L’immigrazione
italiana in Svizzera è una storia lunga, complessa e avvincente, una delle più
importanti pagine della storia moderna della Svizzera. Non è facile raccontarla
in una forma breve, semplice, comprensiva e allo stesso
tempo oggettiva, non solo perché abbraccia un periodo di ben 150 anni,
ma anche perché la narrazione che se ne fa abitualmente è spesso sommaria,
soggettiva, squilibrata, persino triste. Molti testi, basati su racconti
autobiografici, su testimonianze episodiche, su fonti orali limitate tendono a
evidenziare più gli ostacoli che gli immigrati hanno dovuto superare che gli
sforzi per superarli, più le discriminazioni (vere o presunte) sopportate che i
tentativi per colmare lacune e distanze, più i torti subiti che le opportunità
di successo ricevute, ecc.
Non solo aspetti
negativi, ma anche positivi
Sull’immigrazione
italiana in Svizzera esiste ormai una vasta letteratura. Accanto a studi
approfonditi e innumerevoli saggi di storici, sociologi, linguisti e
ricercatori vari, è disponibile anche tutta una serie di filmati, interviste
scritte, orali, televisive, racconti di immigrate e immigrati, memorie
autobiografiche e documenti vari, che offrono interessanti e a volte
appassionate descrizioni di esperienze migratorie. ![]() |
Immigrati italiani, anni '50. |
Molte narrazioni non
vanno oltre questa visione negativa della «vita dell’emigrato». Eppure essa
contiene anche molti aspetti positivi che spesso non vengono rilevati e
valorizzati sufficientemente. Si pensi allo spirito di sacrificio di tantissimi
immigrati per far stare meglio la famiglia, al coraggio nell’affrontare
condizioni di vita e di lavoro dure, alla volontà di affrancarsi da situazioni
di disagio, di povertà e spesso d’ignoranza, alla chiarezza del progetto di
vita e alla tenacia nel volerlo realizzare, all’impegno sul lavoro, al
risparmio finalizzato all’investimento nella sicurezza della casa e nella
formazione dei figli, al rispetto degli altri, ma anche al senso della festa,
della vita associativa, dei grandi raduni, all’orgoglio di essere italiani,
all’amicizia, alla solidarietà, alla generosità, ecc.
Immigrazione
economica volontaria
Mi propongo, in una serie di
articoli, di illustrare a grandi linee la lunga storia dell’immigrazione
italiana in Svizzera, nei suoi molteplici aspetti negativi e positivi, senza
negarne o enfatizzarne alcuno, ma cercando di mettere in evidenza la sua
complessità, la sua lenta e contrastata evoluzione e la sua importanza per
entrambi i Paesi coinvolti e soprattutto per i protagonisti immigrati.
Mi sembra opportuno
precisare subito che l’oggetto di questi articoli è l’immigrazione economica
di generazioni d’italiani dall’Unità d’Italia ai nostri giorni. I confronti
che talvolta vengono proposti con i profughi di oggi non aiutano a capire la
storia dell’emigrazione italiana. Questa, infatti, è stata sempre, almeno sotto
il profilo del diritto, un’emigrazione libera, talvolta incoraggiata, ma mai forzata.
Mi sembra importante ribadire questo aspetto perché il successo dell’esperienza
migratoria in Svizzera, a livello individuale e collettivo, è anche legato
all’esercizio di tale libertà (e responsabilità).
Poche
caratteristiche comuni e molte differenze
Parlando di
«immigrazione italiana in Svizzera» è bene evidenziare anche che la sua storia
è difficilmente riassumibile in poche pagine non solo perché si è svolta in un
arco di tempo molto ampio (oltre un secolo e mezzo) e si è sviluppata in
contesti storici, politici ed economici molto diversi, ma anche perché ha
coinvolto milioni di persone, provenienti da regioni e contesti
socioeconomici diversi, con mentalità, abitudini, formazione, aspettative
diverse e con esiti assai differenti. Uno sforzo di sintesi sarà pertanto
inevitabile.
La complessità della
materia pone qualche difficoltà anche al linguaggio, per cui, per esempio,
quando si parla «immigrazione italiana» senza riferimento a epoche e contesti
precisi l’espressione ha il valore di semplice aggregato linguistico utilizzato
per indicare genericamente gli immigrati italiani di diverse epoche,
provenienze, ecc. Tanto più che gli «immigrati italiani in Svizzera» non hanno mai
costituito una popolazione omogenea.
Le varie generazioni
di immigrati hanno infatti avuto sempre poche caratteristiche comuni.
