In questo articolo comincerò a rispondere alle varie domande indicate in quello precedente, con una avvertenza: sia le domande che le risposte sono formulate non con intento polemico, né verso persone né verso istituzioni, ma con una duplice finalità propositiva. Una mira a ricordare, conservare e valorizzare il patrimonio ideale lasciato dagli immigrati italiani in Svizzera in oltre un secolo e mezzo di lavoro, di passione e di speranze; l’altra aspira a rafforzare e possibilmente a sviluppare l’italianità diffusa in questo Paese (lingua, cultura, umanesimo, visione del mondo) a beneficio della popolazione residente (prosperità comune), ma anche dell’Italia (relazioni bilaterali). Per raggiungere questi obiettivi è necessario coinvolgere istituzioni e persone di entrambi i Paesi. La collaborazione è fondamentale.
Eredità
preziosa da valorizzare
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Berna, Ambasciata d’Italia – Residenza dell’ambasciatore |
Per riuscirci occorre rimuovere alcuni ostacoli e rafforzare la collaborazione
di tutte le parti interessate, istituzioni pubbliche e private, italiane e
svizzere, organizzazioni politiche e sindacali, la scuola, l’associazionismo
più attento all'integrazione. L’uso del plurale qui non è casuale, perché non
bastano gli sforzi della Confederazione, del Cantone Ticino, del Forum
dell’italianità, dell’Ambasciata d’Italia in Svizzera, dei singoli Consolati e
di alcune importanti organizzazioni svizzere e italiane, ma è indispensabile un
intento comune e il contributo di tutti gli
interessati. Mi sembra fondamentale soprattutto la partecipazione attiva dei
cittadini con origini migratorie di seconda e terza generazione, specialmente
se hanno la doppia cittadinanza, svizzera e italiana.
Poiché non tutte le istituzioni e organizzazioni italiane hanno le stesse
possibilità e capacità, in questo articolo ne indicherò solo alcune dapprima in
modo generico e successivamente, in questo e nel prossimo articolo, in maniera
più dettagliata, cominciando dalla principale, l’Ambasciata d’Italia con sede a
Berna.
Responsabilità
delle istituzioni italiane
Quando l’ambasciatore d’Italia Silvio
Mignano, in occasione della visita di Stato (28-30 novembre 2022) in Svizzera del
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quantificò la
collettività italiana di questo Paese in 670 mila persone rimasi stupito (come
ho riferito nel precedente articolo) soprattutto per due ragioni. La prima:
com'è possibile che per le statistiche italiane (AIRE) gli italiani siano così
tanti e per le statistiche svizzere siano meno della metà (328.252, alla fine del 2021)? La
seconda: com'è possibile che con una massa critica così importante di italiani
le istituzioni italiane (Ambasciata, Consolati, Comites…) sembrano incidere solo
marginalmente nell'evoluzione e nella valorizzazione dell’italianità?
So che esistono risposte per così dire tecniche a entrambe le domande, ma
al di là di queste spiegazioni resta il dubbio se dietro le cifre si celino
visioni diverse riguardanti gli italiani in Svizzera. Infatti, se è
comprensibile che gli svizzeri considerino «svizzeri» a tutti gli effetti anche
quelli naturalizzati a prescindere dalla nazionalità precedente e che magari
hanno conservato pure dopo, lo è meno che l’Italia e le istituzioni italiane in
Svizzera si mostrino tutto sommato poco attive nella valorizzazione della
lingua e della cultura italiana in questo Paese, agendo non solo sulla suddetta
massa critica ma anche su molte persone di altre nazionalità che guardano con
interesse all'italianità.
Le domande che possono sorgere al riguardo sono tante a cominciare dalle
più semplici: chi sono questi 670.000 italiani? Costituiscono davvero una
«comunità»? Ad esse se ne possono collegare evidentemente molte altre. Per
esempio: cosa rappresenta il possesso della cittadinanza italiana per quanti
hanno lasciato l’Italia per necessità di una sopravvivenza dignitosa o per opportunità
di garantire per sé e per la famiglia un più sicuro e adeguato sviluppo
professionale e sociale? Perché molti italiani dopo un periodo di esperienza
migratoria non sono rientrati in Italia e hanno magari preferito acquisire la
cittadinanza svizzera? Quelli rimasti con la sola cittadinanza italiana si
sentono ben rappresentati dalle autorità diplomatiche e consolari?
