La domanda con cui si concludeva l’articolo precedente - «E’ possibile un compromesso soddisfacente almeno per la Russia e l’Ucraina?» - lasciava intendere che un compromesso è possibile seppur non facile. Tra le varie condizioni «esterne» si alludeva a una auspicabile presa di posizione dell’ONU per quanto improbabile finché a guidare l’ordine mondiale attuale sono gli Stati Uniti per nulla interessati a cambiamenti che potrebbero minare la loro supremazia. Un motivo di ottimismo era dato dal rafforzamento del gruppo di Stati Brics (cfr. articolo del 19.7.2023), che mira a un nuovo ordine multipolare. Ma oltre alle condizioni esterne, quali sono le condizioni «interne» essenziali per una pace duratura e giusta tra Russia e Ucraina? A questa domanda fondamentale si cercherà di rispondere in questo e nel prossimo articolo.
Rinunce russe e ucraine indispensabili
![]() |
I due «plenipotenziari» della guerra e della pace in Ucraina. |
La maggiore difficoltà per adottare una tale decisione è
data, a mio parere, dall'attuale indisponibilità dei due protagonisti
principali a rinunciare ad alcune pretese sempre più insostenibili: per la
Russia al principio di nazionalità, ossia all'idea di Stato-nazione
comprendente tutti i russofoni anche oltre i confini territoriali della Federazione
Russa, per esempio in Ucraina, e tale da giustificare persino un intervento
militare in loro difesa; per l’Ucraina alla presunzione di una sovranità
territoriale illimitata, per cui lo Stato non è tenuto al rispetto delle
esigenze etniche, linguistiche e culturali delle proprie minoranze,
nell'illusione che la coesione (identità) nazionale si possa raggiungere per
legge e anche con l’uso della forza, a costo persino di scatenare una guerra
civile (come avvenuto nelle regioni orientali del Paese a maggioranza
russofona).
Altre difficoltà, più facilmente superabili, sono di
carattere storico e psicologico, che nell'arco di decenni hanno generato
rancori, paure, odio persino. I soprusi e le stragi di ucraini (soprattutto ai
tempi di Stalin), l’annessione russa della Crimea o anche il sostegno ai
secessionisti del Donbass sono molto presenti nella coscienza di molti ucraini,
ma meno determinanti nella ricerca di un compromesso per porre fine alla
guerra.
Possibilità di un compromesso
Per finire una guerra che rischia di prolungarsi nel tempo e
consumare sempre più vite umane ed energie vitali già allo stremo, il
compromesso è indispensabile. E’ anche possibile? Certamente sì, a condizione
che si verifichino alcune condizioni in entrambi i fronti. Una è legata al
ritiro dall'Ucraina delle forze armate russe e, contemporaneamente, alla
cessazione della guerra civile nel Donbass.
Perché questa condizione si verifichi è probabile che la
Russia richieda (come nel 2014) a garanzia della sicurezza della propria
integrità territoriale la neutralità dell’Ucraina (concretamente la sua non
adesione alla NATO) e a tutela dei russofoni del Donbass uno statuto speciale,
come già previsto negli Accordi di Minsk del
2014. Le forme giuridiche ipotizzabili per questa regione sono diverse (dalla
completa indipendenza all'ampia autonomia amministrativa e legislativa), ma la
scelta non potrà essere fatta senza il coinvolgimento e il consenso della
popolazione locale in base al diritto dell’autodeterminazione dei popoli.
Di altre condizioni si tratterà nel prossimo articolo, ma
sin d’ora credo che si debba ritenere auspicabile qualsiasi compromesso,
raggiungibile di preferenza sotto l’egida dell’ONU, che garantisca la pace e
soddisfi le parti coinvolte, compresa l’Unione Europea che diversamente rischia
un forte schiacciamento tra un Occidente a guida egemonica americana e un
Oriente in espansione a traino russo-cinese, specialmente se i Paesi Brics
continueranno a rafforzarsi. (Segue)
Giovanni Longu
Berna 30 agosto 2023
Nessun commento:
Posta un commento