12 aprile 2023

Impegno costante a difesa dell’italiano in calo (5)

In Svizzera, la lingua italiana ha radici profonde e sane: nessuno può dubitare della sua sopravvivenza. La Svizzera italiana (Ticino e valli italofone dei Grigioni) ne costituisce un baluardo sicuro e affidabile, che si è sempre dimostrato efficace anche in circostanze ben più pericolose di quelle attuali. Nel resto della Svizzera, tuttavia, le sorti dell’italiano non sono altrettanto tranquillizzanti ed è questa incertezza che dovrebbe stimolare tutti gli ambienti e i singoli italofoni (svizzeri e stranieri) a collaborare per la sua salvaguardia. Che non si tratti di un’impresa impossibile è stato dimostrato in questi ultimi decenni con l’affermazione dell’italianità come caratteristica essenziale dell’identità svizzera e della coesione nazionale fondata sul rispetto e la valorizzazione della diversità. Del resto la sua possibilità è ancorata a solide basi costituzionali, legali e amministrative chiare. Per realizzarla occorre tuttavia un sentire comune, l’amore per la lingua e la cultura italiane e la rinuncia a qualche pregiudizio.

Solidità e garanzia del Ticino

USI Università della Svizzera italiana, Lugano
In questi ultimi decenni va dato atto soprattutto al Cantone Ticino e alla Deputazione ticinese alle Camere federali di essersi adoperati molto (soprattutto attraverso il Forum per l’italiano in Svizzera e l'Intergruppo parlamentare Italianità) per la salvaguardia dell’italianità (intesa come lingua e cultura italiana) anche fuori delle regioni italofone. Questi sforzi hanno indubbiamente favorito nel 2017 l’elezione dell’on. Ignazio Cassis in Consiglio federale e reso possibile l’affermazione nel Ticino del principio d’italianità, ma devono proseguire per poter valorizzare la lingua e la cultura italiane anche nel resto della Svizzera.

Si potrebbe obiettare che in questo campo il Cantone Ticino si è mosso in ritardo (perché il momento migliore, forse, sarebbe stato quello degli anni Settanta), ma è facile rispondere che per poter intervenire utilmente su una materia di competenza strettamente cantonale (politica linguistica e culturale) il Cantone aveva bisogno di rafforzarsi e di raggiungere qualche reale possibilità di successo di eventuali interventi politici e mediatici. In effetti così è stato.

Com'è noto, in pochi decenni il Ticino si è molto rafforzato non solo economicamente (prosperità diffusa, terziario in crescita, turismo florido, polo di attrazione per decine di migliaia di frontalieri, efficace collaborazione transfrontaliera stimolata dalla Comunità di lavoro Regio Insubrica, ecc.), ma anche culturalmente, grazie alla disponibilità di una promettente Università della Svizzera Italiana USI, un’efficiente Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana SUPSI, un eccellente centro artistico e culturale Lugano Arte e cultura LAC, quattro beni del Patrimonio mondiale dell’umanità, centri congressuali, ecc. E’ giusto osservare che questi successi e queste strutture non fanno bene solo al Ticino, ma anche al resto della Svizzera perché rappresentano una solida garanzia per l’italianità.

Iniziative mirate e lungimiranti

Forte di questi successi, il Cantone Ticino ha cominciato anni fa ad attivarsi con iniziative mirate e lungimiranti, da una parte, probabilmente, per evitare che la forte diminuzione di nuovi immigrati (in sostituzione dei vecchi rientrati in seguito a pensionamento o alla crisi economica degli anni Settanta) comportasse un eccessivo indebolimento dell'italofonia su scala nazionale, e dall'altra per garantirsi un ruolo guida dell’italianità in Svizzera, in grado di svilupparsi solo mantenendo l'italofonia ad un livello possibilmente non inferiore a quello attuale (8-10% della popolazione residente).

Del resto è comprensibile l’atteggiamento dei responsabili cantonali ticinesi perché il peso di qualsiasi rivendicazione di rilievo a livello nazionale varia anche a seconda della popolazione interessata. Un conto è rappresentare il 4-5% e altro conto rappresentare una percentuale doppia di interessati, per esempio quando si rivendica una politica linguistica più favorevole all'insegnamento delle lingue nazionali nella scolarità obbligatoria o la giusta considerazione dell’italiano nell'insegnamento liceale o quando si rivendica in seno all'Amministrazione federale un’equa rappresentanza linguistica, spesso sfavorevole a quella italiana, specialmente in alcuni Dipartimenti e uffici.

Ciò che il Ticino e in generale la Svizzera italiana hanno fatto finora, intervenendo a vari livelli per garantire opportunità e possibilità di incidenza della rappresentanza italofona non solo nell'Amministrazione federale, ma anche nel sistema scolastico, nell'organizzazione della politica culturale, nel sistema mediatico pubblico, ecc., dovrebbe continuare anche in futuro, magari coinvolgendo maggiormente le istituzioni e organizzazioni italiane, di cui si tratterà nel prossimo articolo. La Svizzera italiana dovrebbe diventare allo stesso tempo sostenitrice dell'italofonia, ma anche promotrice di iniziative e di collaborazioni. (Segue)

Giovanni Longu
Berna, 12.04.2023