27 giugno 2018

Riforma e Controriforma in Svizzera: 4. Conseguenze socio-religiose


Sul piano socio-religioso la Riforma rappresentò nel mondo cristiano occidentale non solo una rottura della struttura della Chiesa, ma anche una lacerazione nella vita di molti cristiani e nella società. Ne furono coinvolti persino gli stessi Riformatori, combattuti interiormente dall’attaccamento al Cristo e alla Scrittura e spinti convintamente ad abbandonare la Chiesa di Roma, considerata corrotta, «decaduta», per abbracciare una nuova visione del cristianesimo corroborata dalla Scrittura, ma non priva di ostacoli.

Omogeneizzazione religiosa forzata
Rimozione e distruzione di immagini nella cattedrale di Berna (1528)
L’introduzione della Riforma nei Cantoni cosiddetti protestanti e l’affermazione della Controriforma nei Cantoni rimasti cattolici hanno condotto, soprattutto nelle città, a una progressiva omogeneizzazione religiosa della popolazione. Non si trattò quasi mai di una svolta graduale e tranquilla, frutto di convinzione e libera scelta, ma di un’imposizione autoritaria che non ammetteva deroghe.
I Cantoni, divenuti con la Pace di Kappel (1531) responsabili della confessione religiosa, imposero talvolta anche con la forza l’adeguamento dell’intera popolazione alla confessione scelta dai Consigli cantonali. Gli oppositori venivano spesso incarcerati e privati dei diritti politici o espulsi. In alcuni casi si giunse persino a infliggere la pena di morte, specialmente nei confronti degli anabattisti. Tra il 1528 e il 1571 solo a Berna ne furono giustiziati non meno di 40. In generale, agli «stranieri», compresi i cittadini di altri Cantoni, veniva concesso o negato il permesso di domicilio (Niederlassung) anche in funzione dell’appartenenza religiosa.
Fu così che, in pochi decenni, pressoché tutti i Cantoni svizzeri divennero (quasi) interamente protestanti o (quasi) interamente cattolici (cfr. grafico sulla situazione confessionale nel 1850, quando era già stata introdotta la libertà di culto!). Solo in qualche Cantone le due confessioni poterono convivere, ma in territori separati. Nel Cantone di Appenzello, per esempio, dove la popolazione era fortemente divisa tra le due confessioni, l’autorità decise di lasciare alle singole parrocchie la scelta della propria fede. Nel Cantone cattolico di Friburgo, la cittadina di Murten (Morat), che aveva aderito alla Riforma, poté continuare a rimanere protestante. 

Controllo sociale dello Stato
Le conseguenze immediate della scelta confessionale dei Cantoni non furono solo, nei Cantoni cattolici, la proibizione della Riforma e l’inquisizione contro gli «eretici» o, nei Cantoni protestanti, il divieto del culto cattolico, la distruzione di altari, statue e immagini, ma anche un rigido controllo dello Stato sulla vita privata dei cittadini. La Riforma in particolare condizionò la vita sociale dei protestanti. Quasi ovunque, a Ginevra come a La Neuveville (vicino a Bienne), diverse ordinanze contenevano non solo norme sulla vita religiosa e morale, ma anche prescrizioni sull’abbigliamento, il matrimonio, la frequentazione dei culti e prevedevano multe e addirittura la prigione per chi vi contravveniva.
A Ginevra, per esempio, «in ogni quartiere della città uomini di carattere fermo ed incorruttibile, appositamente nominati, dovevano vigilare sul comportamento dei loro concittadini. Quando constatavano in qualcuno grosse manchevolezze o vizi, essi dovevano parlarne con un parroco affinché questi ammonisse il colpevole, esortandolo fraternamente a correggersi» (Lortz-Iserloh). E chi non intendeva correggersi? Costui era come se rinnegasse la Sacra Scrittura come regola della fede e della pratica religiosa. In tal caso doveva perdere il suo diritto di cittadinanza ed andare a vivere altrove, ossia in esilio.
Percentuali di cattolici e protestanti nei Cantoni nel 1850
A salvaguardare la moralità delle persone e a denunciare all’autorità civile i comportamenti scorretti erano soprattutto i pastori e i parroci, ossia le istituzioni che partecipavano all’organizzazione dei principali eventi pubblici, gestivano i registri dello stato civile, celebravano i matrimoni, organizzavano le prime comunioni e le cresime, ecc. Le chiese, però, si occupavano anche dell’assistenza ai poveri, ai malati, agli orfani e dell’istruzione dei bambini e dei giovani.
Col tempo i rigidi divieti e obblighi si attenuarono, ma, come già ricordato (cfr. articolo precedente), tenderanno a scomparire solo dopo l’approvazione della Costituzione federale del 1848, quando fu introdotta la libertà di culto (anche se, inizialmente, non per gli ebrei). Resisterà invece molto più a lungo una certa intolleranza religiosa. (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 27.06.2018