31 gennaio 2024

4. Carlo Magno, Imperatore cristiano

Carlo Magno (742-814) è considerato da alcuni storici il «padre dell'Europa» per il suo tentativo di riunire sotto la stessa direzione le popolazioni che dopo le invasioni barbariche si erano stabilizzate e costituite in Stati. Altri lo negano perché all'epoca mancava ancora una nozione di «Europa» nel senso che acquisterà nei secoli successivi. Il re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero aveva forse in mente una sorta di ricostruzione dell’Impero Romano d’Occidente, ma non la creazione di un’entità nuova perché gli mancava una coscienza «europea». Eppure gli va riconosciuto il merito di aver tentato per la prima volta l’unificazione di una parte dei popoli romano-barbarici, che tra le poche caratteristiche che avevano in comune, una era l’appartenenza alla fede cristiana.

Carlo Magno, tra papato e impero

Carlo Magno (742-814) (Electo Magazine)

Si è detto (cfr. articoli precedenti) che è stato il Cristianesimo a prendersi cura delle popolazioni indigene al tempo delle invasioni e di salvare i valori della romanità. Bisogna aggiungere che il Papato, finite le persecuzioni e acquistato enorme potere religioso (attraverso i Concili, ordini religiosi e vescovi sottomessi) e politico (attraverso ricche donazioni, diocesi importanti e grandi monasteri), ha probabilmente ritenuto di poter far rivivere il defunto Impero Romano in una forma diversa e più ampia e duratura di quella politica immaginata da
Carlo Magno
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L’aspirazione di alcuni papi era di finalizzare l’evangelizzazione dei popoli non cristiani alla realizzazione di una «Chiesa universale», libera e non limitata agli abitanti di alcune regioni. Per realizzarla, il primo passo, riuscito, consistette nel sottrarsi ai condizionamenti religiosi della Chiesa d’Oriente. Soprattutto grazie all’attività riformatrice di papa Gregorio Magno (540 ca.-604), in Occidente fu possibile, per esempio, adottare il latino al posto del greco come lingua della liturgia, semplificare il cerimoniale, accrescere la preparazione dei vescovi e dei sacerdoti, sviluppare il monachesimo e non da ultimo rafforzare l’autorità del Papa come «capo di tutte le Chiese d’Europa».

Il secondo passo avrebbe dovuto portare la Chiesa di Roma all'indipendenza dall'influenza politica di Costantinopoli, «la seconda Roma», ma le riuscì solo in parte, perché dovette creare un contropotere, da cui però finì anche per dipendere. Molto abilmente il papa Leone III (750-816) aveva sostenuto Carlo Magno, capo dei Franchi, dapprima nella lotta contro i Longobardi, gli arabi della penisola iberica, alcune tribù germaniche sassoni, i Bavari, gli Avari e altri popoli romano-barbarici e poi, a Roma nella notte di Natale dell’800, incoronandolo Imperatore del Sacro Romano Impero, chiaramente in funzione anti imperatore d’Oriente.

Primato contestato – scontro rinviato

Il compenso materiale per la Chiesa fu lauto perché Carlo Magno concesse alla Chiesa il possesso dell’Emilia, della Toscana, di Roma e dei territori bizantini in Italia, iniziando di fatto quello che in seguito diventerà lo Stato Pontificio. Ma anche l’imperatore non si accontentò del titolo e della corona, e si fece riconoscere come il suo omologo orientale protettore della Chiesa, difensore della fede e garante dell’ortodossia. Un riconoscimento non indifferente per un cristiano che non sapeva scrivere e leggeva a stento, ma utile anche al Papa che poteva servirsene non solo contro le pretese egemoniche di Costantinopoli ma anche contro i nemici interni alla Chiesa (soprattutto vescovi ribelli e monasteri troppo potenti).

Roma, «Donazione di Costantino» al papa Silvestro I (affresco del 1246) 
I rapporti tra Papato e Impero non erano tuttavia ben chiari, perché anche il Papa, che si considerava erede diretto dell’apostolo Pietro e capo della «Chiesa universale» era in qualche modo antagonista dell’Imperatore. Questi, d’altra parte, difficilmente avrebbe rinunciato al controllo sui vescovi e sui conventi, dove pulsava la vita, rinasceva l’agricoltura, si sviluppava l’artigianato e ricominciava il commercio. Non si giunse tuttavia a uno scontro sul primato delle due autorità perché in quel momento i protagonisti, Carlo Magno e Leone III, avevano bisogno l’uno dell’altro.

Lo scontro per il primato fu però solo rinviato, anche perché l’impero di Carlo Magno, che si estendeva ormai dai Pirenei al Danubio e dal Mare del Nord al Lazio, vasto ma fragile non avendo il controllo dei mari (e quindi dei commerci) e internamente male organizzato e poco coeso, avrebbe potuto offuscare l’ambizione del Papato al vertice della Chiesa universale solo se le ambizioni espansionistiche e centralistiche dell’imperatore fossero state proseguite.

Poiché tale condizione non si verificò, alla morte di Carlo Magno si venne a creare una situazione ideale per far emergere la superiorità della Chiesa di Roma e quindi del Papa sull'Impero e l’equivalenza fortemente voluta dalla Chiesa di allora: Europa = Cristianità.