Fino agli anni Settanta si poteva dire che gli immigrati italiani erano giunti
in Svizzera desiderosi di una vita migliore, moltissimi erano disposti a
svolgere qualsiasi lavoro, anche pericoloso, intendevano farsi un bel gruzzolo
e poi rientrare in patria per costruirsi la casa, mettere in sicurezza la
famiglia, garantire ai figli un avvenire meno faticoso e più dignitoso. In
comune avevano anche di essere quasi tutti poco scolarizzati e con conoscenze
della lingua locale scarse o nulle. Le differenze erano più numerose.
Esse riguardavano in particolare la provenienza (da ogni parte d’Italia), la
formazione scolastica, il lavoro esercitato prima e dopo, la capacità di
adattamento, le aspettative, i progetti per il futuro, ecc.
Bilancio
complessivamente positivo
Di fronte alla
complessità dell’immigrazione italiana in Svizzera e alla difficoltà di
raccontarla tenendo conto dei vari aspetti, numerosi studiosi hanno preferito
una semplificazione inaccettabile, quella di drammatizzare troppo le difficoltà
(fino a considerare gli immigrati i moderni schiavi dell’imperialismo
economico) e sia quella di enfatizzare troppo i successi (generalizzandoli ed
esagerandoli).
In una narrazione
distaccata e serena, non ideologizzata, le varie voci, attive e passive,
riportate obiettivamente, alla fine devono essere messe a confronto in una
sorta di bilancio. Soprattutto il saldo è importante, non le singole voci. In
un ipotetico bilancio di tutta la storia dell’immigrazione italiana in
Svizzera, il saldo non potrebbe che essere positivo, favorevole agli
immigrati italiani. Si potrebbe obiettare che per il popolo svizzero è (stato)
più positivo e sarebbe difficile negarlo, ma ciò non toglie che sia (stato)
positivo anche per gli immigrati.
Per convincersene
basterebbe mettere a confronto il prima dell’espatrio (ricordando le
ragioni dell’emigrazione: povertà, debiti, desiderio di un lavoro stabile,
certezza del reddito, ricerca del meglio, dare un futuro ai figli, ecc.) e il dopo
(gran parte degli obiettivi raggiunti, soddisfazione familiare, maggiori
possibilità per i figli, ecc.).
La prova e il merito
del successo
Lo storico o chiunque
voglia conoscere e capire il fenomeno migratorio non dovrebbe limitarsi a
osservare episodicamente l’intermezzo (il periodo di emigrazione tra il prima e
il dopo), ma concentrare l’attenzione soprattutto sul dopo, sui risultati. La
fase intermedia, la vita della prima generazione, è certamente
fondamentale, ma l’orizzonte dell’osservazione va spinto in avanti. E’ vero che
per molti decenni, almeno fino agli anni Ottanta del secolo scorso, gli
immigrati italiani hanno avuto una vita difficile, ma non c’è dubbio che anche
per loro il bilancio è positivo perché, almeno nella maggioranza dei casi,
hanno raggiunto gli obiettivi che si erano proposti, soprattutto quello
fondamentale di assicurare un futuro più sereno ai loro figli e nipoti.
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L'immigrazione italiana verso la Svizzera continua ancora! |
Uno sguardo
distaccato e partecipe
Nella narrazione
intendo mantenere un atteggiamento allo stesso tempo distaccato e partecipe,
osservando il fenomeno immigratorio dall’esterno e dall’interno in tutti i suoi aspetti essenziali. Cercherò di mettere in luce sia
il contesto storico, politico, economico italiano e svizzero in cui si
susseguirono i flussi immigratori dall’Italia verso la Svizzera e sia le
principali caratteristiche socio-demografiche, culturali e professionali degli
immigrati, attingendo a fonti statistiche, documentarie e orali, anche inedite,
oltre che alla mia stessa esperienza.
Sarà inevitabile, in questa
trattazione, dare qua e là valutazioni sulle politiche migratorie italiana e
svizzera, come pure su atteggiamenti e comportamenti degli stessi immigrati e
delle loro organizzazioni, rifiutando tuttavia quelle visioni ideologizzate che
si servono soprattutto di contrapposizioni (spesso di tipo manicheo tra buoni e
cattivi, sfruttati e sfruttatori) che, a mio parere, non tengono sufficiente
conto dei fatti, del contesto socio-politico e delle stesse caratteristiche
degli immigrati.
L’immigrazione italiana in Svizzera è soprattutto una storia
di donne e uomini coraggiosi alla ricerca del meglio, è una storia interessante
e avvincente. (Segue)Giovanni Longu
Berna 18.01.2017