso
Tuttavia, invocare
l’applicazione di principi costituzionali e legali al di fuori dell’ambito
dell’amministrazione federale (dove la competenza della Confederazione è
totale) per far sì, per esempio, che le scuole impartiscono corsi di italiano,
che nella maturità federale sia sempre prevista l’opzione italiano, che nelle
imprese pubbliche o nei musei il plurilinguismo sia sempre e totalmente
garantito, ecc. significa dimenticare che in campo scolastico, linguistico e
culturale i Cantoni e persino i Comuni sono gelosi della propria autonomia.
Perché l’italiano viva
e sia presente nelle scuole a tutti i livelli, nelle comunicazioni ufficiali e
nelle istituzioni, è necessaria una forte iniziativa dal basso. Se la domanda
d’italiano è consistente e ben motivata sono convinto che nessun Cantone e
nessuna istituzione pubblica può rifiutarsi di prenderla seriamente in
considerazione. Spesso, invece, la domanda è debole e insufficientemente
motivata.
L'italiano va usato correttamente

Ancora, non basta utilizzare l'italiano in una
maniera qualunque, ma bisogna adoperarlo bene, in modo appropriato e corretto
anche nella comunicazione ordinaria (però non come in tanti post che si leggono purtroppo in Facebook!), soprattutto come veicolo culturale (in svariati campi, dall’arte alla letteratura, alla musica, al cinema, alla moda, alla stampa, ecc.), ma anche come
strumento spendibile e utile nella vita politica, economica e culturale.
Per questo sono insostituibili le scuole, le università, alcune istituzioni come la Dante Alighieri e l'Università delle tre età. La loro frequenza è una garanzia per la sopravvivenza della lingua italiana in Svizzera, dove essa dev’essere vissuta anche come elemento significativo dell’identità
nazionale.
Giovanni Longu
Berna, 3 gennaio 2019
Berna, 3 gennaio 2019