01 febbraio 2023

Immigrazione italiana 1946-2000: 30. Considerazioni finali: 8. «Italiani all'estero»? (seconda parte)

In questo articolo comincerò a rispondere alle varie domande indicate in quello precedente, con una avvertenza: sia le domande che le risposte sono formulate non con intento polemico, né verso persone né verso istituzioni, ma con una duplice finalità propositiva. Una mira a ricordare, conservare e valorizzare il patrimonio ideale lasciato dagli immigrati italiani in Svizzera in oltre un secolo e mezzo di lavoro, di passione e di speranze; l’altra aspira a rafforzare e possibilmente a sviluppare l’italianità diffusa in questo Paese (lingua, cultura, umanesimo, visione del mondo) a beneficio della popolazione residente (prosperità comune), ma anche dell’Italia (relazioni bilaterali). Per raggiungere questi obiettivi è necessario coinvolgere istituzioni e persone di entrambi i Paesi. La collaborazione è fondamentale.

Eredità preziosa da valorizzare

Berna, Ambasciata d’Italia – Residenza dell’ambasciatore
Il presupposto principale di queste considerazioni è la consapevolezza di aver ricevuto dai milioni di lavoratori italiani che si sono succeduti nelle varie ondate immigratorie e dai loro successori nati e cresciuti in questo Paese una complessa eredità da non dissipare. Si tratta di beni soprattutto immateriali che essi hanno aggiunto alla popolazione indigena non solo sotto forma di forza lavoro, ma anche di idee, di valori, di gusti, di modi di pensare e di vivere, ecc. Questo patrimonio, sintetizzato nella parola «italianità», merita di non essere ricordato, conservato e valorizzato.

Per riuscirci occorre rimuovere alcuni ostacoli e rafforzare la collaborazione di tutte le parti interessate, istituzioni pubbliche e private, italiane e svizzere, organizzazioni politiche e sindacali, la scuola, l’associazionismo più attento all'integrazione. L’uso del plurale qui non è casuale, perché non bastano gli sforzi della Confederazione, del Cantone Ticino, del Forum dell’italianità, dell’Ambasciata d’Italia in Svizzera, dei singoli Consolati e di alcune importanti organizzazioni svizzere e italiane, ma è indispensabile un intento comune e il contributo di tutti gli interessati. Mi sembra fondamentale soprattutto la partecipazione attiva dei cittadini con origini migratorie di seconda e terza generazione, specialmente se hanno la doppia cittadinanza, svizzera e italiana.

Poiché non tutte le istituzioni e organizzazioni italiane hanno le stesse possibilità e capacità, in questo articolo ne indicherò solo alcune dapprima in modo generico e successivamente, in questo e nel prossimo articolo, in maniera più dettagliata, cominciando dalla principale, l’Ambasciata d’Italia con sede a Berna.

Responsabilità delle istituzioni italiane

Quando l’ambasciatore d’Italia Silvio Mignano, in occasione della visita di Stato (28-30 novembre 2022) in Svizzera del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quantificò la collettività italiana di questo Paese in 670 mila persone rimasi stupito (come ho riferito nel precedente articolo) soprattutto per due ragioni. La prima: com'è possibile che per le statistiche italiane (AIRE) gli italiani siano così tanti e per le statistiche svizzere siano meno della metà (328.252, alla fine del 2021)? La seconda: com'è possibile che con una massa critica così importante di italiani le istituzioni italiane (Ambasciata, Consolati, Comites…) sembrano incidere solo marginalmente nell'evoluzione e nella valorizzazione dell’italianità?

So che esistono risposte per così dire tecniche a entrambe le domande, ma al di là di queste spiegazioni resta il dubbio se dietro le cifre si celino visioni diverse riguardanti gli italiani in Svizzera. Infatti, se è comprensibile che gli svizzeri considerino «svizzeri» a tutti gli effetti anche quelli naturalizzati a prescindere dalla nazionalità precedente e che magari hanno conservato pure dopo, lo è meno che l’Italia e le istituzioni italiane in Svizzera si mostrino tutto sommato poco attive nella valorizzazione della lingua e della cultura italiana in questo Paese, agendo non solo sulla suddetta massa critica ma anche su molte persone di altre nazionalità che guardano con interesse all'italianità.

Le domande che possono sorgere al riguardo sono tante a cominciare dalle più semplici: chi sono questi 670.000 italiani? Costituiscono davvero una «comunità»? Ad esse se ne possono collegare evidentemente molte altre. Per esempio: cosa rappresenta il possesso della cittadinanza italiana per quanti hanno lasciato l’Italia per necessità di una sopravvivenza dignitosa o per opportunità di garantire per sé e per la famiglia un più sicuro e adeguato sviluppo professionale e sociale? Perché molti italiani dopo un periodo di esperienza migratoria non sono rientrati in Italia e hanno magari preferito acquisire la cittadinanza svizzera? Quelli rimasti con la sola cittadinanza italiana si sentono ben rappresentati dalle autorità diplomatiche e consolari?

