Ginevra è la seconda
città svizzera per numero di abitanti (circa 200.000 abitanti; 600.000
considerando l’agglomerazione), la seconda piazza finanziaria, il secondo polo
culturale della Svizzera, tra i più dinamici e innovativi del mondo, la città
più cosmopolita della Svizzera, non solo perché ospita numerose istituzioni
internazionali, ma anche perché è il risultato di influssi di popolazioni
diverse. Ancora oggi Ginevra è tra le metropoli svizzere quella con la più alta
percentuale di stranieri (41%), quasi la stessa che aveva nel 1910 (42%). Il
gruppo straniero più numeroso è da sempre quello francese, ma è seguito a poca
distanza da quello italiano, costituito oggi da circa 40 mila persone (in parte
con la doppia nazionalità). Il suo contributo allo sviluppo della città è stato
nei secoli notevole.
Dalle origini al Principato vescovile
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Ginevra, cattedrale di Saint-Pierre |
La regione di Ginevra, situata all'estremità sud occidentale del Lago Lemano, è stata
lungamente contesa dapprima dai Romani, poi dai Burgundi, dai Franchi, dagli
imperatori del Sacro Romano Impero (Corrado II), dai duchi di Savoia,
prima di trovare una forma di sostanziale indipendenza dal 1124 nel Principato vescovile
e dal 1536 nella Repubblica di Ginevra. I vari influssi hanno inciso
profondamente sul carattere della città e dei suoi abitanti, fieri di far parte
della «Repubblica e Cantone di Ginevra», ma anche aperti al mondo. Oggi Ginevra
ospita numerose organizzazioni internazionali, quali la principale sede europea
delle Nazioni Unite (ONU), la sede del Comitato internazionale della Croce
Rossa (CICR), dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e della sanità
(OMS), ecc.
L’origine romana della città è testimoniata
non solo dal nome Genava (civitas Genavensium), che dettero i Romani a
un preesistente insediamento celtico (da cui derivò probabilmente il nome), ma
anche da numerosi reperti ritrovati sulla collina dove sorge oggi la cattedrale
di Saint-Pierre. Anche Ginevra, infatti, come Basilea, si è sviluppata su un
sito dove sorgeva l’antico oppidum romano. Quando alla fine del IV
secolo il dominio romano venne meno, il Cristianesimo prese il sopravvento in
tutta la regione e Ginevra, da civitas romana già sviluppata, assunse
una posizione dominante col rango di città episcopale. La cattedrale di Saint-Pierre,
in stile romano-gotico, ne fu per quasi un millennio il simbolo più
prestigioso.
Sotto il regime del «reverendissimo e
temutissimo signor Vescovo, signore di Ginevra» Ginevra si sviluppò non
solo in campo religioso (con la creazione di parrocchie, monasteri, abbazie,
conventi, chiese), ma anche politicamente (Ginevra divenne un principato
vescovile), urbanisticamente (con nuovi palazzi), economicamente (artigianato,
commercio) e socialmente (potere crescente della borghesia).
La partecipazione «italiana» all’ascesa di Ginevra
La partecipazione degli «italiani» (intesi
genericamente come provenienti dalla penisola italiana) allo sviluppo della
città fu importante e talvolta determinante. Nel XII e XIII secolo Ginevra era
già un fiorente centro artigianale, commerciale e finanziario a livello
europeo. Quattro volte l’anno si tenevano importanti fiere, che duravano anche
15 giorni e attiravano mercanti e banchieri da tutta l’Europa, molti anche
dall’Italia. Alcuni di questi finirono per stabilirsi nella città con proprie
sedi (Guadagni, Sassetti,
Grasso, Medici, Giustiniani, Grimaldi, Baroncelli, Clerici, ecc.) e crearono
importanti reti commerciali e finanziarie, che operavano anche fuori di
Ginevra.
I banchieri italiani
avevano costituito una corporazione, che impiegava parte dei profitti nel
restauro di chiese e una di esse era conosciuta come la Chapelle des
Florentins. Del resto, essi figuravano tra i maggiori contribuenti della città e grazie essi
Ginevra divenne la piazza finanziaria più importante d’Europa. Non fu tuttavia
un periodo tranquillo, perché i duchi di Savoia cercarono in tutti i modi
d’imporre il loro dominio su Ginevra. In parte vi riuscirono, quando il duca Amedeo
VIII, divenuto papa (1439) con il nome di Felice V, nel 1444 si
appropriò del principato vescovile, per consegnarlo praticamente in eredità ai
suoi discendenti.
La borghesia di Ginevra, molto attiva e ben
organizzata in potenti corporazioni, era comunque decisa a battersi per
l’indipendenza. Pur di non cedere alle ambizioni dei Savoia, che intendevano
fare di Ginevra la capitale della Savoia, i ginevrini stipularono nel 1526 un
trattato di alleanza con i confederati bernesi e friburghesi, che, di fatto,
segnò la fine del dominio vescovile e, pochi anni dopo, l’adesione alla Riforma
(1535).
Ginevra calvinista rifugio di molti italiani
Finito il dominio del principe vescovo,
costretto a lasciare la cattedrale e a ritirarsi (1533) nelle abbazie della
Franca Contea, i ginevrini aderirono alla Riforma, avviata dal predicatore Guillaume
Farel e consolidata dal grande riformatore Giovanni Calvino,
giurista francese giunto a Ginevra nel 1536. La cattedrale di Saint-Pierre
venne trasformata in chiesa protestante e dal suo pulpito per 23 anni Calvino
lesse e spiegò le Sacre Scritture da lui interpretate. Ginevra divenne la
«capitale» della Riforma protestante
nella Svizzera francese ed è emblematico che il «Museo internazionale della Riforma» si
trovi a pochi metri dalla cattedrale.
