Per l’Italia, per la
Svizzera e per l’Unione Europea il 2018 appena iniziato sarà un anno molto importante.
Per l’Italia sarà
determinante l’esito delle elezioni politiche di marzo: da esso dipenderanno la
governabilità e la speranza di avviare a soluzione numerosi problemi
strutturali che attendono da anni una soluzione. La Svizzera dovrà cercare un accordo quadro con l’Unione
Europea (UE) e non sarà facile trovare il giusto equilibrio tra i legittimi
interessi dell’una e dell’altra. Anche per l’UE il 2018 sarà un anno cruciale: dovrà decidere
cosa vuole diventare, perché nei Paesi europei l’incertezza sul suo destino
aumenta (cfr. Brexit, questione immigrati, ecc.) e i consensi sul suo assetto
istituzionale attuale diminuiscono. Nel 2018 cadranno inoltre alcuni anniversari
di grande rilevanza per la
storia dell’immigrazione italiana in Svizzera e in questa rubrica verranno
puntualmente ricordati. In breve, il 2018 sarà un anno intenso di eventi da
seguire con attenzione e un po’ di sana passione.
L’Italia e le riforme
Il 2017 si è chiuso in
Italia a Camere sciolte in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, con
un bilancio della legislatura controverso (a causa della forte contrapposizione
tra maggioranza e minoranze) e un rammarico particolare di alcune forze
politiche per non aver portato a termine l’iter legislativo sulla contestata
modifica della legge sulla cittadinanza «jus soli».
Non ho titolo per dare
un voto complessivo alla legislatura, ma ho l’impressione che il Parlamento non
abbia svolto pienamente il suo ruolo di autorevole esecutore della Costituzione
e di rappresentante del popolo sovrano. Spesso è stato al traino della volontà
del Governo e molti suoi membri hanno violato lo spirito del mandato popolare
(voltagabbana!). Auspico che il nuovo Parlamento interpreti più seriamente lo
spirito della Costituzione e trovi tra maggioranza e minoranza il consenso
necessario per le riforme che maggiormente attendono un’efficace soluzione.
Tra queste non mi
sento di includere nuove norme sulla cittadinanza jus soli. Considerare
una «pagina incivile per il nostro paese» non essere riusciti ad approvarle mi
sembra esagerato; personalmente trovo più disdicevole non essere riusciti
finora a creare una solida base legislativa per una politica seria ed efficace
d’integrazione degli immigrati. Le discriminazioni avvengono o possono avvenire
non a livello di diritti politici (cittadinanza) ma di diritti civili. Il
razzismo non concerne i primi ma i secondi.
Potrebbe essere utile
a tutti, cittadini e aspiranti cittadini, ma soprattutto politici e candidati, una
riflessione sulla Costituzione italiana, che benché settantenne, esprime sempre
valori universali e fondamentali, cominciando dall’articolo 1° che recita: «L’Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. / La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Le
celebrazioni per il 70° anniversario della sua entrata in vigore (1° gennaio
1948) potrebbero essere un’occasione da non perdere per riflettere sulla
democrazia, sul bene comune, sul lavoro, ecc.
La Svizzera e l’UE
Con la fine del 2017
col segno positivo per gran parte degli indicatori della prosperità svizzera sembrava
finir bene anche il sodalizio tra la Svizzera e l’Unione Europea. Dopo che la
prima aveva deciso di offrire all’UE ben oltre un miliardo di franchi come
contributo di «coesione» per ridurre le ineguaglianze tra i suoi
Paesi membri, le relazioni tra Berna e Bruxelles sembrano decisamente volte al
sereno. Invece niente da fare. Il gesto di solidarietà e di sostegno della
Svizzera verso i partner europei è stato gradito ma non ritenuto sufficiente
per concludere la vertenza su un accordo quadro dei rapporti bilaterali.
L’UE ha
fatto sapere che attende questo accordo quadro o, secondo alcuni, la
sottomissione della Svizzera al diritto europeo e nel frattempo questa dovrà
figurare almeno per un anno in una lista «grigia» e in un regime di
provvisorietà per quel che concerne l’equivalenza della borsa svizzera.
Da più
parti si è gridato al doppio scandalo: quello di un’UE ingrata e prepotente
(secondo alcuni al limite dell’illegalità internazionale) e quello dei ministri
svizzeri che forse ingenuamente avevano creduto, dopo l’incontro di novembre a
Berna tra la presidente
della Confederazione Doris Leuthard e
il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che gli ostacoli stessero per essere superati nelle trattative sull’accordo
quadro. Del resto proprio Juncker aveva parlato non più di un accordo
istituzionale, ma di un «accordo di amicizia». Qualcuno ha subito auspicato
misure di ritorsione contro l’UE.
Che ruolo abbia avuto
in questa vicenda il neoconsigliere federale Ignazio Cassis non è dato sapere, ma tutti sperano che sappia
trovare la soluzione all’intricata vicenda. Spero vivamente che ci riesca, ma
deve tener presente che il braccio di ferro è da evitare perché in tal caso
l’UE vincerebbe senz’altro. Piuttosto dovrà saper offrire alla controparte un
contributo non solo finanziario ma soprattutto di valori, di idee e di esempi
che la Svizzera può dare e che gioverebbero enormemente all’UE in questo
momento.
Buon Anno Italia, Svizzera, Europa!
Giovanni Longu
Berna, 4 gennaio 2018