02 agosto 2023

Per una pace «giusta» tra Russia e Ucraina (terza parte)

Nell'articolo precedente s’individuava nel nazionalismo russo e ucraino non solo l’origine della guerra tra Russia e Ucraina, ma anche l’allontanamento della pace. Non deve infatti sfuggire che i belligeranti sono entrambi animati da un’ideologia nazionalistica molto forte e dispongono di eserciti ben armati, uno addirittura con armi nucleari e l’altro sostenuto dalla potenza militare degli Stati Uniti e della NATO. Poiché nessuno dei due osa addurre esplicitamente il nazionalismo come motivo della guerra, entrambi invocano il «diritto internazionale» per giustificarla, senza rendersi conto che il nazionalismo impedisce a loro come a molti altri Stati di cogliere nel suo documento fondamentale, ossia lo Statuto dell’ONU, lo spirito di pace e di collaborazione tra i Popoli che lo anima.

Nazionalismo e Statuto ONU

Il ruolo dell’ONU nel conflitto russo-ucraino potrebbe essere determinante
A parziale attenuante dell’incapacità dei russi e degli ucraini di attenersi non solo allo spirito ma anche alla lettera dello Statuto dell’Organizzazione della Nazioni Unite (ONU) si potrebbero invocare alcune ambiguità presenti a mio parere in alcune parti del documento (e se ne discuterà nel prossimo articolo)

Il nazionalismo resta tuttavia un’aggravante, perché impedisce a entrambi i belligeranti di porre fine al conflitto armato, di superare le ambiguità interpretative dello Statuto ONU e di attivare quelle politiche atte a favorire, come si legge nel preambolo dello Statuto, non solo il rigetto dell’uso delle armi per risolvere le controversie internazionali, ma anche e soprattutto il rispetto delle persone e dei popoli, «i rapporti di buon vicinato», la collaborazione «per mantenere la pace e la sicurezza internazionale», l’impiego di strumenti atti a «promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli», ecc.

Poiché lo spirito dello Statuto ONU è contenuto, a mio parere, soprattutto nel preambolo, merita riportarne di seguito alcuni passaggi:

«Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà…».

Considerazioni sul preambolo

Le espressioni appena riportate mi offrono lo spunto per alcune osservazioni, che mi sembrano di una certa rilevanza, tenendo anche presente che, storicamente, il nazionalismo precede di secoli la costituzione dell’ONU (1945), ma questa cerca idealmente di superarlo.

La prima osservazione riguarda i promotori dell’Organizzazione, ossia i Popoli, non gli Stati. La differenza mi pare non di poco conto. A subire le afflizioni delle guerre sono infatti in primo luogo i popoli e non gli Stati. L’ONU nasce anzitutto per evitare alle persone le «indicibili afflizioni» delle guerre, per «promuovere il progresso sociale», l’«uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne» e «un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà».

La seconda osservazione riguarda gli obiettivi dell’ONU. Comunemente si ritiene che lo scopo principale dell’ONU sia promuovere la pace, ma nel preambolo questa è vista non tanto come un obiettivo da raggiungere, ma piuttosto come una condizione da preservare («vivere in pace», «mantenere la pace») per poter conseguire gli altri obiettivi menzionati.

La terza osservazione riguarda l’assenza nel preambolo della parola «Stato». E’ vero che i rappresentanti dei Popoli riuniti a San Francisco il 26 giugno 1945 decidono di costituire l’Organizzazione delle Nazioni Unite (e non dei Popoli Uniti), ma il termine «Nazione» in questo caso è più sinonimo di Popolo che di Stato. La differenza e le implicazioni saranno approfondite nel prossimo articolo, ma già ora si può anticipare che sono notevoli perché a seconda dell’interpretazione cambia la titolarità del potere sovrano e le implicazioni sono alquanto diverse se si afferma che «la sovranità appartiene al Popolo» oppure «la sovranità appartiene allo Stato». Nel 1945 quasi tutti i Popoli erano costituiti in «Stati-nazione», anche se i Popoli senza Stato erano ancora numerosi.