Queste e molte altre possibili domande più che indicare incertezze
particolari esprimono, almeno per molti, dubbi esistenziali sull'essere «emigrati»
a vita, magari con la doppia cittadinanza, di cui solo una pienamente attiva e
l’altra sopita, senza alcun vero senso di appartenenza e senza chiedersi
perché. Di fronte a questi dubbi, cosa fanno le istituzioni italiane (Ambasciata,
Consolati, rappresentanti (politici) eletti nel Parlamento, nel CGIE e nei
Comites)? Cosa fanno concretamente per far sentire l’interesse e la vicinanza
dell’Italia agli italiani all'estero?
Non credo che esistano risposte facili alle domande precedenti, ma ritengo
che le istituzioni e organizzazioni menzionate dovrebbero svolgere un ruolo
fondamentale nel tentare di darle, in modo da far «sentire» i connazionali convintamente
(anche) italiani in questo Paese.
L’Ambasciata
d’Italia tra passato, presente e futuro
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L’amb. d'Italia Silvio Mignano |
In questo contesto di domande, all'ambasciatore Mignano si potrebbe
anche chiedere se l’Ambasciata fa abbastanza per rendere gli italiani qui
residenti stabilmente davvero una «comunità», visto che sono sparsi in tutti i
Cantoni e la loro composizione è molto variegata tra vecchi e nuovi immigrati,
seconda e terza generazione, italiani col solo passaporto italiano e italiani
anche col passaporto svizzero, alcuni con forti legami con l’Italia e altri che
non vi hanno mai messo piede e non conoscono l’italiano, ecc. Non potrebbe
attivarsi per organizzare una grande Festa dell’italianità? Fra l’altro,
non le mancherebbe sicuramente l’appoggio della Confederazione, dei Cantoni e
dell’associazionismo italiano.
Per informare la collettività italiana di quanto
d’importante la riguardava, un tempo l’Ufficio emigrazione dell’Ambasciata
organizzava frequenti conferenze stampa per le numerose testate diffuse tra gli
italiani. Oggi sembra che la principale fonte d’informazione sia la pagina Web dell’Ambasciata
e raramente qualche comunicato stampa. Eppure alla «comunità italiana» non
dispiacerebbe una maggiore informazione su quel che la riguarda, anche se forse
non è più possibile, come invece succedeva spesso in passato, che
l'ambasciatore partecipasse personalmente alle assemblee o importanti
manifestazioni di alcune associazioni.
Presenze e sponsorizzazioni
Benché un maggiore contatto diretto con l’ambasciatore resti
auspicabile, non si potrebbe rendere almeno più facile visitare la sua
Residenza e qualche altro locale dell’Ambasciata, meritevoli certamente di
visite guidate sia per il loro valore architettonico che per la loro storia (correggendo
magari prima alcuni errori contenuti nella presentazione web della sede) e la
loro funzione. Può darsi che queste visite si facciano già, ma non si potrebbero
organizzare regolarmente? Si sa che all'Ambasciata si tengono ogni anno svariati
incontri istituzionali e non (esposizioni, presentazioni, premiazioni, ecc.),
ma per questi ultimi non sempre è dato sapere se la partecipazione del pubblico
è possibile. Una maggiore informazione sarebbe utile.
Si sa anche che all'Ambasciata fanno riferimento diverse
importanti organizzazioni. Per una in particolare essa rappresenta il veicolo
istituzionale dei rapporti con le autorità italiane e svizzere, la SAIS (Società degli Accademici Italiani in Svizzera),
che ogni anno premia tre tesi di dottorato di autori/autrici «di madre lingua
italiana», anche se scritte in inglese (casualmente nel 2022 tutte e tre le tesi
premiate erano scritte in inglese, nel 2021 due erano in inglese e una in
italiano). Perché non stimolare anche la costituzione di altre associazioni, per
esempio di giornalisti, scrittori, traduttori, Cavalieri della Repubblica, ecc.
italiani o di origine migratoria italiana? E’ bello che l’ambasciatore senta di
rappresentare la comunità italiana, ma è importante che anche questa lo senta
come proprio rappresentante. (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 1.2.2023