30 agosto 2023

Per una pace «giusta» tra Russia e Ucraina (quinta parte)

La domanda con cui si concludeva l’articolo precedente - «E’ possibile un compromesso soddisfacente almeno per la Russia e l’Ucraina?» - lasciava intendere che un compromesso è possibile seppur non facile. Tra le varie condizioni «esterne» si alludeva a una auspicabile presa di posizione dell’ONU per quanto improbabile finché a guidare l’ordine mondiale attuale sono gli Stati Uniti per nulla interessati a cambiamenti che potrebbero minare la loro supremazia. Un motivo di ottimismo era dato dal rafforzamento del gruppo di Stati Brics (cfr. articolo del 19.7.2023), che mira a un nuovo ordine multipolare. Ma oltre alle condizioni esterne, quali sono le condizioni «interne» essenziali per una pace duratura e giusta tra Russia e Ucraina? A questa domanda fondamentale si cercherà di rispondere in questo e nel prossimo articolo.

Rinunce russe e ucraine indispensabili

I due «plenipotenziari» della guerra e della pace in Ucraina.
Realisticamente non è ipotizzabile una facile intesa non solo per una pace duratura e giusta, ma anche solo per un cessate il fuoco. I protagonisti diretti e indiretti sono infatti molti e su posizioni molto distanti. Basti pensare, oltre alla Russia e all'Ucraina, agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, all'Unione europea e ad altri ancora. Eppure, per finire la guerra e avviare negoziati di pace basterebbe una decisione concordata tra Putin e Zelensky, i principali se non gli unici plenipotenziari sia della guerra che della pace. Del resto, anche per loro si tratterebbe di una decisione saggia oltre che dovuta, perché la guerra sta diventando insopportabile tanto per gli ucraini quanto per i russi e pure nel resto del mondo si osservano segnali d’insofferenza per il prolungarsi di questa guerra.

La maggiore difficoltà per adottare una tale decisione è data, a mio parere, dall'attuale indisponibilità dei due protagonisti principali a rinunciare ad alcune pretese sempre più insostenibili: per la Russia al principio di nazionalità, ossia all'idea di Stato-nazione comprendente tutti i russofoni anche oltre i confini territoriali della Federazione Russa, per esempio in Ucraina, e tale da giustificare persino un intervento militare in loro difesa; per l’Ucraina alla presunzione di una sovranità territoriale illimitata, per cui lo Stato non è tenuto al rispetto delle esigenze etniche, linguistiche e culturali delle proprie minoranze, nell'illusione che la coesione (identità) nazionale si possa raggiungere per legge e anche con l’uso della forza, a costo persino di scatenare una guerra civile (come avvenuto nelle regioni orientali del Paese a maggioranza russofona).

Altre difficoltà, più facilmente superabili, sono di carattere storico e psicologico, che nell'arco di decenni hanno generato rancori, paure, odio persino. I soprusi e le stragi di ucraini (soprattutto ai tempi di Stalin), l’annessione russa della Crimea o anche il sostegno ai secessionisti del Donbass sono molto presenti nella coscienza di molti ucraini, ma meno determinanti nella ricerca di un compromesso per porre fine alla guerra.

Possibilità di un compromesso

Per finire una guerra che rischia di prolungarsi nel tempo e consumare sempre più vite umane ed energie vitali già allo stremo, il compromesso è indispensabile. E’ anche possibile? Certamente sì, a condizione che si verifichino alcune condizioni in entrambi i fronti. Una è legata al ritiro dall'Ucraina delle forze armate russe e, contemporaneamente, alla cessazione della guerra civile nel Donbass.

Perché questa condizione si verifichi è probabile che la Russia richieda (come nel 2014) a garanzia della sicurezza della propria integrità territoriale la neutralità dell’Ucraina (concretamente la sua non adesione alla NATO) e a tutela dei russofoni del Donbass uno statuto speciale, come già previsto negli Accordi di Minsk del 2014. Le forme giuridiche ipotizzabili per questa regione sono diverse (dalla completa indipendenza all'ampia autonomia amministrativa e legislativa), ma la scelta non potrà essere fatta senza il coinvolgimento e il consenso della popolazione locale in base al diritto dell’autodeterminazione dei popoli.

Di altre condizioni si tratterà nel prossimo articolo, ma sin d’ora credo che si debba ritenere auspicabile qualsiasi compromesso, raggiungibile di preferenza sotto l’egida dell’ONU, che garantisca la pace e soddisfi le parti coinvolte, compresa l’Unione Europea che diversamente rischia un forte schiacciamento tra un Occidente a guida egemonica americana e un Oriente in espansione a traino russo-cinese, specialmente se i Paesi Brics continueranno a rafforzarsi. (Segue)

Giovanni Longu
Berna 30 agosto 2023