27 gennaio 2024

Giorno della memoria e del (possibile) riscatto!

Non è facile, oggi, parlare della Shoah, per cui quasi tutti ne parlano come ricordo di un evento del passato, atroce ma non inspiegabile. Infatti fino alla seconda guerra mondiale il clima generale era avverso agli ebrei non solo in Germania. Il loro dramma era cominciato all'indomani della crocifissione di Cristo a Gerusalemme e non si era mai interrotto, anche nella Chiesa, sebbene la controversia tra cristiani ed ebrei sia stata per secoli soprattutto di carattere teologico, non sociale. Già il papa Gregorio Magno (590-604), per esempio, era favorevole a una buona convivenza con gli ebrei. 

Nel Medioevo, in molti Paesi la loro presenza non era tuttavia gradita. In Europa furono quasi ovunque discriminati, vessati e talvolta cacciati via (dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Spagna, dal Portogallo…). Successivamente molti ebrei poterono tornare negli stessi Paesi, ma furono sottoposti spesso ad autentiche persecuzioni e angherie di ogni sorta. 

In epoca moderna i pochi Paesi disposti ad accoglierli (Stati Uniti in primis) riuscirono ad ospitarne centinaia di migliaia in fuga soprattutto dall'Europa orientale (Russia, Ucraina, Polonia,… ), ma anche in essi gli ebrei non ebbero vita facile.

Nella giornata della Memoria ci si limita spesso a ricordare il martirio degli ebrei sotto il nazismo nei campi di sterminio, ma ci si dimentica spesso dell’antisemitismo diffuso in tutta l’Europa. Ci si dimentica anche di ricordare le cause remote dell’odio razziale, l’ignoranza, la falsità consapevole, il nazionalismo, la mancanza di rispetto nei confronti della persona umana. Si evita, inspiegabilmente, anche di condannare apertamente tutti i comportamenti che suscitano odio tra le persone e tra i popoli, a cominciare dalle guerre (in Ucraina, in Palestina, nel Medio Oriente, in Africa…) e da tutte le forme di discriminazione che creano ricchi e poveri, cittadini di serie A e cittadini di serie B, benestanti e disagiati.

Il Giorno della Memoria dovrebbe essere per tutti l’occasione per una scelta di campo netta tra la Pace e la Guerra, l’Onestà e la Disonestà, il Giusto e l'Ingiusto, il rispetto dell’altro e la discriminazione, il Bene e il Male, ricordandoci che solo l'amore sconfigge l'odio, perché «Dio è amore e chi rimane nell'amore rimane in Dio». Per questo il Giorno della memoria potrebbe essere anche il Giorno del riscatto!



[1] Cfr. Paravicini 123.

24 gennaio 2024

3. Il monachesimo medievale e la nascita dell’Europa

Il monachesimo è una delle principali radici cristiane della formazione dell’Europa. Dopo aver salvato i valori essenziali della Romanità dalla distruzione durante gli sconvolgimenti dei primi secoli dopo Cristo a causa delle invasioni barbariche, esso ha conservato nella variegata realtà che si veniva configurando nel continente anche l’esigenza di un’unità ordinata e di una condotta ispirata ai valori cristiani. Né l’una né l’altra hanno avuto pieno compimento, ma sarebbe un errore fatale rinunciarvi ora a causa della guerra russo-ucraina, ingiustificata e insensata. Il monachesimo orientale e occidentale del primo millennio dovrebbe insegnare che le forze del bene possono prevalere sulle forze del male, che l’unità nella diversità è un valore, che la coesione e la collaborazione possono produrre pace e prosperità per tutti.

Monasteri: centri di spiritualità e di aggregazione sociale

S. Benedetto consegna la Regola: «ora et labora et lege et noli contristari 
in laetitia pacis!
» (prega, lavora e studia e nella gioia della pace non farti 
prendere dalla sfiducia!
)
Dopo la pace costantiniana, il monachesimo fu una forma di vita cristiana molto seguita perché consentiva sia un’esperienza di condivisione di beni materiali e spirituali e sia la sperimentazione dei vantaggi del vivere ordinato in una comunità eterogenea ma stabile e unita da valori condivisi. Soprattutto i grandi monasteri sono stati non solo rifugi sicuri contro i pericoli degli sconvolgimenti del tempo e luoghi di preghiera e di riflessione sulla vita di Gesù Cristo, ma anche centri di aggregazione sociale che garantivano attraverso il lavoro organizzato il sostentamento alle persone che gravitavano attorno ai conventi e un’intensa attività caritativa in favore dei poveri, dei malati, dei perseguitati e dei viandanti.

