21 luglio 2021

Immigrazione italiana 1970-1990: 48. La formazione professionale garanzia d’integrazione (fine)

Negli articoli precedenti si è parlato della concretizzazione di un progetto d’integrazione degli stranieri adulti, innovativo ed efficace, fondato sulla formazione professionale. A idearlo e realizzarlo compiutamente è stato il CISAP (Centro italo-svizzero addestramento professionale) grazie alla collaborazione intelligente e proattiva di un gruppo di immigrati con le autorità italiane e svizzere, le organizzazioni professionali (sindacati e datori di lavoro) e l’associazionismo. I risultati di quest’impresa, che nel periodo in esame (1970-1990) hanno richiamato l’attenzione di istituzioni nazionali e internazionali, erano dovuti anche all'intesa creativa tra personale (amministrativo, insegnante e istruttore) e allievi.

Il personale docente

Il CISAP è stato una scuola esemplare anche perché ha saputo realizzare una sintesi feconda tra insegnanti e allievi in un contesto oggettivamente difficile. Soprattutto agli inizi, quando era difficile impiegare personale docente esperto e gli allievi presentavano lacune scolastiche vistose, il loro incontro è stato molto produttivo perché ha spinto i primi a modulare l’insegnamento in funzione delle capacità di apprendimento dei secondi e questi a intensificare gli sforzi di comprensione e assimilazione delle conoscenze apprese. Per entrambi, ciò che contava era raggiungere il miglior risultato possibile.

Aldilà dei meriti individuali, il corpo docente del CISAP è stato esemplare, perché ha messo a disposizione della scuola non solo conoscenze e competenze, ma anche entusiasmo e senso sociale. Col suo indispensabile contributo è stato possibile erigere quasi dal nulla un’impresa di grandi proporzioni, ma soprattutto mettere a punto un modello di collaborazione interna e internazionale che ancora potrebbe essere adottato nei Paesi d’immigrazione con caratteristiche simili a quelle della Svizzera dei primi decenni del secondo dopoguerra.

Insegnanti e istruttori, a prescindere dalle qualità personali di ciascuno, avevano in comune la consapevolezza di contribuire a un progetto di notevole impatto sociale: sapevano tutti, insegnanti della teoria e istruttori della pratica, che i loro allievi, grazie alla formazione che ricevevano, potevano elevarsi a un alto livello di autostima, di soddisfazione personale, di espressione delle proprie capacità e qualità nel mondo del lavoro e nella società.

Gli allievi

Gli allievi sono stati i veri protagonisti del CISAP. Le loro esigenze e soprattutto le loro aspirazioni hanno contribuito a rendere la scuola anzitutto un centro di accoglienza in grado di accogliere ogni anno centinaia di allievi, secondo il principio che ciascuno aveva il diritto di provare. Il personale incoraggiava tutti a guardare più al risultato finale che alle difficoltà iniziali e comunque a tentare l’impresa. Questa interazione ha consentito a molte persone di realizzare aspirazioni che difficilmente avrebbero potuto soddisfare in un ambiente diverso.

In effetti, gran parte degli allievi ha saputo superare le inevitabili difficoltà (la fatica dello studio dopo la fatica del lavoro, la rinuncia al tempo libero, ecc.) con una forza di volontà veramente straordinaria, con grande spirito di sacrificio e di perseveranza, ma soprattutto con la speranza che alla fine del lungo e impegnativo percorso il traguardo finale non sarebbe stato solo un diploma cartaceo, ma un attestato di riuscita personale e d’integrazione riuscita.

Non va minimizzato il desiderio di un maggiore guadagno, la possibilità di svolgere lavori più autonomi e responsabili e persino la possibilità di proseguire gli studi (in una scuola tecnica superiore) o anche di svolgere un’attività in proprio, ma la spinta a seguire un corso CISAP e a conseguire un attestato professionale era data soprattutto dalla volontà di affermare le proprie capacità e qualità, dall’orgoglio di poter scegliere, di poter essere di esempio ai propri figli per essere stato/a capace di dare una svolta decisiva alla propria vita.

Chi ha conosciuto da vicino il CISAP, il suo personale e i suoi allievi, anche in tempi lontani, non può fare a meno di chiedersi come tutto ciò sia stato possibile e la risposta potrebbe essere: è stato possibile perché in molti hanno creduto che ogni essere umano ha delle aspirazioni irrinunciabili (personali, famigliari, sociali) e che a ciascuno va data la possibilità di realizzarle. Il CISAP ne ha fornito una prova esemplare che merita di restare nella storia dell’immigrazione italiana in Svizzera. (Fine).

Giovanni Longu
Berna, 21.07.2021