30 maggio 2018

DIECI ANNI DELL’UNITRE DI SOLETTA


L’UNITRE della Svizzera è un’associazione di formazione che riprende il meglio dell’associazionismo tradizionale e lo sviluppa secondo modalità moderne ed efficaci. Per quanti non la conoscessero né direttamente né indirettamente, è utile ricordare che il nome è un acronimo di Università delle Tre Età. La prima parte (UNI) riprende il nome dato comunemente a quei luoghi del sapere universale dove s’incontrano docenti e studenti; la seconda parte (TRE) indica le persone «delle tre età» a cui si rivolge, ossia tutte le persone di ogni età che desiderano ampliare i propri orizzonti culturali. Né la prima né la seconda parte danno tuttavia il senso più profondo e più vero, a mio parere, dell’UNITRE, per cui mi sembra utile qualche precisazione.


Universalità e umanità
Anzitutto l’uso del termine università non deve apparire un abuso. Semmai riprende il concetto originario di universitas o universalità nel senso di pluralità di cose (insegnamenti) e di persone legate da un rapporto giuridico in senso largo (per esempio l’appartenenza ad una comunità, ad una associazione, ad un gruppo d’interesse). Oggi il termine «università» fa pensare immediatamente a un luogo (sebbene le moderne università siano dislocate in più edifici) in cui si studia e si fa ricerca sotto la guida di professori; originariamente si riferiva piuttosto a una comunità di persone, unite in un’unità d’intenti. Anche l’UNITRE intende sottolineare l’aspetto personale più che locale.
Partecipanti a un corso sui rapporti Svizzera-Unione Europea
Il termine università, nel senso di luogo del sapere universale si addice bene all’UNITRE perché, anche se non si articola in facoltà in senso tecnico, offre corsi in diverse aree tematiche che spaziano dalla linguistica all’artistica, dall’umanistica alle moderne tecnologie della comunicazione, dalla storia alla teologia, dall’attività motoria alla salute, ecc. Ma evidentemente all’UNITRE non si conquistano riconoscimenti tipo lauree o licenze e non ci sono esami, ma si usufruisce del sapere unicamente per la propria soddisfazione, per il piacere di conoscere, memori del richiamo dantesco: «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza».
Qualche considerazione merita anche la seconda parte dell’acronimo UNITRE. Quando, nella seconda metà degli anni Settanta, cominciò a diffondersi in Italia quest
a nuova forma di associazionismo culturale, il suo nome esteso era «Università della terza età», perché era rivolta principalmente alla «terza età», solitamente esclusa dal processo formativo universitario. Si voleva superare questa limitazione, non escludendo le altre età, ma favorendo l’accesso al sapere specialmente ai Seniores. Con gli anni questa connotazione si è un po’ persa e oggi, a giusta ragione, si preferisce parlare ovunque di «Università delle Tre Età», non solo perché l’accesso è aperto a tutti, ma anche perché è auspicabile una maggiore partecipazione e comunicazione tra persone di età diversa.

L’esempio dell’UNITRE di Soletta
2013: Viaggio nella Svizzera centrale (Svitto)
Si potrà obiettare che queste considerazioni sono pura teoria, ma non è così. Posso assicurare, con la mia lunga esperienza di docente, che la pratica supera di gran lunga la teoria. La conferma sta nei fatti e nelle cifre. Per esigenze di sintesi, mi riferirò all’esempio che conosco meglio, l’UNITRE di Soletta, che quest’anno festeggia dieci anni di attività. Già questa indicazione spazio-temporale è assai significativa, perché rappresenta un arco di tempo abbastanza ampio, durante il quale nell’agglomerazione di Soletta sono stati organizzati molti corsi teorici e pratici, conferenze, viaggi, visite di città, che hanno interessato centinaia di partecipanti.
Inizialmente quella di Soletta era una sezione dell’UNITRE di Basilea. L’avvio era avvenuto il 20 settembre 2008 in una sala gremita del ristorante Volkshaus. Partiva, come si suol dire, sotto i migliori auspici, perché l’interesse era grande (un centinaio di iscritti ai corsi), il nucleo dirigente coeso ed entusiasta non aveva dubbi sulla riuscita, il sostegno della presidente della sede di Basilea, Nella Sempio, delle autorità italiane e svizzere e delle associazioni locali era garantito.
Trovai il primo bilancio annuale così lusinghiero che scrissi: «Con queste premesse, l’UNITRE di Soletta non potrà che consolidarsi e fare addirittura meglio». Così è stato. L’interesse per le sue iniziative si estese in tutta l’agglomerazione. Numerosi docenti motivati e preparati si resero disponibili. Ben presto si formò tra tutti, organizzatori, docenti e corsisti, un comune senso di appartenenza, tanto da concordare con Basilea la piena autonomia. Il 5 luglio 2010, Soletta è diventata sede autonoma, inaugurata dal presidente della Federazione delle UNITRE in Svizzera, Michelangelo Penticorbo. In tale occasione venne costituito anche il primo Consiglio direttivo dell’UNITRE di Soletta, eleggendo Massimo Romano come presidente e Lorenza Ranfaldi come direttrice dei corsi.
Complessivamente, in questi 10 anni sono stati organizzati dall’UNITRE di Soletta 216 corsi e 162 conferenze. I docenti, tutti a titolo gratuito, sono stati 123. La media degli iscritti ai corsi è stata di 76 persone l’anno, di cui una quindicina di nazionalità diversa da quella italiana. A queste cifre vanno aggiunti anche una dozzina di viaggi culturali, intesi come completamento dei corsi svolti nella sede di Soletta.

