Che lo stato di salute dell’italiano nella Svizzera tedesca e francese sia sempre delicato è sotto gli occhi di quanti hanno a cuore la sua sorte, mentre non è sempre chiara la cura, che andrebbe ricercata anzitutto sfruttando il potenziale delle due espressioni in esame: «lingua nazionale» e «lingua ufficiale». Conoscerne il significato e la portata è anche utile per evitare errori di valutazione e attribuire erroneamente il calo dell’italiano scritto e parlato per esempio a una presunta inefficace politica linguistica della Confederazione e dei Cantoni. In altro articolo si cercherà di chiarire la situazione e avanzare qualche proposta.
Lingua «nazionale» dal 1848
L’italiano entrò nella Costituzione federale fin dal 1848 come «lingua nazionale», ma non come «lingua ufficiale» della Confederazione. Quest’ultimo riconoscimento, anche per le altre lingue, arriverà a tappe. Probabilmente nel 1848 si ritenne prioritario stabilire l’appartenenza alla Confederazione di tutti i Cantoni con pari dignità e nel rispetto delle peculiarità di ciascuno, compresa la lingua. Per questo le tre lingue principali (tedesco, francese e italiano) vennero riconosciute «lingue nazionali» (Nationalsprachen).
Benché
tale riconoscimento non comportasse per alcuna di esse conseguenze specifiche di
tipo linguistico o privilegi rispetto alle altre lingue (per esempio del
tedesco nei confronti del francese o dell’italiano), si trattava di una
decisione importante perché impegnava la Confederazione a riconoscere ed
eventualmente a difendere l’esistenza, l’uso e la dignità delle lingue
nazionali come peculiarità essenziali della maggioranza dei cittadini dei Cantoni
interessati, ma anche ad applicare negli organi elettivi della Confederazione il
principio di un’equa rappresentanza linguistica.
In
effetti, fin dal 1848 ci furono italofoni nell'Assemblea federale e nel
Consiglio federale, ma bisognerà aspettare la riforma costituzionale del 1874
per trovare una norma che prevedesse un’equa rappresentanza delle lingue anche
nel Tribunale federale. L’articolo 107 stabiliva infatti che nella nomina da
parte dell’Assemblea federale dei membri e dei supplenti del Tribunale federale
si avesse riguardo «a che tutte e tre le lingue nazionali siano rappresentate».
Inizialmente
il riconoscimento delle «lingue nazionali» comportava che la Confederazione garantisse
la protezione e la difesa della lingua o delle lingue nazionali nei territori
dei Cantoni interessati introducendo di fatto il principio della territorialità
delle lingue. Su questa base la Confederazione ha versato fin dagli anni
Quaranta del secolo scorso sussidi finanziari ai Cantoni Ticino e Grigioni per la
difesa della loro cultura e della loro lingua. Da alcuni decenni tale principio
è applicato opportunamente anche al di fuori della Svizzera italiana.
Italiano «lingua ufficiale»
Durante tutto il secolo scorso, con l’accresciuta esigenza d’informazioni,
di conoscenze, di scambi, ma anche di partecipazione al processo politico
nazionale, soprattutto al Ticino non bastava più il semplice riconoscimento
dell’italiano come «lingua nazionale». Esigeva maggiori informazioni, migliori
traduzioni e, in generale, di poter disporre degli atti e della corrispondenza
ufficiale in buon italiano. A perorare la causa della «dignità della lingua italiana
fu nel 1917 il consigliere federale ticinese Giuseppe
Motta (1871-1940).
Non tutti, nella Confederazione, erano favorevoli alle
richieste di Motta (si parlò persino di «nazionalismo ticinese» e di «pericolo
irredentistico»), ma il buon senso prevalse e il Consiglio federale decise di
migliorare e potenziare i servizi linguistici italiani con la creazione di un
«Segretariato di lingua italiana» in seno alla Cancelleria federale e di
pubblicare nel «Foglio federale» gli atti ufficiali del Consiglio federale.
Un notevole passo avanti fu compiuto nel 1938 quando fu
deciso di aggiungere nell'articolo della Costituzione federale riguardante le
«lingue nazionali» il romancio. In quell'occasione, infatti, fu anche deciso
d’introdurre un nuovo articolo costituzionale, il quale stabiliva che «le
lingue ufficiali della Confederazione sono il tedesco, il francese e l'italiano»
e che «il romancio è pure lingua ufficiale nei rapporti con i cittadini romanci»,
rimandando i particolari a una legge specifica sulle lingue.
Da allora la qualità dell’«italiano federale» andò
migliorando, ma andò crescendo anche la presenza dell’italiano al di fuori
delle regioni tradizionalmente italofone del Ticino e dei Grigioni, acquisendo
sempre più anche una portata nazionale in senso geografico. Con quali conseguenze? (Segue)
Berna, 22.03.2023