17 febbraio 2021

Immigrazione italiana 1970-1990: 38. Informazione e RAI

Paradossalmente, gli italiani immigrati in Svizzera hanno sofferto per decenni la «lontananza» dall’Italia forse più di altri connazionali emigrati in terre lontane, perché nonostante la vicinanza geografica dei due Paesi, la comunicazione risultava difficile. Senza riandare ai tempi in cui persino telefonare rappresentava un problema, va ricordato che per gran parte del periodo in esame l’informazione dall’Italia era alquanto limitata e complicata, nonostante si fosse già in piena era delle telecomunicazioni.

La stampa non bastava

Tradizionalmente gli immigrati in Svizzera si informavano attraverso la stampa confezionata appositamente per loro, costituita da decine di pubblicazioni tra settimanali, bisettimanali, mensili e trimestrali. Soprattutto tre settimanali erano molto seguiti: Emigrazione italiana (della Federazione delle Colonie libere), il Corriere degli Italiani (organo centrale delle Missioni cattoliche italiane in Svizzera) e L’ECO (settimanale indipendente). Molto diffusi erano anche alcuni bollettini delle Missioni cattoliche.

L’informazione dall’Italia era invece piuttosto carente, non perché i giornali italiani avessero difficoltà ad arrivare anche nella Svizzera interna, ma perché non venivano acquistati e letti, a parte la Gazzetta dello Sport, allora il quotidiano più diffuso tra gli italiani in Svizzera, e qualche giornale di partito. Per molti immigrati, tuttavia, il principale scambio d’informazioni avveniva nelle associazioni. Forse anche per questo erano molto frequentate.

Mancava la televisione

Non c’è dubbio che negli anni Settanta e Ottanta gli immigrati italiani, solitamente poco inclini alla lettura, pensavano di poter soddisfare pienamente la loro sete d’informazioni solo con l’arrivo della RAI, che tardava invece ad arrivare. Per questo la reclamavano da anni e accusavano «quelli di Roma» di essere «sordi» ai richiami degli emigrati e le autorità svizzere di negare il loro diritto all’informazione.

«Un'ora per voi»: Mascia Cantoni e Corrado

Questo spiega almeno in parte perché dalla seconda metà degli anni Sessanta ebbe un enorme successo la trasmissione Un’ora per voi, condotta dai presentatori Corrado e Mascia Cantoni, che la RAI e la televisione svizzera dedicavano settimanalmente ai lavoratori italiani nella Confederazione. Era un ampio contenitore di informazioni italiane e svizzere, quiz, musica, sport, eventi delle associazioni, ecc.

Ci furono anche tensioni sul finire degli anni Ottanta tra la Svizzera e l’Italia, accusata di interferenze transfrontaliere in materia di trasmissioni televisive. Poiché alcune reti italiane (Retequattro e Canale 5) disturbavano i programmi della televisione pubblica svizzera specialmente nel Ticino, la Svizzera aveva minacciato di attivare quattro potenti ripetitori installati in Ticino per rafforzare i segnali dei tre canali della Tv elvetica, ma che avrebbero potuto nuocere a molte emittenti private del Nord Italia. Fortunatamente la controversia fu risolta nel giro di pochi mesi per via diplomatica, anzi si riuscì a concludere a livello di Consiglio d’Europa un’importante Convenzione internazionale sulla televisione transfrontaliera, che avrebbe facilitato la ricezione in Svizzera di molte trasmissioni italiane sia pubbliche che private.

Vantaggi e svantaggi

Superati gli ostacoli burocratici e pratici, dall’inizio degli anni Novanta l’informazione televisiva dall’Italia arriverà sempre più abbondante e varia. Ci si può tuttavia domandare se tanta abbondanza abbia apportato solo vantaggi agli immigrati.

La risposta non può essere semplice, anche se i vantaggi in termini di conoscenze, di apertura mentale, di consolidamento dei rapporti con la lingua e la cultura italiane sono sicuramente preponderanti. Tuttavia, è difficile negare che la televisione italiana, diventando la principale fonte d’informazione, abbia contribuito a ridurre ulteriormente in molti immigrati l’attitudine alla lettura. E’ anche possibile che abbia influito sulla crisi dell’associazionismo per carenza di frequentazione.

Inoltre, è plausibile che la concentrazione su un’unica fonte d’informazione italiana abbia influito negativamente, almeno in certuni, sull’integrazione. Secondo Luisa Moraschinelli, una conoscitrice del periodo in esame, «quando non c'era la televisione in lingua italiana ci si stava abituando a seguire quelle tedesca e francese. Era l'occasione per imparare le lingue e aprire i propri orizzonti».

Poiché sono ancora molti gli immigrati di quel periodo, sarebbe interessante conoscere altre opinioni e altri bilanci tra vantaggi e svantaggi dell’avvento delle televisioni italiane in Svizzera.

Giovanni Longu
Berna 17.02.2021