Professionalità e socialità
Al di là delle cifre vorrei sottolineare in questo importante anniversario alcune caratteristiche di questa moderna associazione solettese, che ben rappresentano quelle generali dell’UNITRE di cui ho parlato prima, ma esprimono anche alcune specificità.
Per esempio trovo che la qualità dei corsi proposti sia sempre di buon livello e testimonia non solo della professionalità dei docenti, ma anche dell’interesse dei corsisti e della buona organizzazione. Un’altra caratteristica facilmente riscontrabile, proprio a livello organizzativo, è il forte affiatamento del gruppo dirigente. Credo che non sarebbe possibile portare avanti per anni questo tipo di attività se il «peso» dell’organizzazione non potesse ripartirsi tra più persone, tenendo conto che si tratta di volontariato puro.
Un’altra caratteristica che osservo all’UNITRE di Soletta è il forte legame che unisce docenti e corsisti. In questa istituzione, infatti, il sistema dei corsi non prevede solo uno scambio di sapere, ma anche uno scambio di conoscenze personali e di esperienze. In questa ottica a Soletta vengono organizzate ogni anno non solo le feste di apertura e di chiusura dell’anno accademico, ma anche la festa degli iscritti. In questi incontri è inevitabile che il tipico rapporto docente-allievo cambi per così dire natura e diventi facilmente un incontro tra amici. 

Viaggi di approfondimento e bellezza
Viaggio alle Istituzioni Europee (Bruxelles, davanti all'Atomium)
L’aspetto della socialità e dell’amicizia è tenuto in grande considerazione all’UNITRE di Soletta e i risultati sono evidenziati per esempio dall’ottima partecipazione ai viaggi internazionali e nazionali finora organizzati, spesso in collaborazione con la Famiglia Trentina di Solothurn. Due sono stati i viaggi in Spagna (Barcellona e Madrid), uno in Germania (Dresda e Berlino), uno in Belgio-Francia-Lussemburgo (Istituzioni europee), sei in Italia (Nord, Centro, Sud, in Basilicata, a Roma, Milano). Nei viaggi di una giornata in Svizzera si è voluto soprattutto approfondire qualche aspetto importante della storia e della geografia svizzera: Berna (Palazzo federale), cascate del Reno a Sciaffusa, Friburgo (Museo Gutenberg), Svizzera centrale (Lucerna, Stans, Altdorf, Svitto, ossia la «culla della Confederazione Svizzera»), Svizzera occidentale (Avenches, Romainmôtier, Saint-Maurice, Martigny, dove si trovano le origini romane e cristiane della Svizzera); la diga di Emosson e il castello di Chillon, il CERN e la città di Ginevra. Prossimamente è in programma un altro viaggio a Berna alla ricerca di «tracce d’italianità» nella capitale federale.
La bellezza di questi viaggi consiste non solo nelle «cose» viste e nelle «parole» udite, sempre interessanti e suggestive, nella «verifica» di informazioni fornite durante i corsi, nella scoperta di elementi conoscitivi nuovi, ma soprattutto – provare per credere – nello stare insieme, nel verificare insieme, nello scoprire insieme, nel parlare, passeggiare, mangiare, cantare… insieme. Per questo l’UNITRE di Soletta investe molto nell’organizzazione di viaggi di approfondimento.
In conclusione, l’UNITRE, rappresenta una delle forme più riuscite di associazionismo perché riesce a soddisfare nella stessa istituzione esigenze diverse ma tutte finalizzate alla soddisfazione di interessi conoscitivi, di socialità e di valorizzazione del tempo libero dei partecipanti. E’ anche una forma di volontariato «sostenibile», nel senso che le sue azioni sono destinate a durare nel tempo con un effetto moltiplicativo incontestabile.
Giustificato dunque, mi sembra, augurare all’UNITRE di Soletta ancora lunga vita.
Giovanni Longu
Berna, 30.05.2018

