Carlo Magno (742-814) è considerato da alcuni storici il «padre dell'Europa» per il suo tentativo di riunire sotto la stessa direzione le popolazioni che dopo le invasioni barbariche si erano stabilizzate e costituite in Stati. Altri lo negano perché all'epoca mancava ancora una nozione di «Europa» nel senso che acquisterà nei secoli successivi. Il re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero aveva forse in mente una sorta di ricostruzione dell’Impero Romano d’Occidente, ma non la creazione di un’entità nuova perché gli mancava una coscienza «europea». Eppure gli va riconosciuto il merito di aver tentato per la prima volta l’unificazione di una parte dei popoli romano-barbarici, che tra le poche caratteristiche che avevano in comune, una era l’appartenenza alla fede cristiana.
Carlo
Magno, tra papato e impero
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Carlo Magno (742-814) (Electo Magazine) |
Si è detto (cfr. articoli precedenti) che è stato il Cristianesimo a prendersi cura delle popolazioni indigene al tempo delle invasioni e di salvare i valori della romanità. Bisogna aggiungere che il Papato, finite le persecuzioni e acquistato enorme potere religioso (attraverso i Concili, ordini religiosi e vescovi sottomessi) e politico (attraverso ricche donazioni, diocesi importanti e grandi monasteri), ha probabilmente ritenuto di poter far rivivere il defunto Impero Romano in una forma diversa e più ampia e duratura di quella politica immaginata da Carlo Magno.
L’aspirazione di alcuni papi era di finalizzare l’evangelizzazione dei
popoli non cristiani alla realizzazione di una «Chiesa universale», libera e
non limitata agli abitanti di alcune regioni. Per realizzarla, il primo passo,
riuscito, consistette nel sottrarsi ai condizionamenti religiosi della Chiesa
d’Oriente. Soprattutto grazie all’attività riformatrice di papa Gregorio
Magno
(540 ca.-604), in Occidente fu possibile, per esempio, adottare il latino al
posto del greco come lingua della liturgia, semplificare il cerimoniale,
accrescere la preparazione dei vescovi e dei sacerdoti, sviluppare il
monachesimo e non da ultimo rafforzare l’autorità del Papa come «capo di tutte
le Chiese d’Europa».
Il secondo passo avrebbe dovuto portare la Chiesa di Roma all'indipendenza
dall'influenza politica di Costantinopoli, «la seconda Roma», ma le riuscì solo
in parte, perché dovette creare un contropotere, da cui però finì anche per
dipendere. Molto abilmente il papa Leone III (750-816) aveva sostenuto Carlo
Magno, capo dei Franchi, dapprima nella lotta contro i Longobardi, gli arabi
della penisola iberica, alcune tribù germaniche sassoni, i Bavari, gli Avari e
altri popoli romano-barbarici e poi, a Roma nella notte di Natale dell’800, incoronandolo
Imperatore del Sacro Romano Impero, chiaramente in funzione anti imperatore
d’Oriente.
Primato
contestato – scontro rinviato
Il compenso materiale per la Chiesa fu lauto perché Carlo Magno concesse
alla Chiesa il possesso dell’Emilia, della Toscana, di Roma e dei territori
bizantini in Italia, iniziando di fatto quello che in seguito diventerà lo
Stato Pontificio. Ma anche l’imperatore non si accontentò del titolo e della
corona, e si fece riconoscere come il suo omologo orientale protettore della
Chiesa, difensore della fede e garante dell’ortodossia. Un riconoscimento non
indifferente per un cristiano che non sapeva scrivere e leggeva a stento, ma
utile anche al Papa che poteva servirsene non solo contro le pretese egemoniche
di Costantinopoli ma anche contro i nemici interni alla Chiesa (soprattutto
vescovi ribelli e monasteri troppo potenti).
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Roma, «Donazione di Costantino» al papa Silvestro I (affresco del 1246) |
Lo scontro per il primato fu però solo rinviato, anche perché l’impero di
Carlo Magno, che si estendeva ormai dai Pirenei al Danubio e dal
Mare del Nord al Lazio, vasto ma fragile non avendo il controllo dei mari (e
quindi dei commerci) e internamente male organizzato e poco coeso, avrebbe
potuto offuscare l’ambizione del Papato al vertice della Chiesa universale solo
se le ambizioni espansionistiche e centralistiche dell’imperatore fossero state
proseguite.
Poiché tale condizione non si verificò, alla morte di Carlo
Magno si venne a creare una situazione ideale per far emergere la superiorità
della Chiesa di Roma e quindi del Papa sull'Impero e l’equivalenza fortemente
voluta dalla Chiesa di allora: Europa = Cristianità.
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