21 febbraio 2024

7. La caduta di Costantinopoli, la vittoria di Lepanto e la coscienza «europea»

Le crociate erano state in larga misura un fallimento, ma non avevano azzerato l’indignazione dei cristiani per i soprusi dei musulmani né tantomeno la paura di essere prima o poi sopraffatti dall'Islam. Tuttavia, mentre il primo sentimento non suscitava più alcuna volontà di rivalsa a causa della disgregazione del Sacro Romano Impero, dell’esiguità dell’Impero d’Oriente (ormai ridotto a poco più della città di Costantinopoli) e del disinteresse della Chiesa, la paura spingeva i singoli Stati a dotarsi di eserciti nazionali per la difesa dei propri territori, ricorrendo talvolta anche all'aiuto di altri eserciti cristiani, com'era avvenuto nel 732 a Poitiers (Francia), in Spagna durante la «reconquista» (terminata nel 1492) e come avverrà a Lepanto nel 1571.

Islam pericolo reale

Caduta di Costantinopoli  (Domenico Tintoretto - Venezia, Sala del Maggior Consiglio)
Le crociate erano fallite a causa del declino degli Imperi (frantumati in tanti regni, principati, ducati, repubbliche, spesso in lotta fra loro), dei differenti interessi dei partecipanti alle varie coalizioni e della debolezza della Chiesa (contestata sia all'interno che all'esterno). Era perciò impensabile una nuova reazione militare dell’Occidente per sconfiggere l’Islam. Le stesse repubbliche marinare di Genova e Venezia, che avevano tratto grandi profitti dalle crociate, preferivano tener pronte le loro marinerie non per trasportare pellegrini e guerrieri, ma per gli inevitabili scontri che ci sarebbero stati per il controllo dei commerci fra Oriente e Occidente.

D’altra parte, il pericolo islamico era reale. L’Islam faceva paura perché non era solo una religione nuova, sebbene si ponesse in continuità con l’Ebraismo e il Cristianesimo, ma anche, secondo le stesse indicazioni del fondatore Maometto (570 ca.-632), un movimento politico e militare che incitava alla «guerra santa» contro gli infedeli.

Effettivamente, dopo aver conquistato l’Arabia e occupato gran parte dell’Impero bizantino (Siria, Palestina, Sicilia e alcune zone della Sardegna), i musulmani si erano spinti ad Oriente sconfiggendo i Turchi (convertendoli) e respingendo le orde dei Mongoli, avevano islamizzato tutto il Nord Africa (Egitto, Libia, Magreb) e buona parte della Spagna, ed erano intenzionati ad estendersi sia in Occidente che in Asia.

Nessuna forza sembrava in grado di arrestarne l’avanzata, specialmente dopo che i Turchi musulmani erano riusciti a costituire un grande impero (Impero Ottomano), a conquistare l’intera Anatolia e quel che restava dell’Impero bizantino, a far capitolare Costantinopoli (29 maggio 1453) e a dirigersi coi loro eserciti verso Ungheria, Serbia, Croazia e Austria.

La caduta di Costantinopoli

La caduta di Costantinopoli, che aveva consentito al conquistatore ottomano Maometto II (1432-1481) di entrare a cavallo nella chiesa di Santa Sofia, suscitò nell'Occidente cristiano forte sgomento e preoccupazione, come osservava Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), allora segretario della cancelleria dell’imperatore Federico III d’Asburgo (1415-1493) e futuro papa Pio II (dal 1458), perché sembrava la caduta di un simbolo fondante del Cristianesimo e un brutto presagio per la sorte della Cristianità. Del resto, Maometto II non si faceva scrupoli, si considerava l’erede legittimo del passato imperiale di Costantinopoli e come capo dell’Islam aspirava al dominio universale esteso anche all'Occidente cristiano. Di fatto, conquistò quasi subito l’intera Penisola Balcanica (ad eccezione di alcuni territori sotto dominio veneziano) e parte dell’Ungheria.

L’Islam non riuscì tuttavia ad estendersi nell'Asia settentrionale perché il principato della Moscova (oggi Russia europea), dopo la caduta dell’Impero bizantino, cercava a sua volta di estendersi sia a nord che ad est oltre gli Urali. Inoltre, la Chiesa di Mosca (la «Nuova Roma»), divenuta la più autorevole delle Chiese ortodosse, non disperava di poter riportare un giorno la croce a Santa Sofia a Costantinopoli; e intanto faceva costruire nella capitale la splendida cattedrale di San Basilio. Senza la resistenza russa probabilmente l’Europa sarebbe stata interamente islamizzata.

Anche in Occidente, dopo la conquista della penisola iberica, fu più difficile all'Islam estendere la propria influenza perché le monarchie si erano dotate di eserciti nazionali forti ed erano disposti, se necessario, a coalizzarsi per una difesa efficace o per sostenere la riconquista dei territori persi, come stava facendo la Spagna. La paura, tuttavia, era ancora diffusa.

La vittoria di Lepanto

Battaglia di Lepanto, vinta dalla flotta cristiana (1571)
Nel 1570, quando i Turchi stavano per impadronirsi di Cipro, il papa Pio V (1504-1572) promosse un’alleanza tra i cristiani, che mise in mare una flotta di oltre duecento navi ben armate. Vi partecipavano la Repubblica di Venezia (che mise a disposizione la metà delle imbarcazioni), l'Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia), lo Stato Pontificio, la Repubblica di Genova, i Cavalieri di Malta, il Ducato di Savoia, il Granducato di Toscana e altri Stati italiani. 

Lo scontro con la flotta turca di trecento navi avvenne il 7 ottobre 1571 nel golfo di Lepanto. La vittoria schiacciante della flotta cristiana produsse un’impressione fortissima in tutta la Cristianità ed ebbe un’importante ricaduta sul piano della devozione, soprattutto di quella mariana: alla Vergine, infatti, si attribuì l’esito dello scontro navale e il papa consacrò alla Madonna della Vittoria la prima domenica di ottobre.

La vittoria di Lepanto non segnò la nascita dell’Europa, ma contribuì a delinearne i confini. Fu un grande segno di speranza e rafforzò la coscienza «europea» con solide radici cristiane.

Giovanni Longu
Berna, 21.2.2024