Le Colonie Libere Italiane (CLI) meritano di essere ricordate in questa serie di anniversari significativi perché hanno inciso profondamente sullo sviluppo dell’immigrazione italiana in Svizzera, sebbene agli inizi (1925) non fossero né una sua emanazione diretta né funzionali alla sua evoluzione. Le prime CLI nacquero infatti in ambienti di esuli antifascisti intenzionati a riportare in Italia la democrazia e la libertà, una volta abbattuto il regime fascista. Solo in seguito, dopo la fondazione nel 1943 della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), cominciarono ad occuparsi anche della situazione migratoria e della sua trasformazione. Il loro contributo al miglioramento delle condizioni degli immigrati (italiani) fu intenso, ma meno incisivo e risolutivo di quanto alcuni ritengono. Pesarono negativamente sull'efficacia delle loro iniziative specialmente l’atteggiamento iniziale di una loro presunta superiorità sulle altre organizzazioni e la loro connotazione, ampiamente percepita, di movimento politico-sociale filocomunista. Se da una parte le CLI hanno contribuito alla crescita tra gli immigrati italiani di una maggiore consapevolezza culturale e politica, dall'altra ne hanno forse rallentato la coesione e, soprattutto, ritardato l’integrazione.
Perché colonie «libere»?
La CLI di Ginevra, anzitutto, considerata da numerosi studiosi la prima nata, nel 1925 (anche se agli inizi non aveva tale denominazione, trattandosi in effetti della Società Dante Alighieri, già esistente dal 1894) divenne «libera» quando rifiutò di partecipare a una manifestazione organizzata dal Fascio locale, lasciando intendere che non riconosceva l’egemonia fascista. Questo rifiuto provocò non solo lo smembramento della Dante e la perdita dei contributi pubblici per la parte separatista, ma anche il cambio della sede e, dal 1928, pure del nome, divenuto «Associazione Dante Alighieri».
A Zurigo la situazione ebbe un’evoluzione analoga o forse un
tantino più facile perché da decenni c’era già una concentrazione di socialisti
attorno al centro storico del «Cooperativo» (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2025/04/1915-conferenza-di-zimmerwald-5-891915.html). Il rifiuto
dell’assoggettamento al fascismo si accentuò tuttavia nel 1927 quando fu creata
una combattiva associazione di antifascisti denominata «La Mansarda», come
punto di riferimento per tutte le associazioni che non intendevano sottostare
al regime fascista. Nel 1930, per sottolineare l’opposizione al fascismo la
Mansarda venne ribattezzata «Colonia libera italiana» e da allora Zurigo
divenne uno dei principali centri dell’antifascismo all'estero.
Evoluzione delle CLI
Con la costituzione della Federazione delle Colonie Libere
Italiane in Svizzera (FCLIS) nel corso di una riunione storica ad Olten (21
novembre 1943), le prime dieci Colonie Libere Italiane già costituite o in via
di costituzione decisero di migliorare i contatti, coordinare le attività,
adottare una linea comune nei confronti delle istituzioni fasciste e
neofasciste presenti in Svizzera, sensibilizzare il maggior numero possibile di
lavoratori emigrati ai valori democratici che avevano guidato la Resistenza, darsi un’organizzazione centrale, uno
statuto e finalità comuni.
La nascita della FCLIS, che avrà come sede provvisoria
Ginevra e poi, definitiva, Zurigo, fu salutata con grande interesse non solo
dagli ambienti antifascisti, ma anche, secondo il resoconto fattone dal
quotidiano socialista ticinese Libera Stampa, da «scuole, società
ricreative, mutue, cooperative, gruppi sindacali, ecc.». In breve tempo, alle
prime dieci Colonie se ne aggiunsero altre quindici, che giustificarono ben tre
convegni federali, due a Zurigo (1944) e uno a Berna (1945), e un Congresso a
Lugano (1945).
Per l’immigrazione italiana in Svizzera sembrava l’inizio di
una nuova era, anche perché a quell'incontro avevano partecipato numerose
personalità molto in vista dell’antifascismo e ben preparate politicamente e
culturalmente come Giuseppe Chiostergi, Egidio Reale, Fernando
Schiavetti, Giuseppe de Logu, Manlio Sancisi, Mario Mascarin e altri. Il
loro impegno fu all'inizio contagioso e si riverberò nella costituzione di
numerose CLI in tutta la Svizzera. Ma la loro evoluzione non sempre corrispose
alle aspettative dei fondatori e ai reali bisogni degli immigrati. (Segue).
Giovanni Longu
Berna 10.6.2025