Nell'articolo precedente s’individuava nel nazionalismo russo e ucraino non solo l’origine della guerra tra Russia e Ucraina, ma anche l’allontanamento della pace. Non deve infatti sfuggire che i belligeranti sono entrambi animati da un’ideologia nazionalistica molto forte e dispongono di eserciti ben armati, uno addirittura con armi nucleari e l’altro sostenuto dalla potenza militare degli Stati Uniti e della NATO. Poiché nessuno dei due osa addurre esplicitamente il nazionalismo come motivo della guerra, entrambi invocano il «diritto internazionale» per giustificarla, senza rendersi conto che il nazionalismo impedisce a loro come a molti altri Stati di cogliere nel suo documento fondamentale, ossia lo Statuto dell’ONU, lo spirito di pace e di collaborazione tra i Popoli che lo anima.
Nazionalismo e Statuto ONU
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Il ruolo dell’ONU nel conflitto russo-ucraino potrebbe essere determinante |
Il nazionalismo resta tuttavia un’aggravante, perché impedisce
a entrambi i belligeranti di porre fine al conflitto armato, di superare le
ambiguità interpretative dello Statuto ONU e di attivare quelle politiche atte a favorire, come
si legge nel preambolo dello Statuto, non solo il rigetto dell’uso delle armi
per risolvere le controversie internazionali, ma anche e soprattutto il rispetto
delle persone e dei popoli, «i rapporti di buon vicinato», la collaborazione
«per mantenere la pace e la sicurezza internazionale», l’impiego di strumenti
atti a «promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli», ecc.
Poiché lo spirito dello Statuto ONU è contenuto, a mio
parere, soprattutto nel preambolo, merita riportarne di seguito alcuni passaggi:
«Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le
future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di
questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, a riaffermare
la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della
persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle
nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il
rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto
internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed
un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà…».
Considerazioni sul preambolo
Le espressioni appena riportate mi offrono lo spunto per
alcune osservazioni, che mi sembrano di una certa rilevanza, tenendo anche
presente che, storicamente, il nazionalismo precede di secoli la costituzione
dell’ONU (1945), ma questa cerca idealmente di superarlo.
La prima osservazione riguarda
i promotori dell’Organizzazione, ossia i Popoli, non gli Stati. La
differenza mi pare non di poco conto. A subire le afflizioni delle guerre sono
infatti in primo luogo i popoli e non gli Stati. L’ONU nasce anzitutto per
evitare alle persone le «indicibili afflizioni» delle guerre, per «promuovere
il progresso sociale», l’«uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne» e
«un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà».
La seconda osservazione riguarda gli obiettivi dell’ONU. Comunemente si ritiene che lo scopo principale dell’ONU sia promuovere la pace, ma nel preambolo questa è vista non tanto come un obiettivo da raggiungere, ma piuttosto come una condizione da preservare («vivere in pace», «mantenere la pace») per poter conseguire gli altri obiettivi menzionati.
La terza osservazione
riguarda l’assenza nel preambolo della parola «Stato». E’ vero che i
rappresentanti dei Popoli riuniti a San Francisco il 26 giugno 1945 decidono di
costituire l’Organizzazione delle Nazioni Unite (e non dei Popoli Uniti), ma il
termine «Nazione» in questo caso è più sinonimo di Popolo che di Stato. La
differenza e le implicazioni saranno approfondite nel prossimo articolo, ma già
ora si può anticipare che sono notevoli perché a seconda dell’interpretazione
cambia la titolarità del potere sovrano e le implicazioni sono alquanto diverse
se si afferma che «la sovranità appartiene al Popolo» oppure «la sovranità
appartiene allo Stato». Nel 1945 quasi tutti i Popoli erano costituiti in «Stati-nazione»,
anche se i Popoli senza Stato erano ancora numerosi.
La quarta osservazione
riguarda proprio i Popoli non-Stati (perché privi di sovranità). L’ONU
non poteva dimenticarli e in effetti li ricorda in diversi articoli. Pur
essendo considerati marginali dalla maggioranza degli Stati membri più
influenti (spesso colonizzatori), che li considerava ancora come colonie o Stati
membri di poco conto, molti di essi raggiunsero in seguito
l’indipendenza e il riconoscimento giuridico di Stati sovrani. L’impresa non
riuscì a tutti e anche la guerra russo-ucraina in certa misura ne è una
conseguenza, complice il nazionalismo russo e ucraino. Per la soluzione del
conflitto e il ristabilimento della pace il ruolo dell’ONU potrebbe essere
determinante.(Segue)
Giovanni Longu
Berna, 2.8.2023
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