Potrebbe essere anche un’opportunità
per una manifestazione collettiva di ripudio della guerra come mezzo per risolvere
le controversie internazionali e allo stesso tempo di affermazione del
principio del rispetto assoluto dei popoli, delle minoranze linguistiche e culturali,
della solidarietà sociale.
Come stride, alla luce
degli insegnamenti che si possono trarre dalla Resistenza e dalla Liberazione,
accettare che in Europa si combatta una guerra feroce e sacrilega che andava e
poteva essere evitata prima che iniziasse, accettare che la guerra venga addirittura
favorita da Stati che si proclamano democratici e liberali, utilizzando
risorse del Popolo invece di destinarle al raggiungimento degli obiettivi di
cui sopra, accettare che le istituzioni internazionali e nazionali si sentano
come tramortite dal fragore della guerra e incapaci di «armarsi di coraggio» e
pretendere la fine dei combattimenti in nome dell’umanità invece di sacrificarla
in nome di una presunta «sovranità territoriale» e della facile
contrapposizione tra libertà e autocrazia, bene e male.
Come appare
irragionevole fare di tutto per allontanare gli Stati e i Popoli, invece di
operare per favorirne la collaborazione, lo sviluppo congiunto, il rispetto
reciproco! Non c’è del sadismo (e forse un po’ di pazzia) in certi politici che
sembrano auspicare il ritorno alla guerra fredda e la divisione del mondo in
grandi zone d’influenza di superpotenze, incapaci di vedere i rischi che esse
stesse corrono?
Magari si ricordassero ogni giorno, ma in questi termini, la Resistenza e la Liberazione!