15 maggio 2024

Prima conferenza sulle «radici cristiane» dell’Europa

Attorno al 25 aprile, festa della Repubblica, si è sviluppata quest’anno in Italia una polemica surreale attorno a un episodio televisivo esasperato dalla politica italiana. Uno storico pretendeva di lanciare dal pulpito della televisione pubblica, in un monologo (quindi senza contraddittorio), accuse e richieste di autenticità democratica (una dichiarazione pubblica di «antifascismo») alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come se non bastasse il fatto che sia stata eletta democraticamente. Non gli è stato concesso, a mio parere giustamente.
L’episodio, di per sé irrilevante, rispetto ai ben più importanti problemi dell’Italia, si presta ad alcune considerazioni che mi sembrano degni di attenzione anche in un contesto più ampio.

Considerazioni

La prima considerazione: l’antifascismo, come sentimento comune del popolo italiano all’indomani della seconda guerra mondiale, ha determinato il carattere della Costituzione italiana, che è detta, in buona ragione, «nata dall'antifascismo». Pertanto, il semplice riconoscimento di questo fatto storico (per es. giurando sulla Costituzione) non richiede di per sé alcun’altra dichiarazione. Negarlo esplicitamente sarebbe invece un fatto grave, ma anche ignorarlo denoterebbe una lacuna conoscitiva importante. L’origine è infatti sempre non solo utile ma necessaria per conoscere le intenzioni e lo spirito dei Costituenti e per capire, oggi, il «senso», l’«anima» di ciò che ne è derivato, appunto la Costituzione.

La seconda considerazione: analogamente, non si può parlare seriamente dell’Europa di oggi, soprattutto alla vigilia delle imminenti elezioni del nuovo Parlamento europeo, senza conoscere almeno per sommi capi le «origini» dell’idea di Europa. Non è possibile capire l’«anima» dell’Europa di ieri e di oggi, il «sogno» di un’Europa unita e indipendente, portatrice di valori e dotata di autorevolezza, la portata della cosiddetta «civiltà europea» che ha improntato l’Occidente (e qualcosa di più). Senza conoscere la storia dell’idea di Europa non è nemmeno possibile rendersi conto degli ostacoli che rallentano oggi l’«integrazione europea», le difficoltà per l’Europa di ritrovare la sua anima e il coraggio di proporre e difendere valori non negoziabili, di sottrarsi alla subalternità nei confronti di poteri estranei, di elaborare e proporre modelli di sviluppo basati sulla condivisione dei valori e del benessere.

La terza considerazione mi sorge spontanea osservando la pochezza della campagna elettorale per le elezioni europee. Capisco che l’Europa non è un tema facile perché implica molte conoscenze non facili da raggiungere, ma ridurla a occasione di scontro personale tra candidati o tra posizioni di pura politica nazionale mi pare scandaloso e irresponsabile. Significa non rendersi conto che dall'evoluzione dell’Europa dipenderà anche il destino delle nazioni, che se l’Europa non cresce e si rafforza non crescono nemmeno le economie e le autonomie nazionali. Non parlare di Europa perché non la si conosce è grave e pericoloso.

Conferenze sulle «radici cristiane» dell’Europa

In una prima conferenza (giovedì 16 maggio a Zuchwil) organizzata dall'UNITRE di Soletta rievocherò a grandi linee le «radici cristiane» dell’Europa (intese non in senso esclusivo o esaustivo, perché l’Europa ha anche altre radici), senza le quali l’Europa non sarebbe quella che è stata ed è, dal primo secolo dopo Cristo ad oggi.

La scelta delle radici «cristiane» non è casuale, ma dettata da ragioni storiche:

1.     è stata la Chiesa a mettere in salvo i principali valori della Romanità (organizzazione, impianto giuridico, convivenza di popoli diversi, gestione della diversità, ecc.);

2.     è stato il monachesimo (ora et labora) a diffondere nel continente europeo non solo il cristianesimo, ma anche il senso di identità e di unità; impossibile dimenticare i contributi di alcuni santi: San Benedetto, San Basilio, Sant'Antonio, Santa Ildegarda di Bingen, ecc.

3.     è stato il papato a rendere operative l’identità e l’unità attraverso la centralità della chiesa di Roma (detta «prima Roma» rispetto alla «seconda Roma»: Costantinopoli e alla «terza Roma»: Mosca), la capacità motivazionale di alcuni Papi (crociate, lotta all'islam più intransigente, tentativi di avvicinamento tra Occidente e Oriente), l’elaborazione della prima «idea di Europa», quella di Enea Silvio Piccolomini (1458), divenuto papa Pio II.

Per contro, sono stati soprattutto i nazionalismi a impedire l’unità, l’identità, lo sviluppo unitario dell’Europa e a operare il progressivo allontanamento tra Occidente e Oriente, di cui si vedono ancora oggi le conseguenze.

La prima conferenza non tratterà tutti i temi enunciati, ma solo una parte, compresi in un arco di tempo piuttosto ampio, dal V al XIX secolo, in cui l’Europa geografica e politica raggiungerà la massima estensione, dall'Atlantico ai monti Urali, in Russia.

In una seconda conferenza (in programmazione, anche questa organizzata dall'UNITRE di Soletta)saranno trattati i temi toccati solo marginalmente nella prima e legati soprattutto al processo di unificazione europea e agli ostacoli che lo rallentano. Saranno anche analizzate le difficoltà delle Chiese di intervenire nella soluzione dei problemi, ma anche i suggerimenti, le proposte e l’ottimismo che sanno infondere per non perdere la speranza in un’Europa che può ritrovare la sua anima e l’unità.

Giovanni Longu
Berna 15.5.2024