Papa Francesco, venuto dall'altro capo del mondo, ama l’Europa non solo come la terra delle sue origini, ma anche come un continente ricco di esperienza e di umanità, che ha contribuito non poco ad espandere le scienze e la civiltà e che può ancora dare molto aprendosi maggiormente agli altri. Assumendo il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi, il cardinale Jorge Mario Bergoglio (argentino, figlio di emigrati italiani) ha voluto evidenziare fin dalla sua elezione la sua predilezione per una Chiesa povera com'era alle origini, ma anche per un mondo migliore, più giusto e pacifico. Anch'egli, come il poverello di Assisi, uomo di pace, vorrebbe un mondo senza guerre, dove sia possibile vivere senza dover scappare, dove la fratellanza sia non solo possibile ma reale, in un clima di amore universale, dove nessuno deve sentirsi scartato. Papa Francesco ritiene possibile eliminare la guerra e la povertà estrema con la solidarietà e il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona.
Interesse di papa Francesco per l’Europa
Papa Francesco conosce bene la storia
bimillenaria che lega l’Europa e il cristianesimo, «una storia non priva di
conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di
costruire per il bene. Lo vediamo nella bellezza delle nostre città e
più ancora in quella delle molteplici opere di carità e di edificazione umana comune
che costellano il continente. Questa storia, in gran parte, è ancora da scrivere.
Essa è il nostro presente e anche il nostro futuro. Essa è la nostra identità.
E l’Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per crescere,
secondo lo spirito dei suoi Padri fondatori, nella pace e nella concordia,
poiché essa stessa non è ancora esente dai conflitti».
Parlando dei «Padri fondatori», ossia di Schuman, De
Gasperi, Adenauer, papa Francesco sembra commuoversi,
certo li ammira come «araldi della pace e profeti dell’avvenire», che «sognavano
alla grande!» ed erano animati da un grande progetto politico, quello di
promuovere «uno sviluppo fondato sulla pace, sulla fraternità e sulla
solidarietà».
Un papa sognatore?
Talvolta,
quando parla dell’Europa, papa Francesco potrebbe sembrare un sognatore perché,
pur ritenendola «debole», la considera «tuttavia necessaria» e, grazie
all'immenso patrimonio culturale, umano,
tecnico, storico che ha alle spalle, «unica nel contesto dell'umanità». Inoltre
ritiene ancora
possibile una sua trasformazione da continente bloccato dalla paura in
continente aperto agli altri, all'amore universale.
Del resto egli stesso sembra incoraggiare questa visione ottimistica dell’Europa quando
dice, per esempio, «sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il
suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza, […] che
sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e
andando oltre i bisogni dell’immediato, […] che includa popoli e persone con la
loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche…».
In quest’ottica potrebbe essere letto anche il suo celebre
discorso in occasione del conferimento del Premio Internazionale Carlo Magno
2016 a Papa Francesco, specialmente la parte finale: «sogno un nuovo
umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria,
coraggio, sana e umana utopia. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora
madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di
vita. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un
fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla
e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e
anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto. Sogno
un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior
impegno con la dignità di tutto l’essere umano. Sogno un’Europa dove i giovani
respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una
vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove
sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un
problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno
un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui
volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull'aumento dei
beni. Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza
dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui
non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima
utopia».
Ma papa Francesco è davvero un sognatore? (Segue)
Berna, 11.12.2024