Quest’anno
ricorrono numerosi anniversari di eventi che hanno cambiato il mondo e
specialmente l’Europa e di eventi che sono stati determinanti per la storia
dell’immigrazione italiana in Svizzera. Di alcuni di essi si tratterà
diffusamente in una prossima serie di articoli. Quello di cui parlerò di
seguito vuole rievocare un evento abbastanza secondario in questa storia
collettiva degli immigrati italiani, ma utile, credo, per far capire che le
tracce della presenza italiana in Svizzera sono spesso nascoste, per esempio in
una foresta o ad una curva di strada, ma importanti. Mi riferisco alla tragica
fine di due famosi piloti italiani e alla vittoria di altri a Berna nel 1948.
La campagna bernese
Berna,
città splendida sotto molti aspetti, ha anche una caratteristica in comune con
molte altre città svizzere: è immersa nel verde. A prima vita, questo aspetto
non dice nulla sull’italianità, anche perché le tracce più evidenti e più
importanti si trovano nella città vecchia e nei quartieri periferici. I lettori
di questa rubrica hanno avuto modo di seguirle sia nel centro storico che in
alcuni quartieri «nuovi», in particolare, Kirchenfeld, Bümpliz e Länggasse, ma
non è mai capitato, credo, di accennare anche solo marginalmente alla lussureggiante
campagna circostante la città. Eppure proprio nelle fattorie, nei giardini e
nelle foreste bernesi vennero inviati a lavorare molti italiani immigrati nel
dopoguerra quando ottenevano il primo permesso di lavoro stagionale. Ma non è
di essi che qui voglio parlare.
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Bremgarten/BE, GP della
Svizzera 1950, vinto dall’italiano Nino Farina |
Desidero
anche ricordare, a chi non conosce Berna, che la campagna circostante è estremamente
varia e rigogliosa, perché non è costituita solo di campi coltivi o prati per
la pastura di bovini e ovini, ma anche di ampie aree
boschive e numerose radure. Sono facilmente raggiungibili attraverso una fitta rete di
sentieri molto apprezzati non solo dagli escursionisti in mountain bike o dai
semplici utilizzatori di biciclette da città, ma anche dalle famiglie e dai
singoli per le passeggiate, la ginnastica, il jogging e perché offre numerose aree
attrezzate con giochi e spiazzi per grigliare.
Il circuito di Bremgarten
Una
di queste zone verdi, a nord-ovest della città, è la grandiosa foresta di Bremgarten,
degradante verso l’alveo del fiume Aare, là dove la corrente è minima a causa
del poco distante sbarramento della centrale idroelettrica di Mühleberg. Nel
1934 in essa era stato ricavato un circuito automobilistico dove si svolsero
diversi Gran Premi di Svizzera di Formula 1 e di Motomondiale fino al 1954.
Era
considerato uno dei circuiti più belli, ma anche più pericolosi del mondo. Era
sicuramente bello perché immerso nella natura rigogliosa, ma anche estremamente
pericoloso perché conteneva molte curve, continui saliscendi e frequenti
passaggi da zone molto luminose a zone d’ombra. Inoltre, la pioggia o l’umidità
della foresta rendevano spesso alcune parti del tracciato particolarmente
viscide e scivolose.
Campioni italiani
Il
1° luglio di settant’anni fa, un giovedì, si stavano svolgendo le prove libere in
vista delle gare motociclistiche e automobilistiche previste per il sabato e la
domenica. Furono le ultime prove di due grandi sportivi italiani, oggi quasi
del tutto dimenticati: il campione di motociclismo Omobono Tenni, che
correva su una «Guzzi» 250 cmc, e il pilota automobilistico Achille Varzi,
grande rivale di Nuvolari, che correva su un’«Alfa Romeo».
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La curva Tenni, oggi. |
Tenni,
uscito di pista a tutta velocità alla curva Eymatt (chiamata in seguito «curva Tenni») andò a sbattere contro un muricciolo
morendo sul colpo. I soccorritori giunti immediatamente sul posto dovettero
costatare il decesso.
L’asso dell’automobile Varzi, che un cronista chiamò «leggendario»,
mentre stava ultimando il suo ultimo giro di prove sotto una pioggia
fortissima, uscì di strada ad una curva capovolgendosi più volte e morendo sul
colpo. Il giorno seguente la cattiva sorte colpì anche un altro automobilista,
lo svizzero Christian Kautz.
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Alberto Ascari, su Maserati, 5° al GP Svizzera 1948. |
Il
sabato e la domenica si tennero le corse come previsto. Nel motociclismo gli
italiani si dimostrarono imbattibili. Nella classe 250 cmc gli italiani conquistarono
le prime cinque posizioni, nell’ordine: Enrico Lorenzetti, Claudio Mastellari,
Bruno Ruffo, Gianni Leoni e Bruno Francisci. Nella classe 500 cmc vinse lo
stesso Enrico Lorenzetti. Nell’automobilismo, Gran Premio d’Europa, vinse
l’italiano Carlo Felice Trossi su Alfa Romeo, al 3°, al 4°e al 5° posto si
piazzarono altri tre italiani, Gigi Villoresi, Luigi Fagioli e Alberto Ascari
(che vincerà nel 1949 e 1953 su Ferrari).
Ritenuto
troppo pericoloso, il circuito fu chiuso nel 1955 e il Consiglio federale
decise di vietare le gare motoristiche su tutto il
territorio svizzero. Negli annali e nelle cronache resta il ricordo di tanti
campioni italiani che nel circuito di Bremgarten si fecero onore.
Giovanni Longu
Berna, 9 maggio 2018