26 giugno 2024

22. «Profeti» dell’unità europea

L’Europa è un cantiere aperto di idee, di decisioni e di azioni. In questa serie di articoli, iniziata il 3 gennaio 2024, s’intende ripercorrere molto sommariamente le tappe principali di questo progetto straordinario, complesso, difficile da realizzare e incerto nell’esito finale. Il filo conduttore è costituito dalla ricerca delle sue radici cristiane. La scelta è dovuta non a motivi ideologici, ma alla storia. Infatti, l’Europa è in costruzione da quando il Cristianesimo si è radicato nel continente e le grandi istituzioni ecclesiali occidentali e orientali hanno cercato di darle un contenuto, una forma, un’anima, un’unità e un futuro. Lo scopo è semplice e ambizioso allo stesso tempo: contribuire alla riscoperta di quelle radici nella convinzione che siano ancora in grado di indicare agli europei la giusta direzione verso l’unità e la prosperità.

«Profeti» antichi…

L'Europa «medievale» verso il 1450
Nell'articolo precedente sono stati citati i tre fondatori dell’Unione europea: De Gasperi, Adenauer e Schuman. Dopo la seconda guerra mondiale, non erano gli unici ad avere idee chiare sul futuro dell’Europa, ma sono stati i primi a presentare un progetto sostenibile di unità europea e ad avviarne la realizzazione. Per questo meritano senz'altro di passare alla storia come «Padri fondatori» e di essere meglio conosciuti (come si cercherà di fare in un prossimo articolo). Non furono tuttavia i primi a ragionare sull'Europa, perché già molto tempo prima ci sono stati visionari o, come vengono talvolta chiamati, «profeti», che prefigurarono una qualche forma di unità del continente. A titolo esemplificato ne vengono ricordati di seguito alcuni, che avevano fra l’altro quasi tutti anche un riferimento diretto o indiretto al Cristianesimo.

In questo tipo di ricerca alcuni studiosi sono andati molto indietro nel tempo e hanno trovato persino nel grande poeta romano PublioVirgilio Marone (70-19 a.C.) un «profeta» non solo dell’Europa, ma anche di Cristo. Per questo, forse, Dante lo ha scelto per fargli da guida nel viaggio allegorico attraverso l’Inferno e il Purgatorio della Divina Commedia.

E’ però nel Medioevo che l’idea di Europa si fa strada, specialmente in campo letterario e religioso. Dante, Petrarca e Boccaccio, per esempio, sono considerati a giusta ragione «europei» perché hanno influito notevolmente sulla letteratura e la cultura europea dell’epoca. Ma furono soprattutto le Chiese cristiane (cattolica, protestante e ortodossa), attraverso il monachesimo (cfr. l’articolo: 3. Il monachesimo medievale e la nascita dell’Europa del 24 gennaio 2024)  e una serie di grandi santi (cfr. 6. Islam, crociate e la nascita della coscienza «europea» del 14 febbraio 2024), a realizzare la prima forma di unità dell’Europa, tanto che per diversi secoli essa è stata identificata come «il continente dove si trovano i Cristiani».

… e moderni

A Erasmo da Rotterdam, uno dei grandi «profeti» della
unità dell'Europa, è intitolato un programma di scambi
culturali tra studenti europei, il 
Programma Erasmus.
L’identificazione dell’Europa con la «Cristianità» si rafforzò durante l’Umanesimo e il Rinascimento, grazie anche alle riflessioni dell’umanista italiano Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), divenuto poi papa Pio II (cfr. l’articolo 8. Europa, un’«idea» problematica del 6 marzo 2024). Con le scoperte geografiche, l’idea di Europa cominciò a diffondersi nel mondo al seguito dei grandi navigatori Enrico il Navigatore (1394-1460), Cristoforo Colombo (1451-1506), Amerigo Vespucci (1454-1512), Vasco da Gama (1469-1524), ecc.

Fu tuttavia nel Vecchio Continente che l’idea di Europa si diffuse rapidamente:
(a) negli ambienti universitari (dove gli scambi erano già allora molto frequenti) grazie a intellettuali come il grande umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1469-1536), l’umanista spagnolo Juan Luis Vives (1492-1540) e naturalmente molti altri;
(b) negli ambienti politici, sull'esempio di Tommaso Moro (1478-1535), del filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), fra l’altro frequentatore della corte dello zar Pietro il Grande a San Pietroburgo e propugnatore dell’unità delle Chiese, ecc.;
(c) negli ambienti prettamente religiosi, per esempio con il riformatore svizzero Giovanni Calvino (1509-1564), il teologo protestante ungherese Jan Amos Komensky, detto Comenius (1592-1670), il quacchero anglo-americano Thomas Paine (1737-1809), sostenitore del federalismo e della cittadinanza universale, ecc.;

(d) negli ambienti politico-sociali, per esempio con il filosofo francese Henri de Saint-Simon (1760-1825), sostenitore di un’Europa unita in grado di soddisfare l’interesse generale prima degli interessi nazionali e basata su un Nuovo cristianesimo, il politico cecoslovacco Tomáš Garrigue Masaryk (1850-1937), sostenitore di una «Nuova Europa» che tenesse presente il punto di vista slavo e fondata su una solida moralità, perché «senza religione tutto affonda».

La lista dei precursori o «profeti» dell’Europa unita potrebbe essere ben più lunga, ma non indicherebbe ancora il passaggio dalle idee alla fase realizzativa. Questa sarà illustrata nel prossimo articolo.

Giovanni Longu
Berna, 26.6.2024