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Giovanni Calvino (1509-1564) |
Nonostante la rigidità
della predicazione di Calvino, Ginevra conservò anche nel periodo della Riforma
il suo spirito cosmopolita e aperto (sebbene non tollerante). Per questo fu
scelta come rifugio da numerosi esuli italiani per motivi religiosi, in fuga dall’Italia per
evitare le persecuzioni dell’Inquisizione (Bernardino Ochino da Siena, Giordano
Bruno e molti altri). Dopo di loro arrivarono a Ginevra anche commercianti,
farmacisti, artigiani e, «benché nella seconda metà del XVI secolo la colonia
italiana rappresentasse appena i 6% del totale della popolazione, essa
risultava la forza motrice dello sviluppo commerciale e manifatturiero
ginevrino» (Cremonte).
Ben presto gli italiani costituirono una «colonia» (350-400 persone),
conducendo una vita autonoma, in un quartiere «italiano», dove sorse anche una
chiesa protestante italiana. Sembra che non avessero alcun desiderio
d’integrarsi, forse sperando in un prossimo rimpatrio. Per non gravare
sull’assistenza pubblica (e correre il rischio di essere espulsi), chi non
lavorava in proprio trovava facilmente un’occupazione in una delle tante
imprese commerciali e industriali dirette da italiani.
Ci furono tuttavia immigrati facoltosi che, pagando
una tassa, ottennero abbastanza facilmente i diritti di cittadinanza e si
distinsero come liberi professionisti e imprenditori. Per esempio, i Diodati,
i Turrettini e i Calandrini provenienti da Lucca, sono stati
all'origine d'importanti attività economiche, come l'industria serica, che
portarono a un alto livello molto competitivo. Con la seconda generazione,
pienamente integrata e naturalizzata, gli italiani cominciarono ad occupare
anche importanti posti pubblici come insegnanti, teologi, notai, ecc.
All’università, fondata nel 1559 sotto l’influenza di Calvino, insegnarono Giovanni
Diodati (1576-1649), Giulio Pacio (1550-1635)
e altri.
La nutrita presenza italiana, molto
apprezzata, alimentò negli ambienti colti ginevrini un crescente interesse per
l’arte e la cultura italiana. Uno
dei ginevrini più legati all’Italia è stato Jean
Charles Léonard Simonde de Sismondi, spesso citato
come Simondo (o Sismondo) Sismondi (1773-1842), grande economista, storico e critico letterario, autore di un’accurata Storia delle Repubbliche Italiane dei secoli di mezzo in otto volumi.
Nell’Ottocento, prima dell’ondata di immigrati
dall’Italia per motivi di lavoro, erano giunti nella prima metà del secolo
numerosi rifugiati politici. Il più celebre è Pellegrino Rossi
(1777-1848), giurista di formazione, approdato a Ginevra come profugo politico
nel 1815. Ottenuta la cittadinanza nel 1820, entrò nel legislativo cantonale e
fu a più riprese delegato alla Dieta federale, l'assemblea che in quegli anni
riuniva i rappresentanti dei Cantoni confederati.
Immigrazione nell’Ottocento e inizio Novecento
Negli ultimi decenni
dell’Ottocento giunsero invece a Ginevra, come nelle principali città svizzere
in fase espansiva, soprattutto immigrati per motivi di lavoro. All’inizio del
Novecento erano già molti, tanto da scegliere Ginevra come prima sede
dell’Ufficio emigrazione sotto la direzione di Giuseppe De Michelis
(1872-1951), attento alle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati
italiani.
A Ginevra fu fondata
nel 1909 anche la Camera di commercio italiana per la Svizzera, che ebbe
come primo presidente lo stesso Giuseppe De Michelis. Di recente la Camera di
commercio ha organizzato a Ginevra un incontro per imprenditori italiani, segno
che l’imprenditoria italiana è ancora molto viva.
Per venire incontro ai
problemi spirituali (e sociali) dei numerosi immigrati italiani, nel 1900 era
sorta a Ginevra anche una Missione cattolica italiana per
opera dei sacerdoti bonomelliani. L’attuale Missione è gestita dal 1942 dai
missionari scalabriniani.
Immigrazione recente
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Fabiola Gianotti, direttrice gen. del CERN |
Parlando di istituzioni, non si può evitare di
menzionarne un’altra, internazionale, con sede a Ginevra, in cui l’Italia è
sempre stata ben rappresentata, il CERN (Organizzazione europea per la
ricerca nucleare). Tra i promotori della sua istituzione ci furono due grandi
scienziati italiani: Edoardo Amaldi (1908-1989) e Gustavo
Colonnetti (1886-1968). Inoltre, al vertice della prestigiosa istituzione
c’è stato dal 1989 al 1994 il Premio Nobel Carlo Rubbia e anche
attualmente è rappresentato da una italiana, la scienziata Fabiola Gianotti.
Sono inoltre decine i ricercatori italiani che studiano e ricercano al CERN.
Per finire, non credo che sia esagerato
affermare che Ginevra è una delle città svizzere che ha assimilato maggiormente
elementi del carattere italiano a tal punto da renderla ancora oggi una delle
mete più ambite della moderna emigrazione italiana. Gli italiani hanno
contribuito attivamente a questo lungo processo di assimilazione e
trasformazione, evidenziato anche dall’attuale ripartizione confessionale degli
abitanti dell’agglomerazione di Ginevra. Al censimento del 2000 i cattolici
risultavano di gran lunga maggioritari (163.197) rispetto ai riformati
(72.138).
Giovanni Longu
Berna, 7.2.2018
Berna, 7.2.2018