17 gennaio 2024

2. L’Europa «sconfinata» e le sue radici

Prima di trattare da vicino l’influsso del Cristianesimo sul processo di integrazione europea, meritano alcune precisazioni le nozioni di «Europa» e «radici cristiane» qui utilizzate. Infatti in queste riflessioni l’Europa non è vista solo come un’entità geografica delimitata da confini, ma piuttosto come un contenitore di valori, una visione e forse un’utopia che per loro natura non hanno limiti precisi. Pertanto, nemmeno la guerra in atto tra Russia e Ucraina riuscirà a stabilirli, con buona pace del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui «i confini dell'Unione Europea [UE] saranno i confini del continente europeo». Del resto neppure l’UE si è mai fissata limiti invalicabili e non ha mai negato il suo carattere espansivo, le sue origini lontane e le sue radici che hanno assorbito elementi vitali, culturali e religiosi, in una realtà, il Vecchio continente, che spazia da Oriente a Occidente lungo una storia più che bimillenaria.

L’Europa cristiana di «regni» e «nazioni»

L'Europa nell'814 (Wikipedia)
Per secoli, si è parlato di Occidente in contrapposizione a Oriente, soprattutto dopo la scissione nel 395 dell’Impero Romano e ancor più dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) e di Costantinopoli, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente (1453). «Europa» è rimasta per secoli una parola conosciuta quasi unicamente dai geografi.

Per designare le regioni occidentali sconvolte dalle invasioni barbariche, nel Medioevo si usavano denominazioni specifiche, dapprima «regno dei ...» (Regno dei Visigoti, Regno dei Bulgari, Regno degli Avari, ecc.), poi «Impero di Carlomagno», «Sacro Romano Impero», ma anche, dopo il loro assestamento sul territorio, «nazioni», quando era possibile trovare nella popolazione caratteristiche comuni. Si sa, per esempio, che al Concilio di Costanza (1414-1417) i votanti erano divisi in quattro «nazioni» (tedesca, francese, italiana e inglese). A loro volta, queste nazioni principali ne comprendevano altre minori (quella inglese comprendeva tutti i delegati dell’Europa settentrionale, compresi gli scandinavi, ecc.).

Raramente, tuttavia, veniva utilizzata l’espressione «Sacro Romano Impero» quale succedaneo dell’Impero Romano d’Occidente. Anche il termine «Cristianità», per designare l’insieme dei cristiani, era poco utilizzato; si preferiva parlare più specificamente della Chiesa di Roma (per distinguerla da quella di Bisanzio), che dai tempi dell’imperatore Costantino era in rapida crescita a riconosceva come autorità suprema il Papa di Roma.

In questa molteplicità di designazioni è facile notare non solo la difficoltà di trovare caratteristiche comuni tra i vari popoli, ma anche il desiderio e talvolta l’esigenza di accorpare realtà simili (per esempio per lingua) o almeno geograficamente vicine. L’idea di un’Europa costituita da popolazioni abbastanza omogenee, con caratteristiche simili e unite da vincoli territoriali (confini), culturali, religiosi, economici, … era tuttavia ancora lontana, pur essendo già presente in alcune visioni poetiche e letterarie (per esempio in Dante, Petrarca).

Radici cristiane

Carta d’Europa del 1600 ca. (BnF)
Un’altra precisazione indispensabile per comprendere il senso di queste riflessioni riguarda l’espressione «radici cristiane». Essa non va intesa in senso esclusivo o esaustivo, perché è fin troppo facile osservare nella storia dell’Europa anche altre «radici», ma non va nemmeno sminuita. Anzi, essa dev'essere considerata fondamentale e pertanto irrinunciabile perché senza quelle radici l’Europa non sarebbe quella che è.

Basti pensare che la parte ideale dell’eredità di Roma si è salvata dagli sconvolgimenti e dalle distruzioni conseguenti alle invasioni barbariche soprattutto grazie all'intraprendenza, all'organizzazione e alla lungimiranza della Chiesa di Roma. Non va inoltre dimenticato che la forza espansiva del Cristianesimo, nell'arco del primo millennio, è riuscita a unire nella stessa fede tutti i popoli del continente, quelli della parte occidentale (visigoti, ostrogoti, franchi, alemanni, longobardi, ecc.) e quelli della parte orientale (polacchi, russi, ungheresi, bulgari, ucraini, ecc.). Per secoli, anche dopo il «Grande Scisma» (1054), l’appartenenza alla religione cristiana è stata l’unica grande caratteristica che ha accomunato i popoli europei dalle rive dell’Atlantico ai monti Urali russi.

E’ vero che la Chiesa si è avvalsa sia delle infrastrutture materiali (strade, porti, acquedotti, ecc.) che della sovrastruttura immateriale (organizzazione, cultura, lingua, ordinamento giuridico, ecc.) dell’Impero romano per i propri scopi (strutturazione territoriale e diffusione del Cristianesimo), ma è innegabile che questi valori ideali e materiali sono serviti anche alla ripresa e allo sviluppo delle popolazioni sopravvissute alle invasioni barbariche. Il monachesimo, di cui si tratterà nel prossimo articolo, ne è stato una prova eloquente. (Segue)

Giovanni Longu
Berna 17.01.2024