La quarta osservazione riguarda proprio i Popoli non-Stati (perché privi di sovranità). L’ONU non poteva dimenticarli e in effetti li ricorda in diversi articoli. Pur essendo considerati marginali dalla maggioranza degli Stati membri più influenti (spesso colonizzatori), che li considerava ancora come colonie o Stati membri di poco conto, molti di essi raggiunsero in seguito l’indipendenza e il riconoscimento giuridico di Stati sovrani. L’impresa non riuscì a tutti e anche la guerra russo-ucraina in certa misura ne è una conseguenza, complice il nazionalismo russo e ucraino. Per la soluzione del conflitto e il ristabilimento della pace il ruolo dell’ONU potrebbe essere determinante.(Segue)

Giovanni Longu
Berna, 2.8.2023



01 agosto 2023

1° agosto 2023: preghiera patriottica!

Prima che festa patriottica, il 1° agosto in Svizzera era una festa religiosa, di ringraziamento. Tanto è vero che oltre che con fuochi, suoni di campane, esibizioni di corpi musicali, il giorno natale della Confederazione veniva celebrato con cerimonie religiose e canto corale del «salmo svizzero», una sorta di invocazione religiosa, divenuta in seguito l’inno nazionale svizzero:

Quando bionda aurora il mattin c'indora
l'alma mia t'adora re del ciel!
Quando l'alpe già rosseggia
a pregare allor t'atteggia;
in favor del patrio suol,
in favor del patrio suol,
cittadino Dio lo vuol,
cittadino Dio, si Dio lo vuol.

Fino al 1991 il 1° agosto non era «festa nazionale». Divenne tale solo quell’anno, in cui si celebravano i 700 anni della Confederazione, ma è diventato giorno festivo a tutti gli effetti solo nel 1993. C’è voluta una iniziativa popolare depositata nel 1990 per raggiungere questo traguardo, ma è interessante notare che la partecipazione fu piuttosto bassa: 39,88%. Su 1.781.407 di voti, i sì furono tuttavia l’83,8%, i no il 16,2%.

Nel frattempo le manifestazioni della festa nazionale sono andate modificandosi, il suono delle campane è divenuto sporadico, i fuochi si sono rarefatti e trasformati sempre più in fuochi artificiali o addirittura in fuochi artificiali digitali, le celebrazioni religiose sono scomparse quasi ovunque o anticipate alla domenica più vicina. Significa che tra gli svizzeri l’amor patrio è andato col tempo scemando? Certamente è mutato. Non si può dire, tuttavia, che gli svizzeri siano diventati meno patriottici, benché percepiscano la patria in una forma più intima e meno plateale.

Pregano ancora per il loro Paese. Domenica scorsa, in una chiesa della Svizzera romanda, al termine della messa lo hanno fatto con le parole della «preghiera patriottica» di Émile Jacques-Dalcroze (1865-1950). Ecco, con traduzione, la prima e ultima strofa e il ritornello:

Signore, aiuta il bel paese
che il mio cuore ama,
quello che amerò sempre,
quello che amerò comunque.

Seigneur, accorde Ton secours
Au beau pays que mon cœur aime,
Celui que j'aimerai toujours,
Celui que j'aimerai quand même.

   Mi hai detto di amare
   E io obbedisco,
…Mio Dio, proteggi il mio paese!
(bis)

   Tu m'as dit d'aimer
   Et j'obéis,
   Mon Dieu, protège mon pays! (bis)

In passato, unendo i loro sforzi,
genti provenienti da altre parti volevano prenderlo,
mi sta ancor più a cuore
che i miei antenati l’hanno saputo difendere.

Jadis, unissant leurs efforts,
Des gens d'ailleurs l'ont voulu prendre,
Je le chéris d'autant plus fort
Que mes aïeux l'ont su défendre.

Non so se Dio ci comandi davvero di amare il nostro Paese, ma certamente molti svizzeri sentono profondamente l’amor patrio e non lo nascondono. Altrettanto certo, però, mi pare che i nostri Paesi debbano fare ancora molto per meritarlo. Buon 1° Agosto, Svizzera!

Giovanni Longu
Berna, 1° agosto 2023