11 dicembre 2024

40. L'Europa di papa Francesco (prima parte)

Papa Francesco, venuto dall'altro capo del mondo, ama l’Europa non solo come la terra delle sue origini, ma anche come un continente ricco di esperienza e di umanità, che ha contribuito non poco ad espandere le scienze e la civiltà e che può ancora dare molto aprendosi maggiormente agli altri. Assumendo il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi, il cardinale Jorge Mario Bergoglio (argentino, figlio di emigrati italiani) ha voluto evidenziare fin dalla sua elezione la sua predilezione per una Chiesa povera com'era alle origini, ma anche per un mondo migliore, più giusto e pacifico. Anch'egli, come il poverello di Assisi, uomo di pace, vorrebbe un mondo senza guerre, dove sia possibile vivere senza dover scappare, dove la fratellanza sia non solo possibile ma reale, in un clima di amore universale, dove nessuno deve sentirsi scartato. Papa Francesco ritiene possibile eliminare la guerra e la povertà estrema con la solidarietà e il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona.

Interesse di papa Francesco per l’Europa

Papa Bergoglio/Francesco si muove nella scia dei predecessori. Ne ha raccolto e sviluppato le visioni, gli appelli, i timori. Li cita spesso nei suoi discorsi e nelle sue encicliche come guide che hanno indicato la direzione da seguire. Del resto, come potrebbe papa Francesco non tener conto dell’osservazione di Giovanni Paolo II sull'Europa (1988): «Come potrebbe la Chiesa disinteressarsi della costruzione dell’Europa, lei che è radicata da secoli nei popoli che la compongono e che ha condotto un giorno al fonte battesimale popoli per i quali la fede cristiana è e rimane uno degli elementi della loro identità culturale?».

Papa Francesco conosce bene la storia bimillenaria che lega l’Europa e il cristianesimo, «una storia non priva di conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Lo vediamo nella bellezza delle nostre città e più ancora in quella delle molteplici opere di carità e di edificazione umana comune che costellano il continente. Questa storia, in gran parte, è ancora da scrivere. Essa è il nostro presente e anche il nostro futuro. Essa è la nostra identità. E l’Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per crescere, secondo lo spirito dei suoi Padri fondatori, nella pace e nella concordia, poiché essa stessa non è ancora esente dai conflitti».

Parlando dei «Padri fondatori», ossia di Schuman, De Gasperi, Adenauer, papa Francesco sembra commuoversi, certo li ammira come «araldi della pace e profeti dell’avvenire», che «sognavano alla grande!» ed erano animati da un grande progetto politico, quello di promuovere «uno sviluppo fondato sulla pace, sulla fraternità e sulla solidarietà».

Un papa sognatore?

Talvolta, quando parla dell’Europa, papa Francesco potrebbe sembrare un sognatore perché, pur ritenendola «debole», la considera «tuttavia necessaria» e, grazie all'immenso patrimonio culturale, umano, tecnico, storico che ha alle spalle, «unica nel contesto dell'umanità». Inoltre ritiene ancora possibile una sua trasformazione da continente bloccato dalla paura in continente aperto agli altri, all'amore universale.

Del resto egli stesso sembra incoraggiare questa visione ottimistica dell’Europa quando dice, per esempio, «sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza, […] che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato, […] che includa popoli e persone con la loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche…».

In quest’ottica potrebbe essere letto anche il suo celebre discorso in occasione del conferimento del Premio Internazionale Carlo Magno 2016 a Papa Francesco, specialmente la parte finale: «sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto. Sogno un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano. Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull'aumento dei beni. Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia».

Ma papa Francesco è davvero un sognatore? (Segue)

Giovanni Longu
Berna, 11.12.2024