Non è difficile intravedere soprattutto nei grandi centri monastici, in Oriente come in Occidente, le prime forme di aggregazione sociale, che daranno vita gradualmente a vere e proprie città e più in generale a quel tipo di sviluppo che dopo il Mille assumerà una connotazione tipicamente «europea».

Infatti, al di là dei meriti del monachesimo in ambito ecclesiale, esso ha contribuito a sviluppare in tutta l’Europa (orientale e occidentale) la stabilità della popolazione (perché solo nel convento, spesso trasformato in una vera fortezza, trovava rifugio e sicurezza), l’organizzazione politica (si pensi alla formazione degli Stati slavi e, in Occidente, all'Impero di Carlo Magno e al Sacro Romano Impero), la vita sociale attraverso il lavoro organizzato (sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato, ripresa del commercio), la vita culturale (biblioteche monastiche, trascrizioni e traduzioni di opere, scuole), gli scambi, dapprima tramite la rete dei monasteri e poi col resto del mondo che si stava organizzando.

Monachesimo orientale e occidentale

Diffusosi inizialmente in Oriente, ha influito non poco sulla cristianizzazione dei popoli slavi d’Europa, a cominciare dalla Rus’ di Kiev (il più antico Stato slavo, convertito al cristianesimo dal principe Vladimir nel 988. Allora occupava parte del territorio degli attuali Stati Ucraina, Russia europea, Bielorussia, Moldavia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia). Alcune figure di grande spiritualità del primo millennio sono rimaste famose e venerate anche in Occidente come san Pacomio (292-348), sant’Atanasio (295-373), san Basilio Magno (330-379), san Giovanni Cassiano (360-435), i teologi Giovanni Crisostomo (344-407), Cirillo di Alessandria (380-444), Cirillo (827-869) e Metodio (815-885), (questi ultimi due proclamati compatroni d’Europa nel 1980 da Giovanni Paolo II).

Tra i lasciti più importanti della cristianità orientale (bizantina) medievale si possono annoverare monasteri (per es. quelli del Monte Athos della Cappadocia, in Turchia), basiliche (famose quelle di Sant'Apollinare in Classe e di San Vitale a Ravenna, allora sotto il dominio bizantino, la chiesa dei Santi Apostoli di Solaki di Atene, la cattedrale di Santa Sofia di Kiev, la basilica di Santa Sofia di Istanbul, la basilica di San Marco a Venezia, ecc.), mosaici (splendidi quelli di Ravenna), icone sacre (molte delle quali andarono purtroppo distrutte dalla furia iconoclasta di alcuni imperatori, che con la scusa di impedire rischi di idolatria - l’adorazione delle immagini invece che di Dio - intendevano limitare il potere crescente dei monasteri), tutte espressioni della profonda religiosità e della partecipazione corale alle ricche cerimonie liturgiche dei popoli orientali.

Importanza dei monasteri

In Occidente il monachesimo si è sviluppato poco più tardi che in Oriente, soprattutto con Benedetto da Norcia (480-546), ma ha prodotto anche qui risultati eccellenti. Alcuni monasteri benedettini, in gran parte ristrutturati, sono attivi ancora oggi (per es. quelli di Subiaco, vicino a Roma, Montecassino, Bobbio). In tutto l’Occidente, dall'Irlanda alla Germania, passando per la Francia e la Svizzera, il monachesimo si è diffuso rapidamente. I monasteri si sono moltiplicati, contribuendo non solo alla stabilizzazione delle popolazioni, ma anche al loro sviluppo.

Abbazia di Montecassino, fondata nel 529 da san Benedetto da Norcia. 
La Regola benedettina prescriveva: «ora et labora et lege et noli contristari in laetitia pacis!» (prega, lavora e studia e nella gioia della pace non farti prendere dalla sfiducia!). Una Regola rivoluzionaria perché nell'antichità il lavoro era l’attività degli schiavi, non degli uomini liberi. «Essere libero significava non lavorare, e dunque vivere del lavoro degli altri. La rivoluzione benedettina mette il lavoro al cuore stesso della dignità dell’uomo. L’uguaglianza degli uomini intorno al lavoro diviene, attraverso il lavoro stesso, come un fondamento della libertà dei figli di Dio, della libertà grazie al clima di preghiera in cui si vive il lavoro ... (Giovanni Paolo II). 

La regola benedettina è divenuta nel mondo civile il fondamento stesso delle società perché fonda l’uguaglianza degli uomini e la libertà dei figli di Dio sul lavoro accompagnato dalla preghiera.

Nel primo millennio sono stati alquanto modesti i risultati nel senso dell’unificazione europea, ma è stata indicata chiaramente la direzione con l’Impero di Carlo Magno e del Sacro Romano Impero. Se ne parlerà nel prossimo articolo (Segue).

Giovanni Longu
Berna, 24.1.2024