Queste e molte altre possibili domande più che indicare incertezze particolari esprimono, almeno per molti, dubbi esistenziali sull'essere «emigrati» a vita, magari con la doppia cittadinanza, di cui solo una pienamente attiva e l’altra sopita, senza alcun vero senso di appartenenza e senza chiedersi perché. Di fronte a questi dubbi, cosa fanno le istituzioni italiane (Ambasciata, Consolati, rappresentanti (politici) eletti nel Parlamento, nel CGIE e nei Comites)? Cosa fanno concretamente per far sentire l’interesse e la vicinanza dell’Italia agli italiani all'estero?

Non credo che esistano risposte facili alle domande precedenti, ma ritengo che le istituzioni e organizzazioni menzionate dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel tentare di darle, in modo da far «sentire» i connazionali convintamente (anche) italiani in questo Paese.

L’Ambasciata d’Italia tra passato, presente e futuro

L’amb. d'Italia Silvio Mignano
L’Ambasciata d’Italia in Svizzera, durante la visita di Stato del presidente Mattarella, attraverso l’ambasciatore Silvio Mignano si è intitolata la rappresentanza della più grande comunità straniera in Svizzera, costituita da 670.000 italiani, «la nostra comunità». Fa onore all'ambasciatore che si senta vicino alla comunità italiana e non c’è motivo per dubitare che ne senta anche la responsabilità. Tuttavia, a quanto sembra, non sempre appare e a «questo numero straordinario di italiani» farebbe senz'altro piacere costatarla, per esempio attraverso un servizio più efficiente degli uffici consolari.

In questo contesto di domande, all'ambasciatore Mignano si potrebbe anche chiedere se l’Ambasciata fa abbastanza per rendere gli italiani qui residenti stabilmente davvero una «comunità», visto che sono sparsi in tutti i Cantoni e la loro composizione è molto variegata tra vecchi e nuovi immigrati, seconda e terza generazione, italiani col solo passaporto italiano e italiani anche col passaporto svizzero, alcuni con forti legami con l’Italia e altri che non vi hanno mai messo piede e non conoscono l’italiano, ecc. Non potrebbe attivarsi per organizzare una grande Festa dell’italianità? Fra l’altro, non le mancherebbe sicuramente l’appoggio della Confederazione, dei Cantoni e dell’associazionismo italiano.

Per informare la collettività italiana di quanto d’importante la riguardava, un tempo l’Ufficio emigrazione dell’Ambasciata organizzava frequenti conferenze stampa per le numerose testate diffuse tra gli italiani. Oggi sembra che la principale fonte d’informazione sia la pagina Web dell’Ambasciata e raramente qualche comunicato stampa. Eppure alla «comunità italiana» non dispiacerebbe una maggiore informazione su quel che la riguarda, anche se forse non è più possibile, come invece succedeva spesso in passato, che l'ambasciatore partecipasse personalmente alle assemblee o importanti manifestazioni di alcune associazioni.

Presenze e sponsorizzazioni

Benché un maggiore contatto diretto con l’ambasciatore resti auspicabile, non si potrebbe rendere almeno più facile visitare la sua Residenza e qualche altro locale dell’Ambasciata, meritevoli certamente di visite guidate sia per il loro valore architettonico che per la loro storia (correggendo magari prima alcuni errori contenuti nella presentazione web della sede) e la loro funzione. Può darsi che queste visite si facciano già, ma non si potrebbero organizzare regolarmente? Si sa che all'Ambasciata si tengono ogni anno svariati incontri istituzionali e non (esposizioni, presentazioni, premiazioni, ecc.), ma per questi ultimi non sempre è dato sapere se la partecipazione del pubblico è possibile. Una maggiore informazione sarebbe utile.

Si sa anche che all'Ambasciata fanno riferimento diverse importanti organizzazioni. Per una in particolare essa rappresenta il veicolo istituzionale dei rapporti con le autorità italiane e svizzere, la SAIS (Società degli Accademici Italiani in Svizzera), che ogni anno premia tre tesi di dottorato di autori/autrici «di madre lingua italiana», anche se scritte in inglese (casualmente nel 2022 tutte e tre le tesi premiate erano scritte in inglese, nel 2021 due erano in inglese e una in italiano). Perché non stimolare anche la costituzione di altre associazioni, per esempio di giornalisti, scrittori, traduttori, Cavalieri della Repubblica, ecc. italiani o di origine migratoria italiana? E’ bello che l’ambasciatore senta di rappresentare la comunità italiana, ma è importante che anche questa lo senta come proprio rappresentante. (Segue)

Giovanni Longu
Berna, 1.2.2023

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