A bocce fredde, come
si suol dire, dovrebbe essere più facile dare una valutazione serena e complessiva
del recente referendum sulla riforma costituzionale voluta dal precedente
governo. Non è invece né semplice né serena la valutazione che ancora se ne fa,
tra i due estremi di chi ritiene l’esito referendario una bocciatura senza
appello (circa 60 a 40) del governo Renzi e di chi, invece, lo considera una
sconfitta per l’Italia. E’ vero che tutte le opinioni vanno rispettate, ma è
altrettanto vero che le opinioni si possono criticare.
Bocciatura del
governo Renzi...
Ritengo anch’io che
l’esito del referendum sia da considerare una bocciatura senza appello del
governo Renzi, ma non tanto per quel (poco) che ha fatto o cercato di fare
(bene o male), bensì per quel che non ha fatto. Prima di intestardirsi
sulle cosiddette «riforme», non richieste e non urgenti, il governo avrebbe
dovuto affrontare i problemi più sentiti dagli italiani. Avrebbe dovuto, per
esempio, cercare risorse (lottando contro la corruzione, l’evasione fiscale,
gli sprechi nella pubblica amministrazione) e investirle per ridurre il disagio
sociale, le disuguaglianze, la disoccupazione giovanile, l’emigrazione. Dunque
una bocciatura meritata del governo Renzi.
Ritengo tuttavia che il
voto referendario abbia bocciato senza appello anche la pretesa riforma
voluta con arroganza dall’attuale maggioranza parlamentare (legittima
secondo la Corte costituzionale, ma non legittimata dal sentire comune degli
italiani), schiacciata dalla segreteria del PD. La riforma è stata bocciata non
solo per il modo con cui è stata fatta (a colpi di maggioranza), ma anche nel
merito.
… e della «riforma»
Il quesito
referendario era palesemente ipocrita e fuorviante. Se si voleva superare il
bicameralismo paritario andavano corrette le sue disfunzioni, senza depotenziare
il Senato, rendendolo una Camera di serie B senza reali poteri. Per ridurre il
numero dei parlamentari andava ridotto il numero sia dei senatori sia dei
deputati e non solo dei primi. Il contenimento dei costi di funzionamento delle
istituzioni potrebbe avvenire anche con leggi ordinarie. Quanto poi alla
revisione del Titolo V della parte II della Costituzione il men che si possa
dire è che solo gli addetti ai lavori potevano sapere cosa celasse in realtà.
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Passaggio di consegne tra Renzi (d) e Gentiloni (s) |
La proposta
Renzi-Boschi è stata bocciata clamorosamente non solo perché poco chiara, ma
anche perché insidiosa. Con la riduzione dei poteri del Senato, reso per questo
non elettivo, gli italiani si sono sentiti defraudati di una parte della
sovranità popolare. In molte regioni è stata ritenuta ingiustificata la
privazione di alcune competenze per riportarle a Roma, ritenuta notoriamente
non un modello di efficienza e di trasparenza. Inoltre, non si capisce perché,
per eliminare gli abusi o il malfunzionamento di alcune regioni, si debbano
privare anche quelle più virtuose dell’autonomia e dei poteri che consentono
loro di amministrare saggiamente il proprio territorio.
Leggendo il testo della
riforma mi sono chiesto tante volte perché in molti settori della politica non
si è ancora capito che anche in Italia (come è già realtà in molti altri Stati
europei, a cominciare dalla Svizzera) una discreta dose di federalismo è necessaria
perché fa aumentare la partecipazione e la responsabilità della popolazione
direttamente coinvolta. Com’è possibile, se non per ignoranza o diffidenza
della democrazia diretta, preferire ancora il centralismo al decentramento? E’
così difficile capire che il centro degli interessi degli italiani è, dopo la
casa, il quartiere e il comune, la propria regione? Per evitare conflitti e
abusi esistono le leggi, gli incentivi e la vigilanza (!) dello Stato, che
dovrebbe intervenire sempre in via sussidiaria.
Purtroppo i problemi
restano
Per fortuna, han detto
in molti, il tormentone del referendum e finito. Condivido, ma ritengo che per
moltissimi italiani è stata una bella occasione riprendere in mano il testo
della Costituzione, cercare di afferrarne il senso profondo di linea guida per
una convivenza pacifica, democratica, solidale, governata da organismi
rappresentativi e orientati al bene comune, e magari costatare quanto resti
ancora inattuata, per incompetenza, irresponsabilità, avidità.
Di fronte al verdetto popolare mi
sarei aspettato da parte del principale responsabile della bocciatura, Renzi,
un atto di umiltà e il riconoscimento degli errori fatti, e invece gli italiani
hanno dovuto costatare per l’ennesima volta la protervia di un perdente