28 maggio 2018

Preoccupazione e sdegno


Preoccupato per quel che sta succedendo in Italia in queste settimane? Sì e No. Sì perché trovo lo spettacolo che stanno dando i politici italiani indecoroso; no perché l’Italia è un grande Paese e gli italiani prima o poi, spero presto, si renderanno conto di quel che possono o non possono fare. Sono invece sconcertato per i comportamenti irresponsabili di alcuni politici. Alcuni di essi, soprattutto della Lega e dei 5 Stelle, quelli che si sono autodichiarati vincitori alle ultime elezioni ma non sono stati in grado di dare un governo al Paese, mi sembrano del tutto inadeguati a gestire la difficile situazione italiana.

Palazzo di Montecitorio, sede del governo italiano
Sono sconcertato che persone che hanno goduto (e forse godono ancora) del sostegno di milioni di cittadini italiani non si rendano conto che i debiti prima o poi si pagano e che è da incoscienti e cinici scaricarli sulle future generazioni. Sembrano convinti che il voto popolare li legittimi persino a forzare la Costituzione, a piegare ai loro voleri non solo il Presidente del Consiglio dei ministri, ma anche il Capo dello Stato, a esigere dall’Unione Europea (ossia da 26 Stati) di concedere all’Italia deroghe insostenibili.
Sconcertato perché, invece di riconoscere i loro limiti e le loro contraddizioni preferiscono arringare le folle al grido di manzoniana memoria «dagli all’untore!», il presunto diffusore della peste, additando nel Presidente della Repubblica Mattarella il massacratore della democrazia e della volontà popolare. Se dico «contraddizioni» penso soprattutto a Di Maio dei 5 Stelle che prima afferma: «i ministri li sceglie il Presidente della Repubblica» e poi, perché non ha voluto subire un’imposizione, ne invoca l'impeachment.
Sconcertato, ancora, perché danno l’impressione di non rendersi conto della gravità della situazione, preferendo demonizzare i mercati, i poteri forti, l’Europa, la BCE, la Germania…, piuttosto che proporre soluzioni perché i mercati abbiano fiducia nell’Italia e nei mercati l’Italia possa approvvigionarsi di beni e servizi a prezzi equi, perché il mercato tedesco continui a comprare i prodotti italiani, ecc. ecc.
Sconcertato perché anche i cosiddetti vincitori durante la campagna elettorale non hanno saputo affrontare con competenza e serietà i problemi riguardanti la scuola e la formazione (professionale), preferendo assistere senza batter ciglio che da anni centinaia di migliaia di giovani cerchino di risolvere i loro problemi esistenziali e le loro aspettative future emigrando.
Sono sconcertato perché si è preferito, demagogicamente, puntare sull’abbassamento delle tasse e sul reddito di cittadinanza, piuttosto che spremersi le meningi a studiare come trovare le risorse per investimenti mirati nella formazione, nella ricerca e nello sviluppo. Nessuno, a mia conoscenza, ha avuto il coraggio di sostenere che esiste anche un obbligo morale e civile di lavorare e di «concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» (art. 53 della Costituzione), ossia di pagare le tasse, di chiedere anche dall’idraulico, dal meccanico, dal dentista o dal commercialista la fattura con l’IVA. Con la giustificazione generica (non sempre dimostrabile) che «manca il lavoro», nessuno sembra più avere scrupoli sul «lavoro nero», sull’evasione fiscale, sui contratti al ribasso, ecc.
Per tutto questo provo sconcerto e sdegno per lo spettacolo che sta dando in queste settimane la politica italiana, augurandomi che presto il popolo italiano sappia scegliere con giudizio da chi vorrebbe essere governato, onestamente e in verso spirito di servizio.
Berna, 28 maggio 2018