Recentemente,
durante la rievocazione degli 80 anni della Casa d’Italia di Berna, è
stata citata una frase attribuita a un emigrante italiano, secondo cui sarebbe
difficile trovare un ponte o una casa a Berna dove non vi abbiano lavorato gli
italiani, tanto che, immaginando di poter togliere tutte le pietre messe dagli
italiani, «cadrebbero tutti i ponti, le banche, il palazzo federale…».
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Berna, Palazzo federale |
Il
senso generico della frase è chiaro e condivisibile, perché intende evidenziare
il contributo importante degli italiani allo sviluppo della città, ma gli
esempi citati sono inappropriati e soprattutto le conseguenze immaginate sono
palesemente senza fondamento. Si sa, infatti, che le case del centro storico, di
origine medievale, non furono costruite dagli italiani come pure gran parte dei
ponti, delle banche, delle fabbriche, ecc., anche se nelle nuove costruzioni del
secondo dopoguerra la partecipazione degli italiani è stata molto estesa. Quanto
poi alla costruzione del Palazzo federale (1894-1902), si sa addirittura che
gli italiani vi furono espressamente esclusi dall’amministrazione federale, per
evitare che potessero verificarsi nuovamente incidenti come quelli avvenuti
l’anno prima (il Käfigturmkrawall è del giugno del 1893).
Scrivo
questa nota perché la frase del connazionale è stata ripresa da un cronista presente
all’evento su un settimanale in lingua italiana, evidentemente senza chiedersi
se gli esempi fatti rispondessero almeno al criterio della plausibilità. Credo
che se si vuole affidare qualche informazione ai media o ai libri nell’intento
di creare una «memoria storica», essa andrebbe prima verificata e magari
spiegata correttamente. Altrimenti può succedere che una frase detta da
qualcuno in un contesto particolare, per esempio, «abbiamo costruito di tutto»
possa indurre a pensare che gli italiani hanno costruito tutto, persino il
Palazzo federale. Oppure, che la frase «siamo venuti in Svizzera a cercare
lavoro», detta con verità da qualche immigrato del secondo dopoguerra, possa
avere valenza per tutti gli immigrati italiani, dimenticando che, fino
all’entrata in vigore degli accordi di libera circolazione, la stragrande
maggioranza dei lavoratori italiani è venuta in Svizzera a richiesta dei datori
di lavoro svizzeri, ecc.
La storia
dell’immigrazione italiana in Svizzera è così ricca e avvincente che non ha bisogno
di aggiunte di colore estemporanee.
Giovanni Longu
Berna 11 maggio 2018
Berna 11 maggio 2018
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