La storia politica, economica e religiosa di Bienne,
dall’epoca romana ai nostri giorni, meriterebbe una trattazione più
approfondita che qui non è possibile e pertanto sarà limitata all’essenziale,
in cui tuttavia c’è anche molta italianità, soprattutto negli ultimi
centocinquant’anni. Già ai tempi di Mazzini Bienne era una città molto
sensibile alle idee libertarie italiane. Qui infatti Mazzini aveva trovato
molti sostenitori e amici e qui, dopo aver fondato sul modello della Giovane
Italia (1831) la Giovane
Europa (1834) e la Giovane Svizzera (1835), veniva
stampato il suo giornale La Jeune Suisse (1835-36).
Immigrati italiani a
Bienne
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Centro Congressi, simbolo di Bienne |
Allora a Bienne gli italiani erano pochi, per lo più esuli.
Cominciarono ad affluirvi sempre più numerosi per motivi di lavoro negli ultimi
decenni dell’Ottocento, specialmente come stagionali, per i lavori ferroviari,
l’edilizia e l’industria, che si stava sviluppando nella regione e nel Giura
bernese. Nel 1910 vi risiedevano stabilmente già 627 persone. La grande ondata
immigratoria italiana, ancora soprattutto stagionale, è stata però quella del
secondo dopoguerra, per contribuire alla realizzazione dei grandiosi piani di
sviluppo della città a respiro internazionale, che prevedevano oltre allo
sviluppo dell’economia anche un importante sviluppo urbanistico, artistico e
culturale.
Nel 1950, su una popolazione di 48.342 abitanti, gli
italiani residenti erano già 1091. Negli anni ’50 e ’60 il loro afflusso sembrava
inarrestabile, tanto che nel 1970 risultarono ben 8257 i residenti stabili,
senza contare gli stagionali. Era una comunità grande e ben strutturata con una
fitta rete di associazioni, un asilo, una scuola italiana, una Missione
cattolica, negozi, piccole imprese, bar e ristoranti italiani che fungevano da
centri d’incontro per i connazionali e, talvolta, anche da luoghi di scambi
culturali e di conoscenze tra italiani e svizzeri.
Nel 1960 la popolazione residente era di 59.216
abitanti (75.996 nell’aggregazione), di cui 6325 stranieri. In un decennio la
popolazione di Bienne era aumentata del 22,5%, uno degli incrementi più alti
registrati in Svizzera. Gli italiani erano 4337, di cui 3777 nati in Italia, ma
nell’agglomerazione di Bienne erano ben 5138.
Difficoltà degli anni ’60 e ‘70
Nel 1970 la popolazione residente di Bienne era
ulteriormente cresciuta, raggiungendo 64.333 abitanti (90.385 nell’agglomerazione).
Anche gli italiani erano aumentati a 8257, senza contare gli stagionali.
L’integrazione incontrava molte difficoltà perché era molto diffuso un
sentimento anti-italiano: in certi locali era esplicitamente vietato l’ingresso
agli italiani e molte abitazioni erano loro precluse. Un ostacolo all’intesa
reciproca era rappresentato dall’atteggiamento ritenuto «comunista» di alcuni attivisti
italiani, che portò persino, nel 1963, alla clamorosa espulsione di
parlamentari comunisti italiani e, nel 1970, alla accettazione, sia pure con
un’esigua maggioranza (51,2%) dell’iniziativa Schwarzenbach.
La reazione degli italiani, soprattutto in quel decennio, fu
di chiusura nei confronti degli svizzeri. Preferivano vivere tra loro, nei
propri ritrovi e nelle proprie associazioni. Il pensiero di ritornarsene
«appena possibile» al proprio paese creava in molti italiani un ostacolo
pressoché insormontabile all’integrazione. Per questi connazionali l’associazionismo
italiano tradizionale fu salutare.
Alcune associazioni, tuttavia, sportive, sindacali,
scolastiche e culturali, in primis la Dante Alighieri, hanno dato un
notevole contributo anche all’integrazione di quanti erano intenzionati a
restare in Svizzera e specialmente dei loro figli.
Tra le tante associazioni italiane di Bienne che hanno
contribuito a scrivere la storia dell’immigrazione italiana a Bienne e nel
Giura bernese, alcune ancora attive, non si possono non menzionare la Missione
cattolica, la Società Dante Alighieri, la Colonia libera, le
«Associazioni italiane unite», il CISAP, ecc.
Integrazione riuscita
Dopo la crisi orologiera degli anni ’70 e la successiva
crisi economica, molti italiani rientrarono in patria e a Bienne la comunità
italiana andò via via riducendosi a 5357 connazionali nel 1980, 4826 nel 1990,
3904 nel 2000. Anche i problemi di convivenza andarono via via riducendosi. Oggi
il grado d’integrazione soprattutto degli italiani di seconda e terza
generazione è quasi totale. A Bienne s’incontrano italiani o italo-svizzeri a
tutti i livelli e in tutti i settori d’attività, dalla cultura al commercio, dall’industria
alla finanza, dalla politica alla magistratura.
Nel 1996, l’allora sindaco di Bienne Hans Stöckli
affermò che «la popolazione italiana
è molto attiva nei diversi centri culturali svizzeri, anche se non è riuscita tutta
ad adattarsi. Ma vorrei puntualizzare un aspetto: essa è divenuta un’importante
risorsa culturale di questa città. Ho avuto diverse volte la possibilità di
partecipare alle varie manifestazioni organizzate dai centri italiani e posso
dire con fierezza che questa unione culturale italiana con la città di Bienne è
veramente qualcosa di vitale».
Giovanni LonguBerna, 18.4.2018